Attacchi ai pozzi in Arabia, Descalzi a Sky Tg24: "Nessun rischio energetico per l’Italia"

Economia
Foto: Laresse

L’amministratore delegato Eni ha parlato delle possibili ripercussioni in seguito ai bombardamenti alle raffinerie saudite: "Preoccupati perché può accadere di nuovo, rischi di tensione geopolitica per Paesi vicini a noi". Poi su ambiente ed energia: "Problema globale"

"Dal punto di vista della sicurezza energetica, al momento non ci sono rischi per l’Italia". Queste le parole rilasciate a Sky Tg24 da Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni. Il riferimento è agli attacchi subiti dalle raffinerie della Saudi Aramco, la compagnia nazionale saudita di idrocarburi. "Ci sono rischi di tensione geopolitica in Paesi che sono vicini all’Italia, perché parliamo di Medioriente e parliamo di Nord Africa. L’episodio - aggiunge Descalzi - è gravissimo anche perché non è mai successo che venissero bombardate in questo modo le facilities e gli hub produttivi più importanti al mondo. Questo ha creato una mancanza di petrolio, anche se ci sono le scorte può creare dei precedenti e quindi c’è la preoccupazione che possa accadere di nuovo" (ATTACCHI AI POZZI ARABI: AUMENTA IL PREZZO DEL PETROLIO).

"Preoccupazione per le nostre persone"

Soffermandosi sulla situazione relativa a Eni, l’Ad precisa: "Per quello che riguarda Eni, che è in settanta Paesi, la prima preoccupazione è per le nostre persone. Noi ovviamente siamo in uno stato, non dico di allerta, ma di grande controllo delle nostre attività in giro per il mondo".

"Problema energetico va affrontato globalmente"

In tema di energia e dei possibili rimedi per la salvaguarda dell’ambiente, Descalzi dice che "il problema energetico è serio ma non può essere fatto solo di slogan, deve essere approfondito. Nel 2015 centonovantasei Stati hanno firmato un accordo, tutti molto contenti e molto sicuri di affrontare questo problema globale insieme, ma poi è stato parcellizzato ed è stato lasciato ad ogni Stato. L’anno scorso - prosegue Descalzi - dopo tre anni, abbiamo avuto l’aumento dell’1,8% della CO2. È un problema globale e non può essere risolto localmente".

"L’Europa sta facendo sforzi ma non basta"

Descalzi parla poi del Vecchio Continente, sottolineando come "l’Europa ha fatto e sta facendo molti sforzi, ma rappresenta poco in termini di produzione di CO2: l’8% o 9%. Le grosse entità che producono e inquinano non hanno fatto ancora molto, anzi è aumentata la CO2. È giusto che ci siano dei movimenti importanti dei giovani che spingano tutti a stare sul problema, ma è anche giusto affrontarlo in modo serio dal punto di vista istituzionale, ma in modo globale". Poi conclude: "Se l’Europa mette delle tasse e poi si verifica quella che viene detta la 'carbon leakage', cioè le industrie vengono fatte laddove non ci sono tasse, il problema non lo risolviamo".

Economia: I più letti