Bruxelles prevede un +0,7% per il 2020. Il nostro Paese è fanalino di coda per investimenti, crescita e occupazione. Il commissario Ue: su Patto di stabilità valutazione a giugno. Tria: non si è tenuto conto dei dati positivi del primo trimestre. Conte: stime ingenerose
La Commissione Ue taglia ancora le stime di crescita dell'Italia: nel 2018 il Pil cresce dello 0,9%, nel 2019 dello 0,1%, e nel 2020 dello 0,7%. Nelle previsioni di febbraio le cifre erano rispettivamente +1%, +0,2% e +0,8%. Il nostro Paese è ultimo in Ue per crescita, investimenti e occupazione, confermandosi fanalino di coda seguito dalla Germania (Pil +0,5%). "La debolezza", frutto della "contrazione" dello scorso semestre, "lascerà il passo a una tenue ripresa", scrive Bruxelles. I consumi dovrebbero essere aiutati dal reddito di cittadinanza, aggiunge la Commissione, ma il "mercato del lavoro che si deteriora" danneggerà la spesa dei consumatori che tenderanno a risparmiare. La crescita italiana è quindi "molto contenuta", ha detto il commissario Ue Pierre Moscovici, sottolineando che ha "incidenza su conti". "Nelle previsioni della Commissione Ue non si è tenuto conto, perché sono state chiuse prima, dei dati del primo trimestre del Pil italiano che non erano negativi", commenta il ministro dell'Economia Giovanni Tria. Parla invece di stime "ingenerose" il premier Giuseppe Conte, perché lo 0,1% significherebbe che gli ultimi provvedimenti presi non "avrebbero nessuna prospettiva di crescita" e "non valutare che le nostre misure avranno qualche impatto è un atteggiamento pregiudizialmente negativo da parte della Commissione".
Tria: previsioni corrispondono a quelle fatte nel nostro Def
Le previsioni sul Pil dell'Ue, ha aggiunto Tria, "corrispondono alle previsioni già fatte nel nostro Def, quindi ce l'aspettavamo, mi pare che saranno confermate. Sembra ci sia leggermente meno ottimismo per l'anno prossimo ma dal punto di vista delle previsioni, con gli errori di stima, è quasi identico".
Moscovici: valutazione a giugno sul rispetto del Patto di stabilità
Moscovici, commentando le previsooni, non ha voluto però parlare "del rispetto" da parte dell'Italia del Patto di stabilità. "Bisognerà tornarci su - ha aggiunto - ma la Commissione valuterà la conformità col Patto nel pacchetto di primavera pubblicato a giugno, e terremo conto anche dei risultati 2018 così come il programma di riforme presentato il mese scorso". Bruxelles ha "avviato colloqui con il governo, e in particolare con il ministro dell'Economia, perché è importante, prima di avere una valutazione, avere una visione comune".
L’Italia è l’unico Paese dell’Ue con l’occupazione in negativo
L’Italia, secondo le stime, è anche l'unico Paese Ue dove gli investimenti sono negativi: -0,3% sull'anno precedente. E anche se risaliranno nel 2020, resta comunque ultima con un aumento dello 0,9%. su una media della zona euro che è del 2,3%. Anche l'occupazione è negativa nel 2019 (-0,1%), unico segno meno in Ue. "È improbabile che il mercato del lavoro sfuggirà all'impatto dell'economia stagnante, come indicano le sommesse aspettative di impiego delle imprese - scrive la Commissione - Ci si aspetta che la crescita dell'occupazione si arresterà nel 2019", mentre la disoccupazione sale all'11% "visto che è probabile che il reddito di cittadinanza indurrà più persone ad iscriversi nelle liste di disoccupazione e quindi ad essere contate come forza lavoro".
Frena anche la crescita dell’eurozona
Bruxelles fa sapere che frena ancora anche la crescita dell'eurozona, su cui "continuano a pesare le incertezze globali" con il "recente rallentamento della crescita e del commercio" mondiale. Le previsioni economiche di primavera rivedono al ribasso il Pil dell'eurozona, all'1,2% per il 2019 dall'1,3% delle stime di febbraio e all'1,5% per l'Ue dal precedente 1,6%. In questo contesto la crescita "farà interamente affidamento sulla domanda interna". Ora, "il numero di europei occupati è più alto che mai e l'occupazione continuerà, anche se a un ritmo più lento" e questo, "insieme ai salari in aumento, bassa inflazione, condizioni finanziarie favorevoli e misure fiscali di sostegno in alcuni stati membri, è previsto sostenere la domanda interna" per il 2019, con un Pil all'1,2% per l'eurozona e all'1,4% per l'Ue nel suo complesso. Per il 2020, invece, scrive la Commissione, "si prevede che i fattori avversi interni verranno meno e l'attività economica esterna all'Ue ripartirà, sostenuta da condizioni finanziarie globali allentate e politiche di stimolo in alcune economie emergenti", portando il Pil dell'eurozona a rafforzarsi leggermente all'1,5% e quello dell'Ue all'1,6%.
Il crollo del Pil tedesco
Male anche la Germania, il cui crollo del Pil, che nel 2019 con lo 0,5% sarà il secondo più basso dell'Ue dopo lo 0,1% dell'Italia, porterà a una significativa riduzione del criticato avanzo strutturale dei conti pubblici della Germania, che sarà tagliato dall'1,7% del 2018 all'1% nel 2019 e allo 0,8% nel 2020. Il brusco arresto del Pil tedesco, spiega Bruxelles, è dovuto al "forte impatto" della crisi del settore auto nazionale, ora "a un punto morto" dopo lo scandalo del Dieselgate, e alla 'guerra dei dazi' a livello di commercio globale, dove il "protezionismo crescente" ha colpito "in modo disproporzionato" l'economia tedesca basata sull'export, con la sua "apertura e struttura industriale". Solo grazie al "ruolo importante giocato dalla domanda interna" nello stabilizzare la crescita nel 2018, insieme all'aumento del potere d'acquisto delle famiglie, dei consumi e degli investimenti, la Germania ha potuto "evitare una recessione tecnica".