Addio ai libretti al portatore

Economia

Mariangela Pira

Finanza & Dintorni

Occhio alla scadenza. Entro il 31 dicembre occorre convertire i libretti al portatore (se li avete), pena una sanzione. Tutti i dettagli nel mio blog. 

Eccolo il libretto al portatore (nella foto uno dei primi!). Esiste dal 1876, quattordici anni dopo la nascita delle Poste (che in realtà in origine si chiamavano Poste di Sardegna, da Regno di Sardegna). A fine anno gli si dovrà dire addio. 

Facciamo un passo indietro. I libretti di risparmio si dividono in libretti nominativi e al portatore. I primi, quelli nominativi, per intenderci solo il soggetto cui corrisponde il libretto può ritirare i soldi. Quelli di cui parliamo oggi, al portatore, non erano in origine collegati ad alcun soggetto quindi chiunque li esibisse poteva ritirare i soldi: i portatori, appunto.  In origine perché da una decina d'anni di fatto anche il libretto al portatore dava più garanzie e poteva essere utilizzato solo dal titolare. In ogni caso questo strumento andrà in soffitta per agevolare la lotta all'evasione fiscale e porsi contro eventuali commerci illeciti. 

I titolati del libretto (se avete genitori o parenti anziani, ricordateglielo!) dovranno prestare attenzione a questa scadenza: dopo il 31 dicembre infatti, le banche e le Poste dovranno sì restituire quanto dovuto ma applicando una sanzione tra i 250 e i 500 euro. 

Per evitare questa multa i risparmiatori potranno:  incassare il denaro o trasferire l'importo su un conto corrente o su un altro libretto di risparmio. 

Non ci sono numeri ufficiali ma a differenza dei conti dormienti, quelli per intenderci non movimentati per dieci anni e il cui importo assicura ogni anno un gettito di circa 100 milioni, l'importo di cui parliamo stavolta è più mode disto. La gran parte di questi libretti è raccolta dalle Poste. Spulciando il bilancio di Cassa Depositi e Prestiti (che gestisce i fondi della raccolta delle Poste) l'importo l'anno scorso era pari a 33 milioni di euro. 

 

 

 

 

 

 

 

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