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Manovra, il governo ha risposto alla lettera della Ue: ecco cosa rischia l'Italia

Economia

Il ministro Tria ha inviato, entro la mezzanotte del 13 novembre, la replica italiana alla missiva con la quale Bruxelles il 23 ottobre ha pronunciato la bocciatura del documento programmatico

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L'Italia ha risposto all'Europa sulla manovra, dopo la bocciatura mossa da Bruxelles. Il 13 novembre l'esecutivo ha inviato la sua replica: l'impianto della legge di Bilancio è rimasto invariato e ora si aspettano le valutazioni dell'Ue per capire se si rischia di aprire una fase molto complicata per i rapporti con la Commissione Europea (LA LETTERA UE - LA RISPOSTA DI TRIA - BRUXELLES: DEVIAZIONE SENZA PRECEDENTI).

21 novembre, 3 e 4 dicembre

La prima tappa è fissata per il 21 novembre quando i commissari dovranno esprimere i giudizi sui diversi bilanci nazionali. Se il governo non avrà ottemperato alle richieste di modifica, il parere stabilirà che vi è una "deviazione significativa" dagli obiettivi di medio termine. Altro appuntamento importante è atteso per il 3 e 4 dicembre quando si riuniranno i ministri europei delle Finanze che dovranno pronunciarsi appunto su tali opinioni.

In caso di cartellino rosso

Cosa succederebbe al nostro Paese se ricevesse il cartellino rosso dall'Europa? Innanzitutto la Commissione dovrebbe stilare un nuovo rapporto sull'evoluzione del debito, e quindi inviare una raccomandazione al Consiglio europeo per chiedere l'apertura della procedura per debito eccessivo. Roma si troverebbe di fronte a un ulteriore 'invito', questa volta da parte del Consiglio, per cambiare la manovra o ad esempio varare delle misure correttive. Per farlo, avrebbe sei mesi di tempo (le regole prevedono anche tre mesi in casi gravi).

L'avvio della procedura

A quel punto, l'Italia rischia l'apertura di una procedura in relazione al mancato rispetto della regola di riduzione del debito nel 2017: in assenza di correzioni, la procedura scatterebbe per squilibri macro-economici, considerata la mole del debito (oltre il 130% del Pil) e non per deficit eccessivo in quanto il governo prevede comunque di restare sotto la soglia del 3%, cioè al 2,4%.
Cosa significa in termini pratici l'avvio della procedura: dipenderà dal Consiglio scegliere se applicare o no all'Italia sanzioni economiche a meno che, all'interno del Consiglio stesso, non si crei una maggioranza qualificata di paesi membri contrari. In caso contrario, il nostro Paese potrebbe essere toccato da diversi tipi di sanzioni: le ammende sarebbero di tipo pecuniario sotto forma di un deposito fruttifero pari allo 0,2% del Pil (circa 800 milioni di euro) cui va ad aggiungersi una componente variabile determinata in base all'ammontare del deficit eccessivo, fino a un massimo dello 0,5% del Pil. Verrebbero inoltre congelati tutti i finanziamenti per i progetti garantiti dai fondi Ue. Quindi dall'Europa potrebbe arrivare l'obbligo di fornire informazioni supplementari prima dell'emissione di titoli di Stato nonché l'invito alla Bei e alla Bce a stringere i cordoni della borsa e quindi a non concederci più prestiti.
In extrema ratio, potremmo trovarci obbligati a costituire un deposito infruttifero fino al rientro del disavanzo.