Cina, come funziona la Belt and Road Initiative

Economia

Mariangela Pira

BRI

Finanza & Dintorni

Della Belt and Road Initiative si parla da tanto tempo. Da alcuni viene definita anche Nuova Via della Seta, che richiama viaggiatori e mete d'un tempo. Ma che cos'è e a chi conviene? Oggi nel mio blog provo a spiegarla a tutti. 

La verità è che nonostante sia stata celebrata più volte, successi concreti della Belt and Road Initiative ce ne sono stati pochi. Definita anche Nuova Via della Seta perché la definizione richiama paesi affascinanti e lontani. Si tratta di un progetto che via mare e via terra, dal sud-est asiatico all'Africa, unisce 71 paesi che contano per oltre la metà della popolazione e un quarto del prodotto interno lordo globale. E' un progetto sponsorizzato dal governo cinese. La domanda che mi faccio è la seguente: porterà benefici a tutti o dovrebbe essere guardato con preoccupazione? Provo a rispondere con cinque punti.

Cos'è Belt and Road Initiative.

E' stata chiamata in molti modi: un piano Marshall multimiliardario in salsa cinese, una campagna di Pechino per dominare il resto del mondo, uno stimolo per un'economia, quella cinese, in rallentamento. Vi faccio notare che in questi anni a qualsiasi evento viene affibbiata la targa Belt and Road, dalla costruzione di un satellite a un parco a tema in Indonesia, a un evento jazz a Chongqing.

Quanto denaro è stato speso.

Costerà oltre mille miliardi di dollari. Gli analisti che seguono i progetti completati parlano ad ora di una cifra compresa tra i 100 e i 340 miliardi di dollari.

Chi paga e quanto costa ai partner della Cina.

Vi faccio un esempio pratico. Lo Sri Lanka non ha i soldi per poter investire in progetti infrastrutturali. Per questo, ha affittato il suo porto ad una società cinese per 99 anni! Inoltre, l'anno scorso oltre 50 progetti sono stati cancellati perché la Cina, in alcuni paesi, ha trovato molte barriere. Alcuni governi guardano con cautela alla Cina e c'è molta resistenza quando si parla di investimenti in larga scala. I critici poi, ritengono Pechino possa usare un nuovo tipo di diplomazia, definita malignamente 'trappola del debito'. Esempio pratico: il governo cinese ha eliminato un ingente parte del debito che il Tajikistan aveva nei confronti di Pechino, in cambio di una parte di territorio conteso pari a 1.158 km quadrati. Ha usato quindi la propria influenza strappando all'avversario concessioni strategiche.

Perché Belt and Road preoccupa.

Mi lego a quanto ho scritto sopra. Ci si chiede se Belt and Road Initiative, dalla Malesia al Pakistan e allo Zimbabwe, sia uno strumento di imperialismo economico che permette alla Cina di avere un maggior controllo nei confronti di paesi piccoli e poveri. Sono in molti a pensare che Pechino stia esercitando una sorta di soft power, che le permette di avere una maggiore influenza sui governi stranieri. L'iniziativa, nata per finanziare progetti infrastrutturali importanti come autostrade, porti, ferrovie e power plants, oggi riguarda anche il commercio, la cooperazione politica e gli scambi culturali. Alcuni poi, temono che ad una maggiore presenza commerciale corrisponda nel tempo una crescente presenza militare (ed effettivamente la Cina ha stabilito la sua prima base militare a Djibouti, partner dell'iniziativa). Altri invece temono che la Cina non esporterà solo beni e infrastrutture ma anche il suo modello politico. Il 13 luglio, alcune associazioni di diritti umani si sono riunite a Berlino per ricordare il dissidente cinese Liu Xiaobo, deceduto nel 2017 dopo aver trascorso 11 anni in prigione: nel corso dell'evento è stato più volte ribadito di come i diritti umani siano stati messi all'angolo dalla Nuova Via della Seta).

Cosa ci aspetta.

La Cina sta pensando di far nascere tribunali internazionali a Shenzhen e Xi'an, per risolvere eventuali dispute commerciali create dalla Belt and Road Initiative. Anche in questo caso, un veicolo per poter scrivere nuove regole, creando istituzioni che riflettano gli interessi cinesi. Questi tribunali - Pechino dice - inviteranno esperti legali e specialisti stranieri di modo da permettere a tutti di partecipare. Immaginerete la preoccupazione: che il tribunale risponda al partito comunista e che di fatto si favoriscano le aziende cinesi sulle straniere.

L'unica valutazione che mi permetto di fare è che l'iniziativa potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio: i cinesi finanziano progetti importanti per farsi nuovi amici, e in questi amici nasce il sospetto lo facciano solo per ottenere qualcosa in cambio.

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