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Flat tax, cos'è e come funziona

Economia
Foto: Ansa

Significa "tassa piatta": è un tributo basato su un sistema fiscale non progressivo, calcolato come "aliquota fissa" che si applica alla base imponibile per calcolare il tributo. Il governo Lega-M5s ha proposto l'introduzione di due aliquote fisse: al 15% e al 20%

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Flat tax in italiano significa "tassa piatta". Si tratta di un tributo basato su un sistema fiscale non progressivo, calcolato come "aliquota fissa" ovvero come un tasso non variabile (espresso in percentuale) che si applica alla base imponibile per calcolare il tributo. Solitamente si riferisce alle imposte sul reddito familiare, e talvolta sui profitti delle imprese. Questo tipo di tassazione fu ideato per la prima volta nel 1956 dall'economista statunitense Milton Friedman (VOTO DI FIDUCIA: GLI AGGIORNAMENTI).

Il dibattito politico

La flat tax ad oggi è in vigore in Russia ed è particolarmente diffusa in alcune Repubbliche ex sovietiche. In Italia la sua introduzione venne sostenuta e promossa da Silvio Berlusconi nel 1994, quando propose un'aliquota del 33% (con una no-tax area per i più poveri) al posto dell'Irpef progressiva. La flat tax è poi tornata come tema politico periodicamente, fino a essere ribadita nell'ultima campagna elettorale come punto programmatico della politica finanziaria del centrodestra. Proposta che, dopo il voto del 4 marzo, è entrata nel programma di governo di Lega e Movimento 5 Stelle: la flat tax (o dual tax come è stata soprannominata) prevede l'introduzione di due aliquote fisse al 15% (per i redditi fino a 80mila euro) e al 20% (per quelli superiori) per persone fisiche, partite Iva, imprese e famiglie.

Cosa cambia

Oggi invece ci sono cinque aliquote e altrettanti scaglioni Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche, l’imposta progressiva che assorbe una quota percentuale di reddito in proporzione al reddito stesso). Il primo scaglione comprende i contribuenti con un reddito compreso tra 0 e 15 mila euro l'anno. In questo caso l'aliquota Irpef è del 23%, che corrisponde - nel caso di massimo reddito per questa fascia, 15.000 euro - a una tassazione di 3.450 euro. Nella prima fascia sono ricompresi tutti i lavoratori che percepiscono un reddito non superiore a 1.250 euro mensili.

Il secondo scaglione Irpef è quello che comprende i redditi tra da 15.001 euro a 28 mila euro. L'aliquota riservata a questa fascia è del 27%, con una tassazione – nel caso di reddito più alto - di 6.960 euro. Sono rappresentati da tale categoria le persone con reddito mensile non superiore a 2.335 euro. A partire dal secondo scaglione (quindi in caso di reddito maggiore rispetto a quello con aliquota base), si applica l'aliquota successiva solo per la parte eccedente di reddito.

Il terzo scaglione di reddito è compreso tra 28.001 euro e 55.000 euro, per contribuenti con un reddito massimo di 4.583 euro al mese. L'aliquota Irpef è fissata al 38% sulla soglia eccedente la seconda, ossia si applica il 38% solo per la quota di reddito che supera i 28mila euro, ai quali si applica l'aliquota precedente del 27%. In questo caso, la quota Irpef sarà pari a 17.220 euro in caso di reddito più alto.

Il quarto scaglione Irpef coinvolge tutti i contribuenti da 55.001 euro a 75.000 euro, che presentano un reddito mensile non superiore a 6.250 euro. Per questi contribuenti, l'aliquota Irpef sulla quota eccedente il precedente scaglione è del 41% e di conseguenza l'onere fiscale più alto sarà pari a 25.420 euro.

Oltre i 75.000 euro di reddito, ovvero per il quinto e ultimo scaglione di reddito, l'aliquota Irpef è pari al 43%. I contribuenti che percepiscono un reddito annuo al di sopra dei 75 mila euro, che si traduce in oltre 6.250 euro mensili, dovranno corrispondere 25.420 euro più il 43% sul reddito eccedente.