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Spotify si quota in borsa, debutto a Wall Street

Economia
Il Ceo di Spotify, Daniel Ek (Getty Images)

La compagnia di streaming musicale arriva sul listino americano senza emettere nuove azioni e senza fornire al mercato nessun prezzo iniziale

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Spotify, fra i più diffusi servizi di streaming musicale al mondo, fa il suo debutto martedì 3 marzo alla borsa di New York. Ad accompagnare questa offerta pubblica iniziale (Ipo) ci saranno più incertezze rispetto alla norma: Spotify ha deciso infatti di evitare il canonico roadshow, di non fissare un prezzo iniziale, di non emettere nuove azioni e ha optato per altri aspetti tecnici che renderanno questo appuntamento un'incognita per gli investitori. Può essere quindi lecito attendersi un inizio piuttosto volatile per il titolo.

Il primo grosso debutto tech del 2018

La compagnia sarà quotata al New York Stock Exchange (Nyse) con il logo Spot (Spotify Technology), con la speranza di superare i 25 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato. Le azioni scambiate privatamente fra l'inizio di gennaio e il 22 febbraio avevano raggiunto un prezzo fino ai 132,5 dollari. Nel corso degli ultimi giorni a ridosso dell'Ipo, avevano rivelato indiscrezioni del Wall Street Journal, il prezzo sarebbe salito ancora.

I numeri di Spotify

Nonostante la popolarità del marchio Spotify, la sua capacità di generare utili nel settore dello streaming musicale resta incerta. I dati affermano che alla fine del 2017 Spotify aveva 71 milioni di iscritti a pagamento: secondo l'ultimo piano diffuso dall'azienda l'obiettivo è portarli, entro il 2018, a 96 milioni. E nonostante il trend di crescita per i ricavi, passati da 1,9 miliardi di euro a 4,09 miliardi di euro fra il 2015 e il 2017, il business continua ad essere in perdita. Secondo gli ultimi dati disponibili, relativi al primo semestre del 2017, il rosso è ancora superiore ai 100 milioni (era di 230 milioni nel 2015 e di 1,23 miliardi nel 2016).

Una Ipo non convenzionale

Le modalità con le quali Spotify sta gestendo il suo sbarco in borsa sembrano ridurre i tradizionali elementi di valutazione a disposizione degli investitori. Dal punto di vista tecnico tutti i 178 milioni di azioni ordinarie (fa eccezione circa il 10% del capitale) saranno pubblicamente scambiabili, senza nuove emissioni per l'occasione. La scommessa della società è, dunque, che la notorietà del suo brand attiri dal mercato una domanda sufficiente a valorizzare ulteriormente le quote esistenti. A controbilanciare questo scenario ci sono le già citate incertezze sul prezzo di riferimento, inesistente, e il mancato roadshow per far conoscere nel dettaglio le modalità del business ai potenziali investitori. Questa procedura, per compagnie del calibro di Spotify, è inusuale e rende ancora più forte l'attesa per l'esito dell'operazione.