Istat, dal 2011 il valore delle case è sceso dell'8%

Economia
1-piazza-tirana-milano_fotogramma

Secondo i dati dell'Istituto di statistica, dal 2001 al 2016 il rendimento complessivo delle abitazioni è comunque cresciuto del 76%

Il valore complessivo degli immobili residenziali italiani, è sceso dell'8,1% rispetto al picco del 2011: lo ha comunicato l'Istat, precisando che allargando il lasso temporale in oggetto dal 2001 al 2016, l'incremento del valore resta positivo: da 3.268 miliardi a 5.738, un aumento del 76%. Lo rileva l'Istat nel report dedicato alla "ricchezza non finanziaria", composta da immobili, impianti, macchinari, terreni agricoli, scorte ma anche proprietà intellettuali (come brevetti, software, ...)

Il percorso dei prezzi

Il valore delle case ha conosciuto la sua fase espansiva più rapida fra il 2001 e il 2008 con un incremento medio annuo del 9%, fa sapere l'Istat; dopo l'arrivo della crisi finanziaria i prezzi sono comunque aumentatiL anche se a ritmo più contenuto (+1,6% in media d’anno), fino al 2011. Nel dicembre di quell'anno il governo Monti approva l'Imposta municipale unica, che riporta in vita la tassazione sulla prima casa, precedentemente abolita assieme all'Ici; una modifica avvenuta in un contesto di rallentamento dell'economia e in pieno clima di austerità. A partire dal 2012 il valore della ricchezza abitativa degli italiani scenderà, in media, dell'1,7% ogni anno. Nel 2016 la riduzione di tale valore rallentat all'1,3%: anche in questo caso l'andamento del valore degli immobili risponde alla pressione fiscale sulla prima casa, con l'arrivo dell'esenzione di Imu e Tasi prevista dalla Legge di Stabilità approvata dal governo Renzi nel 2015.

L'importanza del "mattone"

Dall'andamento del valore degli immobili dipende gran parte della ricchezza delle famiglie italiane: queste detengono il 92% del valore del patrimonio residenziale complessivo e, nel 2016, oltre l'80% degli italiani viveva in un'abitazione di proprietà, ha rilevato l'Istat. Mentre il valore del patrimonio abitativo inverte la rotta, lo stesso è avvenuto per il valore dei consumi di beni durevoli da parte delle famiglie: un declino avviatosi, anche in questo caso, nel 2012. Per beni di consumo durevoli l'Istat prende in considerazione oggetti utilizzati ripetutamente dalle famiglie per periodi di tempo superiori ad un anno, come l’automobile. Il valore dello stock di beni durevoli ha registrato una contrazione consistente nel 2013 (-3,5%) e la discesa è proseguita negli anni successivi, con un tasso di variazione medio annuo nel periodo 2011-2016 negativo dell'1,8%. Anche in questo caso il rallentamento è stato più contenuto nel 2016, con una decelerazione nel valore dei beni durevoli delle famiglie dell'1%. Il calo è dovuto principalmente, scrive l'Istat, al calo negli acquisti di automobili "per cui la recente ripresa non è stata sufficiente a compensare il crollo degli anni precedenti".

Economia: I più letti