La società aveva comunicato con una lettera ad alcuni lavoratori che avrebbero dovuto andare da Milano a Rende. Il passo indietro dopo l’annuncio di un incontro al Mise per cercare alternative: “Accogliamo con responsabilità l'appello a sospendere le misure adottate”
Prima l’annuncio, poi la marcia indietro: Almaviva ha deciso di accogliere l’appello del ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e di sospendere, in attesa di un incontro al Mise, il trasferimento dei dipendenti da Milano a Rende (Cosenza).
L’annuncio del trasferimento
Alcuni lavoratori del call center di Almaviva Milano, nei giorni scorsi, avevano ricevuto una lettera in cui la società comunicava il trasferimento nella struttura calabrese. La lettera, datata 11 ottobre, sarebbe stata ricevuta per ora da 64 dei 500 dipendenti. Subito erano arrivate le proteste dei sindacati. I trasferimenti, secondo loro, sono dei “licenziamenti mascherati e una rappresaglia dell'azienda dopo la bocciatura di un accordo sulle condizioni di lavoro”.
L’intervento del governo
Sulla questione era intervenuto anche il ministro Calenda, che ha chiesto ai responsabili di Almaviva di sospendere i trasferimenti dei lavoratori. Calenda, hanno spiegato fonti del Mise, “si augura che l'azienda non proceda con il trasferimento in Calabria, che si configurerebbe come un licenziamento seppure mascherato”. Il Mise aveva anche annunciato un incontro per cercare soluzioni alternative.
Il passo indietro
Così, dopo l’appello del governo, è arrivato il passa indietro della società. AlmavivA Contact, “consapevole della complessità della situazione, accoglie con responsabilità l'appello del governo a sospendere le misure finora adottate, in attesa dell'incontro in sede ministeriale, previsto nei prossimi giorni, per la necessaria definizione di un’intesa che garantisca l'indispensabile equilibrio del sito produttivo”, spiega un comunicato della società.
I motivi dietro il trasferimento
Nella nota, Almaviva parla della fine di “un rilevante contratto da tempo gestito nel sito milanese”. Il mancato rinnovo del contratto – si legge - “ha determinato per Milano una riduzione pari al 25 per cento delle attività, generando una condizione di esubero del personale e di non equilibrio del centro produttivo”. Per affrontare questa situazione, la società dice di aver “attivato per tempo un confronto responsabile e trasparente con le rappresentanze sindacali aziendali, al fine di identificare un accordo fondato su soluzioni possibili e percorso condiviso”. Dopo oltre due mesi di colloqui, continua Almaviva, “l'ipotesi di intesa sottoscritta con la maggioranza delle Rsu della sede milanese aveva previsto una serie di misure volte al recupero di efficienze e produttività del centro, senza alcuna iniziativa relativa al costo del lavoro, accompagnate dal ricorso a un ammortizzatore sociale di breve periodo, diretto alla riconversione e formazione del solo personale in condizione di esubero”. Questa intesa, racconta il comunicato motivando le lettere di trasferimento, è stata respinta nella consultazione tra i lavoratori e “ha imposto di assumere con tempestività tutte le misure ineludibili e consentite dal contratto al fine di minimizzare le conseguenze negative per l'insieme dei lavoratori e per le attività del centro di Milano”.