Oggi chi opera nel settore privato ha una fascia di reperibilità di quattro ore deputata ai controlli, tre in meno rispetto a chi lavora nel pubblico
Le fasce orarie in cui chi prende dei giorni di malattia deve farsi trovare in casa dovrebbero essere uguali sia per chi lavora nel settore pubblico, sia per chi lavora in quello privato. E dovrebbero essere di “almeno sette ore per tutti”. A dirlo è stato Tito Boeri, presidente dell’Inps, a margine di un convegno alla Camera. Boeri ha ribadito che "non ha senso che ci siano differenze fra pubblico e privato" anche se, al momento, le diversità persistono: le fasce di reperibilità dei lavoratori privati sono di quattro ore giornaliere, mentre quelle di chi lavora nel settore pubblico salgono a sette.
Inps pronto a controlli sulle malattie dei dipendenti pubblici - Con il decreto Madia, in arrivo a metà febbraio, si interverrà proprio sulle visite che verranno rese più efficaci grazie al “cervellone” informatico dell’Inps e i cui orari verranno livellati tra i lavoratori dei diversi settori. In quest’ottica l’Inps è "pronto" a fare controlli sulle malattie dei dipendenti pubblici - incarico che fino ad ora spettava alle Asl - oltre che su quelle dei lavoratori privati, ma "ha bisogno di risorse aggiuntive”, ha spiegato Boeri. Secondo il presidente dell’Inps, "si possono fare risparmi significativi" rispetto alla situazione attuale, “ma non si può pensare di agire a risorse date".
Indennità di accompagnamento solo ai redditi più bassi - Boeri ha anche lanciato una proposta: destinare l'indennità di accompagno, prevista per le invalidità più elevate, solo ai redditi più bassi. "I 512 euro al mese erogati per le indennità di accompagno non sono sufficienti a coprire le esigenze delle famiglie. Bisogna dunque porsi l'obiettivo di graduare i trasferimenti in base alle capacità reddituali delle famiglie, dando priorità ai redditi più bassi a discapito dei redditi più alti che possono pagare l'assistenza", ha spiegato.