Il social network permetterà agli autori di clip pubblicate sulla piattaforma di trattenere una parte dei soldi degli inserzionisti. Un po' come accade su YouTube con il quale la sfida è sempre più accesa, anche sul terreno della musica
La marcia di avvicinamento è iniziata tempo addietro. Prima l'introduzione dell'autoplay a fine 2013. Poi, un anno fa, la modifica all'algoritmo per far emergere video di maggiore qualità e lo scorso marzo il lancio di Anthology, iniziativa che coinvolge partner editoriali per la creazione di clip da pubblicare sulla piattaforma. Infine, è notizia di pochi giorni fa, il via libera alla sperimentazione di “Suggested Videos”, un programma che permetterà ai creatori di video di trattenere parte delle entrate pubblicitarie. Insomma, arrivano anche i soldi e con questi la prova definitiva che Facebook si candida sempre di più a diventare l'anti-YouTube. Tanto più che, secondo il New York Times, l'azienda di Mark Zuckerberg sarebbe in trattative con le etichette musicali per convincerle a pubblicare sulla piattaforma videoclip dei loro artisti.
Entrate condivise – L'iniziativa pubblicitaria vede coinvolti tra i partner iniziali anche la Nba e Fox Sports e prevede di fatto la creazione di una nuova sezione sul social network chiamata appunto “Suggested Videos”. Ad essa l'utente accederà dopo avere cliccato sopra una clip apparsa sul suo flusso di notizie. In questo spazio, oltre al video in questione, troverà una serie di clip correlate inframezzate da altre pagate dagli inserzionisti. Le entrate pubblicitarie derivanti dalla visione di questi spot da parte degli utenti andranno per il 45% a Facebook e per il 55% agli editori che hanno realizzato i video in mezzo ai quali è comparsa la réclame. Il meccanismo di spartizione della torta annunciato è simile a quello proposto da YouTube che da tempo offre agli utenti la possibilità di trattenere una quota degli introiti pubblicitari. Con questo sistema l'azienda di Mark Zuckerberg pensa di stimolare ulteriormente la produzione di video di qualità pensati per la sua piattaforma. Le aziende che vogliono partecipare al programma “Suggested Videos” - all'inizio saranno qualche dozzina – dovranno diventare “partner ufficiali” del social network.
Immagini e note - L'offensiva nei confronti di YouTube riguarda anche la musica. Secondo quanto riporta il New York Times, Mark Zuckerberg sta cercando di convincere le case discografiche a pubblicare un certo numero di video di loro artisti nei flussi di notizie degli utenti del social network. L'obiettivo, secondo il quotidiano americano che cita fonti anonime, sarebbe quello di monitorare le reazioni degli iscritti alla piattaforma da qui alla fine dell'anno. Sempre secondo la testata Usa, Facebook avrebbe proposto alle etichette un accordo per la spartizione delle entrate pubblicitarie più favorevole di quello offerto da YouTube.
Problema pirateria – Insomma, la sfida è più che mai in atto. E per Facebook si tratta di un'ulteriore possibilità di entrate che sfrutta un filone di business sul quale ha puntato forte negli ultimi due anni. Secondo i dati forniti dalla società sono 4 miliardi i video consumati ogni giorno sul sito (il 75% dei quali da mobile). Tuttavia, come fa notare il Wall Street Journal, Facebook dovrà impegnarsi per rendere il suo ambiente più attraente per i creatori di contenuti. Uno dei problemi più rilevanti resta quello della lotta ai video pirata, ancora più centrale una volta che ci sono in ballo i soldi della pubblicità. Da tempo YouTube ha impostato un sistema che permette ai titolari dei diritti di un video di segnalare violazioni tempestivamente. Anche Facebook, dicono gli addetti ai lavori, dovrà in tutta probabilità muoversi in una direzione analoga.
Entrate condivise – L'iniziativa pubblicitaria vede coinvolti tra i partner iniziali anche la Nba e Fox Sports e prevede di fatto la creazione di una nuova sezione sul social network chiamata appunto “Suggested Videos”. Ad essa l'utente accederà dopo avere cliccato sopra una clip apparsa sul suo flusso di notizie. In questo spazio, oltre al video in questione, troverà una serie di clip correlate inframezzate da altre pagate dagli inserzionisti. Le entrate pubblicitarie derivanti dalla visione di questi spot da parte degli utenti andranno per il 45% a Facebook e per il 55% agli editori che hanno realizzato i video in mezzo ai quali è comparsa la réclame. Il meccanismo di spartizione della torta annunciato è simile a quello proposto da YouTube che da tempo offre agli utenti la possibilità di trattenere una quota degli introiti pubblicitari. Con questo sistema l'azienda di Mark Zuckerberg pensa di stimolare ulteriormente la produzione di video di qualità pensati per la sua piattaforma. Le aziende che vogliono partecipare al programma “Suggested Videos” - all'inizio saranno qualche dozzina – dovranno diventare “partner ufficiali” del social network.
Immagini e note - L'offensiva nei confronti di YouTube riguarda anche la musica. Secondo quanto riporta il New York Times, Mark Zuckerberg sta cercando di convincere le case discografiche a pubblicare un certo numero di video di loro artisti nei flussi di notizie degli utenti del social network. L'obiettivo, secondo il quotidiano americano che cita fonti anonime, sarebbe quello di monitorare le reazioni degli iscritti alla piattaforma da qui alla fine dell'anno. Sempre secondo la testata Usa, Facebook avrebbe proposto alle etichette un accordo per la spartizione delle entrate pubblicitarie più favorevole di quello offerto da YouTube.
Problema pirateria – Insomma, la sfida è più che mai in atto. E per Facebook si tratta di un'ulteriore possibilità di entrate che sfrutta un filone di business sul quale ha puntato forte negli ultimi due anni. Secondo i dati forniti dalla società sono 4 miliardi i video consumati ogni giorno sul sito (il 75% dei quali da mobile). Tuttavia, come fa notare il Wall Street Journal, Facebook dovrà impegnarsi per rendere il suo ambiente più attraente per i creatori di contenuti. Uno dei problemi più rilevanti resta quello della lotta ai video pirata, ancora più centrale una volta che ci sono in ballo i soldi della pubblicità. Da tempo YouTube ha impostato un sistema che permette ai titolari dei diritti di un video di segnalare violazioni tempestivamente. Anche Facebook, dicono gli addetti ai lavori, dovrà in tutta probabilità muoversi in una direzione analoga.