Conto alla rovescia per il referendum. Il premier in piazza Syntagma: "La Grecia dirà no ai tecnocrati dell'Europa". E ancora: "Scriviamo insieme un momento storico, no ai ricatti". Le banche greche avvertono: liquidità fino a lunedì
"Ancora una volta scriviamo insieme un momento storico, vi auguro di dire 'No' domenica ai ricatti". Alexis Tsipras parla ad una piazza Syntagma stracolma di manifestanti in occasione della chiusura della campagna elettorale per il referendum del 5 luglio. "Domenica non decidiamo semplicemente di stare in Europa, decidiamo di stare in Europa con dignità" dice il primo ministro.
Qui sotto una foto della piazza che sostiene il premier:
Manifestazioni in piazza - In piazza, oltre a coloro che il 5 luglio voteranno 'No' al referendum, ci sono anche i sostenitori del 'Sì', che si sono dati appuntamento vicino allo stadio Panatheniannon, non molto lontano da piazza Syntagma (FOTO). Anche in questo caso, la partecipazione è molto ampia. Ma, se gli ultimi sondaggi danno in leggero vantaggio il popolo a favore del piano dei creditori, la piazza racconta un'altra versione: per il no manifestano 25mila persone, 17mila per il sì.
Unica nota stonata, gli scontri tra la polizia e un gruppo di 300 persone incappucciate - che forse volevano puntare verso il Kallimarmaro - ai margini di piazza Syntagma (LE FOTO).
Scontro Atene-Ue in vista voto - Lo scontro tra Grecia ed Ue, però, si fa sempre più duro con l'avvicinarsi del voto. "Se i greci voteranno 'no' la posizione della Grecia sarà drammaticamente indebolita", ha avvertito il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker. Vada come vada, gli ha fatto eco il presidente dell'Eurogruppo Jerom Dijsselbloem, "il futuro della Grecia sarà estremamente duro". Tsipras, invece, continua a rassicurare gli elettori: "Il voto al referendum di domenica non decide la permanenza o meno della Grecia nell'euro". Ma intanto le banche elleniche lanciano l'allarme: da lunedì liquidità rischia di esaurirsi.
Tsipras, taglio 30% debito - Il premier greco e il suo ministro delle Finanze Varoufakis restano però ottimisti e vedono un accordo vicino anche se dovesse vincere il 'no'. Tsipras chiede un "taglio del 30%" del debito greco e trova su questo punto un alleato inaspettato: il Fondo monetario internazionale, che nel suo ultimo rapporto scrive proprio "che il debito greco non è sostenibile". Una dichiarazione che stride quindi contro la decisione della Ue di respingere la richiesta greca di alleggerimento dello stock. Qualunque sarà il risultato del referendum, però, l'ottimismo dei greci è destinato a scontrarsi con la sfiducia degli altri leader europei in un nuovo e complicato negoziato.
Lo spettro del default - La Grecia è con l'acqua alla gola: se non riuscirà ad ottenere nuovi aiuti entro il 20 luglio, scatterà il default verso la Bce, con conseguenze difficili da prevedere ma la certezza che sarà dichiarata insolvente. Il fondo salva-Stati Efsf, che detiene la maggior parte del debito ellenico, ha già messo nero su bianco la parola che il Fmi non aveva osato pronunciare quando Atene non ha pagato la rata in scadenza il 30 giugno: quello che per il Fondo monetario era 'arretrato', per l'Efsf è invece già 'default'. "Atene è venuta meno agli impegni verso i creditori, le conseguenze potranno essere severe", ha detto il direttore del fondo salva-Stati Klaus Regling.
Qui sotto una foto della piazza che sostiene il premier:
Manifestazioni in piazza - In piazza, oltre a coloro che il 5 luglio voteranno 'No' al referendum, ci sono anche i sostenitori del 'Sì', che si sono dati appuntamento vicino allo stadio Panatheniannon, non molto lontano da piazza Syntagma (FOTO). Anche in questo caso, la partecipazione è molto ampia. Ma, se gli ultimi sondaggi danno in leggero vantaggio il popolo a favore del piano dei creditori, la piazza racconta un'altra versione: per il no manifestano 25mila persone, 17mila per il sì.
Unica nota stonata, gli scontri tra la polizia e un gruppo di 300 persone incappucciate - che forse volevano puntare verso il Kallimarmaro - ai margini di piazza Syntagma (LE FOTO).
Scontro Atene-Ue in vista voto - Lo scontro tra Grecia ed Ue, però, si fa sempre più duro con l'avvicinarsi del voto. "Se i greci voteranno 'no' la posizione della Grecia sarà drammaticamente indebolita", ha avvertito il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker. Vada come vada, gli ha fatto eco il presidente dell'Eurogruppo Jerom Dijsselbloem, "il futuro della Grecia sarà estremamente duro". Tsipras, invece, continua a rassicurare gli elettori: "Il voto al referendum di domenica non decide la permanenza o meno della Grecia nell'euro". Ma intanto le banche elleniche lanciano l'allarme: da lunedì liquidità rischia di esaurirsi.
Tsipras, taglio 30% debito - Il premier greco e il suo ministro delle Finanze Varoufakis restano però ottimisti e vedono un accordo vicino anche se dovesse vincere il 'no'. Tsipras chiede un "taglio del 30%" del debito greco e trova su questo punto un alleato inaspettato: il Fondo monetario internazionale, che nel suo ultimo rapporto scrive proprio "che il debito greco non è sostenibile". Una dichiarazione che stride quindi contro la decisione della Ue di respingere la richiesta greca di alleggerimento dello stock. Qualunque sarà il risultato del referendum, però, l'ottimismo dei greci è destinato a scontrarsi con la sfiducia degli altri leader europei in un nuovo e complicato negoziato.
Lo spettro del default - La Grecia è con l'acqua alla gola: se non riuscirà ad ottenere nuovi aiuti entro il 20 luglio, scatterà il default verso la Bce, con conseguenze difficili da prevedere ma la certezza che sarà dichiarata insolvente. Il fondo salva-Stati Efsf, che detiene la maggior parte del debito ellenico, ha già messo nero su bianco la parola che il Fmi non aveva osato pronunciare quando Atene non ha pagato la rata in scadenza il 30 giugno: quello che per il Fondo monetario era 'arretrato', per l'Efsf è invece già 'default'. "Atene è venuta meno agli impegni verso i creditori, le conseguenze potranno essere severe", ha detto il direttore del fondo salva-Stati Klaus Regling.