Weidmann: no ad acquisto di bond, è invito a indebitarsi

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Il presidente della Bundesbank si dice contrario all'acquisizione di titoli sovrani nell'Eurozona da parte della Bce: "Non ne vedo l'urgenza". E sull'Italia: "Jobs Act è passo importante, sia tradotto in pratica"

"L'acquisto di titoli sovrani nell'Eurozona è da valutare diversamente che in altre aree valutarie". "In Europa accanto alla politica monetaria comune abbiamo 18 Stati con politiche finanziarie indipendenti e rating e situazioni di debito ben diversi. Ciò crea tentazioni di indebitarsi di più e scaricare le conseguenze sugli altri".
Così Jens Weidmann, presidente di Bundesbank, nella sua prima intervista esclusiva a Repubblica e altri due giornali europei, torna sulla possibilità di acquisto di bond, non esclusa dal presidente Bce Mario Draghi.
Un intervento immediato? "Non vedo questa urgenza". Weidmann sottolinea che l'inflazione tornerà a crescere e spiega come il calo dei prezzi energetici sarà "come un piccolo programma di aiuti per la congiuntura: rafforza il potere d'acquisto dei consumatori, accresce gli utili delle aziende. Quindi non c'è necessità vincolante di reagire".

"Jobs Act è passo importante, sia tradotta in pratica" - Quanto al rapporto con Roma, spiega che "il governo italiano sa molto bene che cosa deve essere fatto, e giustamente ha preso alcune iniziative. A fronte dell'alto debito sovrano, naturalmente, il consolidamento del bilancio è di un'importanza speciale". Il Jobs Act? "La riforma è un passo molto importante. Adesso deve essere anche tradotta in pratica". Quanto al maggior spazio di manovra per gli investimenti chiesto da Roma Weidmann dice: "L'Italia ha già un altissimo debito pubblico. Un rinvio del consolidamento non farebbe che rinviare i problemi, che in tal modo non farebbero che crescere".

"Le banche centrali non sono governi paralleli" - Weidmann torna poi sul ruolo della Bce; e alla domanda su chi, se non Francoforte, dovrebbe agire contro la crisi risponde: "Le banche centrali non sono governi paralleli. La politica europea deve essere fatta da Parlamenti e governi, e la risposta ai problemi non può essere sempre dare nuovi compiti alla Bce".
Mario Draghi? Con lui "ci telefoniamo spesso e ci incontriamo anche a quattr'occhi". Infine Weidmann riflette anche sulla Germania e sulle pressioni internazionali affinché faccia "di più": Berlino "dovrebbe fare di più per la crescita. Ma non ha bisogno d'un fuoco di paglia congiunturale. E inoltre più investimenti tedeschi" "avrebbero conseguenze ben limitate nel resto dell'eurozona".

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