Fmi, ancora tagli sull'Italia: 2014 in recessione

Economia

Il Fondo monetario internazionale taglia le stime di ripresa globale. Per l'anno in corso crescita sotto zero per il nostro Paese e disoccupazione sopra le medie europee

di Federico Leardini

Crescita debole e disuguale. Con queste parole il Fondo Monetario Internazionale fotografa la complessità del momento dell'economia globale e taglia le stime per il 2014 e il 2015. Nel dettaglio, l'istituto diretto da Christine Lagarde abbassa al 3,3% la previsione di crescita globale (rispetto al +3,4% di luglio) per il 2014 e taglia al 3,8% (dal 4% di tre mesi fa) quella per il prossimo anno. Poche le note liete dell'edizione autunnale del World Economic Outlook, fra queste la netta ripartenza dell'economia statunitense, che potrebbe crescere del 2,2% già quest'anno, lo 0,5% meglio di quanto gli analisti del Fondo pensavano tre mesi fa. Peseranno, invece, il rallentamento della crescita delle economie emergenti e le persistenti difficoltà dell'Eurozona.

Italia in difficoltà -
Per il FMI, il 2014 del nostro paese si chiuderà con una contrazione dello 0,2%, mezzo punto percentuale peggio di quanto visto a inizio estate. Taglio netto anche per il 2015, con una crescita sotto il punto percentuale (+0,8% contro la precedente stima che puntava a una ripresa dell'1,1%) A completare un quadro non certo roseo, le stime sul mercato del lavoro e sull'inflazione. Secondo il World Economic Outlook la disoccupazione si manterrà sopra il 12% sia per quest'anno (12,6%) che nel 2015 (12%). Stasi nella ripresa che si farà sentire anche sul fronte consumi e, di riflesso, sui prezzi: lo spettro della deflazione continuerà ad aleggiare sulla nostra economia, con un possibile allargamento a macchia d'olio allo scenario europeo.
Europa in deflazione - Secondo il capo economista del FMI, Olivier Blanchard, Eurolandia rappresenterebbe "il maggior problema dell'economia mondiale" con la concretizzazione del "rischio che la crescita dell'Eurozona possa entrare in una fase di stallo e cadere in deflazione". Parole che trovano immediato riflesso nei numeri negativi dell'industria tedesca, che ha visto negli ultimi due giorni i più bruschi cali percentuali da 5 anni a questa parte per ordinativi e produzione industriale, a dimostrazione, qualora servisse, che nell'Eurozona, anche la locomotiva, oggi, sembra aver finito il carburante.

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