Debiti Pa, Italia risponde a Ue. Bruxelles: direzione giusta

Economia
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Il governo invia una lettera dopo l'apertura della procedura d'infrazione nei confronti del nostro Paese per il ritardo dei pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione. Il commissario Nelli Feroci: "segnale molto forte" dell'esecutivo

Si profila all'orizzonte la chiusura della procedura d'infrazione Ue aperta nei confronti dell'Italia per il ritardo dei pagamenti dei debiti alle imprese da parte della pubblica amministrazione. Con l'invio entro i tempi previsti della risposta del governo a Bruxelles, e una prima valutazione che questa vada nella “giusta direzione” da parte del commissario Ue Ferdinando Nelli Feroci, è stato compiuto un passo avanti verso la risoluzione del contenzioso.

Procedura aperta nel giugno scorso - La procedura d’infrazione era stata formalmente aperta dal commissario uscente, Antonio Tajani, lo scorso giugno con l'invio di una lettera di messa in mora. La missiva faceva seguito a numerosi avvertimenti, alla luce del record negativo dell'Italia quale “peggior pagatore dell'Ue”. I ritardi riconosciuti da Bankitalia a fine maggio arrivavano a 170 giorni contro i 30 previsti dalla direttiva Ue.

“Segnale molto forte” del governo italiano - L'articolato documento di 53 pagine è arrivato sul tavolo della Commissione lunedì sera. Ora i servizi di Bruxelles dovranno esaminarlo nel dettaglio e valutarne i contenuti entro due mesi. Non è quindi detta l'ultima parola, ma il "dialogo costruttivo" che si è innescato tra Roma e Bruxelles e l'incontro "molto positivo" tenutosi il 28 luglio tra Nelli Feroci e il sottosegretario Sandro Gozi, che si è occupato del dossier, lasciano ben sperare. La lettera, ha spiegato Nelli Feroci parlando di “segnale molto forte” dell’esecutivo Renzi, riprende i punti principali della discussione con Gozi e "conferma il pieno impegno del governo italiano perché si possa arrivare a una soluzione della procedura d'infrazione".

I contenuti della risposta italiana - La missiva, da una parte, fornisce risposte ai rilievi della Commissione sulla trasposizione della norma relativa ai pagamenti a 60 giorni, che ora vengono correttamente recepiti come un'eccezione e non la regola (approvazione dei correttivi prevista "entro settembre"). Dall'altra elenca una serie di provvedimenti presi, di cui diversi nelle settimane successive alla lettera di messa in mora. Tra questi, l'entrata in funzione dal primo luglio della piattaforma elettronica per la certificazione dei crediti, l'intesa firmata con le banche e la creazione del fondo di garanzia del ministero delle finanze, le deroghe per Regioni ed enti locali al Patto di stabilità interno, oltre alla "anticipazione dell'obbligo di tenuta del registro delle fatture al primo luglio" e a marzo 2015 dell' "obbligo della fatturazione elettronica per tutte le pa". A questo si aggiunge anche "la riforma della contabilità degli enti territoriali", "l'obbligo delle pa di attestare formalmente i tempi di pagamento dei debiti commerciali", ma anche il "potenziamento delle sanzioni".

Confermati 56 miliardi per gli arretrati - Vengono poi confermati gli oltre 56 miliardi di euro per il 2013-2014 per il pagamento dei debiti pregressi. L'impatto visibile di queste misure "non sarà verosimilmente immediato", ha precisato Nelli Feroci, ma la Commissione "disporrà di qualche forma di monitoraggio per verificare che si dia seguito agli impegni presi". "Sono molto soddisfatto - ha commentato Gozi - di questa cooperazione per un dossier ritenuto prioritario sin dall'inizio dal governo Renzi". Tajani, ora eurodeputato Fi, ha avvertito: "Questa procedura potrà essere chiusa solo quando l'Italia pagherà veramente" le imprese.

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