Electrolux: "Porcia non chiude, nuovi investimenti"

Economia

Con una lettera ai sindacati l'azienda conferma la volontà di rimanere in Italia e annuncia: "Nel prossimo incontro in sede istituzionale presenteremo un piano industriale". La Uilm: "Posizione che viene incontro alle nostre richieste"

Electrolux prende atto della disponibilità del governo sul rifinanziamento e la decontribuzione per i contratti di solidarietà, e si impegna a investire anche nello stabilimento di Porcia, per il quale i sindacati temevano la chiusura. L'annuncio è contenuto in una lettera che la multinazionale svedese degli elettrodomestici ha inviato a sindacati, governo e Regioni. "Electrolux - si legge - si è impegnata ufficialmente a presentare un piano industriale con investimenti per Porcia nel prossimo incontro in sede istituzionale".

L'azienda: utili gli appelli sul costo del lavoro. Soddisfatti i sindacati -
"Electrolux valuta molto positivi gli appelli utili ad affrontare la problematica del costo del lavoro e le relative manifestazioni di disponibilità, soprattutto quelle che indicano la decontribuzione della solidarietà come via maestra e come misura implementabile efficacemente e velocemente", si legge ancora. "Acquisiamo il risultato che Porcia non chiude e che sulla riduzione dell'orario vi è una posizione chiara che viene incontro alle nostre richieste", ha commentato il responsabile elettrodomestici della Uilm, Gianluca Ficco.

La prima proposta dell'azienda - A fine gennaio Electrolux aveva presentato ai sindacati un
piano che prevedeva il taglio del costo del lavoro, giudicato eccessivo, con una decurtazione di fatto dei salari che nel triennio sarebbe arrivata a circa il 15%; paventava inoltre una riduzione stabile dell'orario di lavoro a 6 ore giornaliere qualora non fosse stata rifinanziata la solidarietà ad oggi di 2 ore. Le indicazioni si  riferivano a tre stabilimenti - Forlì (Emilia Romagna), Susegana (Veneto) e Solaro (Lombardia) - mentre nulla si diceva sul più grande, quello di Porcia, che produce lavatrici - il segmento più in crisi - e impiega 1.200 persone sulle circa 6.200 occupate in tutta Italia.

La protesta dei lavoratori -
I sindacati hanno respinto il piano e chiesto un tavolo al ministero dello Sviluppo. Secondo stime Uilm, nel triennio, la perdita di salario mensile derivante dal piano sarebbe di 357 euro per la cancellazione di alcune voci contrattuali, più ulteriori 460 euro mensili dalla riduzione oraria a 6 ore fisse qualora non venisse prorogata la solidarietà che oggi è di 2 ore. L'azienda, nel corso di una audizione parlamentare, ha chiesto al governo di rifinanziare il fondo per l'occupazione destinato ai contratti di solidarietà per poter andare avanti con la formula 6+2, trovando l'apertura dell'esecutivo.
Manifestazioni di protesta e picchetti sono stati messi in campo dai lavoratori nelle scorse settimane contro il piano aziendale presentato a fine gennaio. Il prossimo incontro ufficiale con governo, sindacati e Regioni è previsto per  il 17 febbraio.

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