L'arresto a New York del vicepresidente della Bitcoin Foundation per riciclaggio riporta d'attualità i rischi legati alla nuova valuta. Tante anche le opportunità, ma ci si interroga sul suo status legale e sulla sua regolamentazione
di David Saltuari
Moneta virtuale e open source, sistema di pagamento per attività illegali online o strumento di riscatto contro la finanza mondiale, investimento proficuo o bolla speculativa. Queste sono solo alcune delle molte etichette affibbiate al Bitcoin, la cosiddetta "moneta virtuale" (ma il termine, come vedremo, non è corretto) creata nel 2009 da un utente (o un collettivo, l'identità è dubbia) che si nasconde sotto il nick Satoshi Nakamoto. Dopo qualche anno passato nei "bassifondi della rete", questa valuta fatta di bit sta ora iniziando ad interessare anche gli investitori e i consumatori più tradizionalisti (qui la mappa dove vengono accettati) attirando però anche le attenzioni della giustizia.
Arrestato vicepresidente della Bitcoin Foundation - E' di lunedì 27 gennaio la notizia dell'arresto a New York con l'accusa di riciclaggio di Charlie Shrem, 24 anni vicepresidente della Bitcoin Foundation, insieme al suo socio Rober Faiella, 52 anni. I due avrebbero ceduto bitcoin in cambio di dollari, consci del fatto che i loro clienti avrebbero usato la valuta digitale per acqustare droghe o altri beni illeciti sul sito, chiuso dall'Fbi qualche mese fa, Silk Road. E nel corso dell'apertura dell'anno giudiziario il pg di Roma, Luigi Ciampoli, ha lanciato un monito proprio su Bitcoin, definendolo un fenomeno "pericolosissimo" che rischia di "costituire facile mezzo di circolazione e sostanziale lavaggio di denaro sporco o di finanziamento di attività terroristiche" (video).
Moneta digitale, ma non virtuale - Limitare la questione Bitcoin a un problema di ordine pubblico rischia però di essere riduttivo. Bitcoin non ha un corrispettivo fisico, come monete o banconote, ma è fatto di bit, è digitale. Per poterla usare è necessario installare l'apposito software, attraverso il quale ci si connette a una rete peer-to-peer. Ogni volta che avviene uno scambio di bitcoin, l'informazione della transazione viene condivisa da tutti gli utenti e inserita in un database comune, la Blockchain (qui si può vedere come si aggiorna in diretta). A garantire la riservatezza e la sicurezza un sistema crittografico particolarmente complesso, i cui algoritmi vengono aggiornati e rinforzati grazie ai calcoli effettuati dai computer "messi a disposizione" dagli utenti per operazioni in comune. Un'attività chiamata mining, estrazione, anche perché come ricompensa per ogni calcolo risolto, l'utente genera, "estrae" un bitcoin per se stesso. I bitcoin non sono però "creabili" all'infinito. Il sistema è infatti programmato per fermarsi al 21milionesimo bitcoin. Al momento ne sono stati generati poco più di 11 milioni e l'ultimo dovrebbe vedere la luce intorno al 2040.
Primo tentativo di regolamentarlo in Italia - Molte però le questioni ancora aperte, a partire dallo status legale del bitcoin. Un primo tentativo di regolamentarlo in Italia lo ha proposto il deputato di Sel Sergio Boccadutri, che ha presentato un emendamento al decreto Destinazione Italia. "E' necessario avviare un percorso fattivo sul Bitcoin poiché la sua innegabile diffusione non può essere lasciata senza una concreta osservazione istituzionale e relativa regolamentazione" ha dichiarato il deputato. Il testo non convince però del tutto l'avvocato esperto in cose digitali Guido Scorza che, al Corriere.it ha ricordato come i singoli stati "non hanno la possibilità di introdurre una moneta nuova. L’intento non può essere quello di dire che da domani in Italia si userà anche il Bitcoin, si tratta di un problema di competenza dell’Unione europea”.
Scelta tra moneta e forma di pagamento - Approfondendo il tema con SkyTG24.it, Scorza spiega che "c'è una scelta da fare a monte". Se il Bitcon infatti "viene considerato una moneta, bisogna muoversi a livelli europeo e trattarlo come se fosse una moneta estera". Non essendoci uno Stato emettitore, spiega Scorza, la via più logica sarebbe "accettarla come se fosse la moneta di uno stato non riconosciuto ufficialmente". Una via inusuale, ma non impercorribile. "Più probabile però - continua l'avvocato - che venga considerato solo una forma di pagamento. In quel caso si tratta di una convenzioni tra privati, come il baratto, e può essere regolamentato dalla legislazione nazionale". La normativa, in questo caso, si limiterebbe a cercare di garantire la sicurezza del pagamento".
Concorrente per le altre monete? - Status legale a parte, però, a venire messa in discussione potrebbe essere la sovranità monetaria. La produzione di moneta è infatti uno degli strumenti attraverso i quali gli stati (o l'Unione Europa, nel caso dell'Euro) attuano parte delle proprie politiche economiche. "La concorrenza di monete fa bene - sostiene l'economista dell'Istituto Einaudi per l’economia e la finanza Francesco Lippi - se un governo si sente minacciato si sforzerà di avere una moneta più forte". In ogni caso secondo l'economista il Bitcoin non è ancora così forte da poter minacciare la sovranità monetaria di uno stato. "Poi noi studiosi un esempio straordinario di come nasca una moneta, ma è ancora un fenomeno primitivo". Troppo volatile, troppo complesso fare semplici acquisti, ancora molto marginale. A tutt'oggi circolano in tutto il mondo poco più di 11 milioni di bitcoin. "Al cambio attuale (poco meno di 1000 dollari a bitcoin, qui tutte le quotiazioni, ndr) equivale a circa 10 miliardi di dollari. I dollari circolanti al mondo oggi sono 1500 miliardi, la differenza è evidente".
Un futuro incerto - I dubbi intorno ai bitcoin sembrano nascere con la stessa velocità con la quale vengono coniate nuove monete. Incerto, per esempio, l'aspetto fiscale per chi genera bitcoin, così come non manca di sollevare dubbi la sempre maggiore difficoltà computazionale del mining, che tende ormai ad escludere i pc dei singoli utenti a favore di computer professionali programmati solo per questo. Anche la Blockchain, il database condiviso da tutti gli utenti, diventa ogni giorno più grande e pesante e potrebbe, prima o poi creare problemi. Senza dimenticare che il valore del bitcoin esiste nella misura in cui gli utenti glielo riconoscono E' utile quindi ricordare l'avvertimento ribadito sulla stessa pagina in italiano di Bitcoin.org. "Bitcoin è una nuova valuta sperimentale in pieno sviluppo. Sebbene stia diventando sempre meno sperimentale con l'aumentare del suo impiego, si dovrebbe tener presente che Bitcoin è una nuova invenzione che sta esplorando idee mai tentate prima. Come tale, il suo futuro non può essere predetto da nessuno."
Moneta virtuale e open source, sistema di pagamento per attività illegali online o strumento di riscatto contro la finanza mondiale, investimento proficuo o bolla speculativa. Queste sono solo alcune delle molte etichette affibbiate al Bitcoin, la cosiddetta "moneta virtuale" (ma il termine, come vedremo, non è corretto) creata nel 2009 da un utente (o un collettivo, l'identità è dubbia) che si nasconde sotto il nick Satoshi Nakamoto. Dopo qualche anno passato nei "bassifondi della rete", questa valuta fatta di bit sta ora iniziando ad interessare anche gli investitori e i consumatori più tradizionalisti (qui la mappa dove vengono accettati) attirando però anche le attenzioni della giustizia.
Arrestato vicepresidente della Bitcoin Foundation - E' di lunedì 27 gennaio la notizia dell'arresto a New York con l'accusa di riciclaggio di Charlie Shrem, 24 anni vicepresidente della Bitcoin Foundation, insieme al suo socio Rober Faiella, 52 anni. I due avrebbero ceduto bitcoin in cambio di dollari, consci del fatto che i loro clienti avrebbero usato la valuta digitale per acqustare droghe o altri beni illeciti sul sito, chiuso dall'Fbi qualche mese fa, Silk Road. E nel corso dell'apertura dell'anno giudiziario il pg di Roma, Luigi Ciampoli, ha lanciato un monito proprio su Bitcoin, definendolo un fenomeno "pericolosissimo" che rischia di "costituire facile mezzo di circolazione e sostanziale lavaggio di denaro sporco o di finanziamento di attività terroristiche" (video).
Moneta digitale, ma non virtuale - Limitare la questione Bitcoin a un problema di ordine pubblico rischia però di essere riduttivo. Bitcoin non ha un corrispettivo fisico, come monete o banconote, ma è fatto di bit, è digitale. Per poterla usare è necessario installare l'apposito software, attraverso il quale ci si connette a una rete peer-to-peer. Ogni volta che avviene uno scambio di bitcoin, l'informazione della transazione viene condivisa da tutti gli utenti e inserita in un database comune, la Blockchain (qui si può vedere come si aggiorna in diretta). A garantire la riservatezza e la sicurezza un sistema crittografico particolarmente complesso, i cui algoritmi vengono aggiornati e rinforzati grazie ai calcoli effettuati dai computer "messi a disposizione" dagli utenti per operazioni in comune. Un'attività chiamata mining, estrazione, anche perché come ricompensa per ogni calcolo risolto, l'utente genera, "estrae" un bitcoin per se stesso. I bitcoin non sono però "creabili" all'infinito. Il sistema è infatti programmato per fermarsi al 21milionesimo bitcoin. Al momento ne sono stati generati poco più di 11 milioni e l'ultimo dovrebbe vedere la luce intorno al 2040.
Primo tentativo di regolamentarlo in Italia - Molte però le questioni ancora aperte, a partire dallo status legale del bitcoin. Un primo tentativo di regolamentarlo in Italia lo ha proposto il deputato di Sel Sergio Boccadutri, che ha presentato un emendamento al decreto Destinazione Italia. "E' necessario avviare un percorso fattivo sul Bitcoin poiché la sua innegabile diffusione non può essere lasciata senza una concreta osservazione istituzionale e relativa regolamentazione" ha dichiarato il deputato. Il testo non convince però del tutto l'avvocato esperto in cose digitali Guido Scorza che, al Corriere.it ha ricordato come i singoli stati "non hanno la possibilità di introdurre una moneta nuova. L’intento non può essere quello di dire che da domani in Italia si userà anche il Bitcoin, si tratta di un problema di competenza dell’Unione europea”.
Scelta tra moneta e forma di pagamento - Approfondendo il tema con SkyTG24.it, Scorza spiega che "c'è una scelta da fare a monte". Se il Bitcon infatti "viene considerato una moneta, bisogna muoversi a livelli europeo e trattarlo come se fosse una moneta estera". Non essendoci uno Stato emettitore, spiega Scorza, la via più logica sarebbe "accettarla come se fosse la moneta di uno stato non riconosciuto ufficialmente". Una via inusuale, ma non impercorribile. "Più probabile però - continua l'avvocato - che venga considerato solo una forma di pagamento. In quel caso si tratta di una convenzioni tra privati, come il baratto, e può essere regolamentato dalla legislazione nazionale". La normativa, in questo caso, si limiterebbe a cercare di garantire la sicurezza del pagamento".
Concorrente per le altre monete? - Status legale a parte, però, a venire messa in discussione potrebbe essere la sovranità monetaria. La produzione di moneta è infatti uno degli strumenti attraverso i quali gli stati (o l'Unione Europa, nel caso dell'Euro) attuano parte delle proprie politiche economiche. "La concorrenza di monete fa bene - sostiene l'economista dell'Istituto Einaudi per l’economia e la finanza Francesco Lippi - se un governo si sente minacciato si sforzerà di avere una moneta più forte". In ogni caso secondo l'economista il Bitcoin non è ancora così forte da poter minacciare la sovranità monetaria di uno stato. "Poi noi studiosi un esempio straordinario di come nasca una moneta, ma è ancora un fenomeno primitivo". Troppo volatile, troppo complesso fare semplici acquisti, ancora molto marginale. A tutt'oggi circolano in tutto il mondo poco più di 11 milioni di bitcoin. "Al cambio attuale (poco meno di 1000 dollari a bitcoin, qui tutte le quotiazioni, ndr) equivale a circa 10 miliardi di dollari. I dollari circolanti al mondo oggi sono 1500 miliardi, la differenza è evidente".
Un futuro incerto - I dubbi intorno ai bitcoin sembrano nascere con la stessa velocità con la quale vengono coniate nuove monete. Incerto, per esempio, l'aspetto fiscale per chi genera bitcoin, così come non manca di sollevare dubbi la sempre maggiore difficoltà computazionale del mining, che tende ormai ad escludere i pc dei singoli utenti a favore di computer professionali programmati solo per questo. Anche la Blockchain, il database condiviso da tutti gli utenti, diventa ogni giorno più grande e pesante e potrebbe, prima o poi creare problemi. Senza dimenticare che il valore del bitcoin esiste nella misura in cui gli utenti glielo riconoscono E' utile quindi ricordare l'avvertimento ribadito sulla stessa pagina in italiano di Bitcoin.org. "Bitcoin è una nuova valuta sperimentale in pieno sviluppo. Sebbene stia diventando sempre meno sperimentale con l'aumentare del suo impiego, si dovrebbe tener presente che Bitcoin è una nuova invenzione che sta esplorando idee mai tentate prima. Come tale, il suo futuro non può essere predetto da nessuno."