Previsioni peggiorate per quanto riguarda l'andamento di Pil, deficit e debito per il 2013. Il peggioramento dei dati degli ultimi anni è dovuto agli interventi sui conti pubblici: "Il lavoro ora è fatto e ci sono spazi per rilanciare la crescita"
Peggiora la situazione economica secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, ma il peggio potrebbe ormai essere alle spalle. I segni meno, spiegano infatti, derivano in parte dalle politiche di risanamento dei conti intraprese negli ultimi due anni. Politiche ormai portate a termine e che ora lasciano lo spazio per interventi a favore della crescita.
Per il 2013 il Pil italiano diminuirà del 1,5% - Più in generale l'istituto presieduto da Christina Lagarde prevede che nel 2013 la crescita mondiale toccherà il 3,3%, un incremento dovuto soprattutto all'andamento delle economie emergenti e in via di svilupo (+5,3%), mentre la crescita delle economie avanzate si fermerà all'1,2%, 'merito' soprattutto del +1,9% degli Stati Uniti e al +1,6% del Giappone. Segno meno, invece, per diversi paesi dell'Eurozona, a iniziare proprio dall'Italia, che dovrebbe vedere il suo Pil contrarsi dell'1,5% per poi segnare nel 2014 una modesta crescita dello 0,5%.
Calo dovuto a politiche sui conti pubblici ora finite - Le stime per il nostro paese sono tra l'altro riviste al ribasso (la correzione è stata dello 0,4% per il 2013, mentre resta invariato per il 2014), ma la debolezza della nostra crescita nel biennio 2012-2013 va messa in relazione all'ampia portata della correzione dei conti pubblici prevista nelle ultime manovre. Ma alla fine di quest'anno il grosso del lavoro sarà condotto a termine ed emergeranno spazi per rilanciare il potenziale di crescita dal 2014. "La crescita è stata debole perché gran parte dell'aggiustamento fiscale è stato fatto nel 2012 e nel 2013", ha affermato Jorg Decressin, vice direttore del dipartimento di ricerca del Fondo monetario internazionale. "La buona notizia è che entro fine anno il grosso del lavoro sarà fatto, e in futuro si dovrà fare di meno". L'Italia, ha aggiunto Decressin, ha compiuto progressi sul fronte delle riforme strutturali, ma può fare ancora molto per aumentare il potenziale di crescita. L'area in cui l'Italia può ancora lavorare portando riforme, spiega Decressin, riguarda soprattutto "il sistema legale".
Il calo la stima sul deficit - Il Fmi rivede al ribasso anche le stime sul deficit e sul debito dell'Italia. Nel 2013 il disavanzo di Roma si attesterà al 2,6%, rispetto a 1,8% della proiezione di ottobre, mentre nel 2014 si porterà a 2,3%, anch'esso in peggioramento rispetto alla stima fornita lo scorso autunno, quando era indicato a 1,6% (la stima del governo è a 1,8%). Le stime del Fondo però sono al netto dell'impatto del decreto per la liquidazione dei debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese, che hanno portato il governo ad alzare la proiezione di disavanzo per quest'anno a 2,9% da 2,4%. Anche in questo caso però il giudizio dell'Fmi non è strettamente negativo. "In Italia il ritmo della correzione del deficit strutturale rallenterà quest'anno a un punto percentuale di Pil, un po' meno di quanto ci si attendeva in precedenza, ma abbastanza per portare il bilancio in pareggio al netto del ciclo e delle una tantum", si legge infatti nel rapporto.
Debito destinato a salire - Riviste al rialzo anche le stime del debito, che quest'anno salirà al 130,6% del Pil (127,8% la stima di ottobre, 130,4% quella del governo) e il prossimo si porterà al 130,8% (127,3% la previsione precedente, 129,0% quella governo). Anche in questo caso non si tiene conto dell'effetto dei pagamenti dei debiti alle imprese. Proprio l'alto livello del debito, unito all'elevato divario tra crescita e tassi d'interesse, fa restare l'Italia nel gruppo dei Paesi giudicati ad elevata vulnerabilità di fondo dei conti pubblici, vulnerabilità su cui peraltro pesa il basso livello di crescita.
Non sono previste nuove misure per l'Italia - D'altra parte, riconosce il Fmi, per quanto riguarda il debito, l'Italia, insieme alla Francia e al Belgio, è tra i Paesi europei "ad aver già intrapreso una larga parte della correzione necessaria a portare il rapporto del debito a livelli di sicurezza nel corso del tempo". In particolare, l'Italia, se lo scenario per il 2013 dovesse essere confermato, non avrebbe bisogno di misure per migliorare il proprio avanzo primario al netto del ciclo, indicato per quest'anno al 4,9% del Pil, e al 4,8% il prossimo. D'altra parte, scrive il Fondo, "visto l'alto livello del debito, all'Italia servirà mantenere avanzi primari più consistenti rispetto alla Francia e al Belgio nei prossimi 10 anni".
Per il 2013 il Pil italiano diminuirà del 1,5% - Più in generale l'istituto presieduto da Christina Lagarde prevede che nel 2013 la crescita mondiale toccherà il 3,3%, un incremento dovuto soprattutto all'andamento delle economie emergenti e in via di svilupo (+5,3%), mentre la crescita delle economie avanzate si fermerà all'1,2%, 'merito' soprattutto del +1,9% degli Stati Uniti e al +1,6% del Giappone. Segno meno, invece, per diversi paesi dell'Eurozona, a iniziare proprio dall'Italia, che dovrebbe vedere il suo Pil contrarsi dell'1,5% per poi segnare nel 2014 una modesta crescita dello 0,5%.
Calo dovuto a politiche sui conti pubblici ora finite - Le stime per il nostro paese sono tra l'altro riviste al ribasso (la correzione è stata dello 0,4% per il 2013, mentre resta invariato per il 2014), ma la debolezza della nostra crescita nel biennio 2012-2013 va messa in relazione all'ampia portata della correzione dei conti pubblici prevista nelle ultime manovre. Ma alla fine di quest'anno il grosso del lavoro sarà condotto a termine ed emergeranno spazi per rilanciare il potenziale di crescita dal 2014. "La crescita è stata debole perché gran parte dell'aggiustamento fiscale è stato fatto nel 2012 e nel 2013", ha affermato Jorg Decressin, vice direttore del dipartimento di ricerca del Fondo monetario internazionale. "La buona notizia è che entro fine anno il grosso del lavoro sarà fatto, e in futuro si dovrà fare di meno". L'Italia, ha aggiunto Decressin, ha compiuto progressi sul fronte delle riforme strutturali, ma può fare ancora molto per aumentare il potenziale di crescita. L'area in cui l'Italia può ancora lavorare portando riforme, spiega Decressin, riguarda soprattutto "il sistema legale".
Il calo la stima sul deficit - Il Fmi rivede al ribasso anche le stime sul deficit e sul debito dell'Italia. Nel 2013 il disavanzo di Roma si attesterà al 2,6%, rispetto a 1,8% della proiezione di ottobre, mentre nel 2014 si porterà a 2,3%, anch'esso in peggioramento rispetto alla stima fornita lo scorso autunno, quando era indicato a 1,6% (la stima del governo è a 1,8%). Le stime del Fondo però sono al netto dell'impatto del decreto per la liquidazione dei debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese, che hanno portato il governo ad alzare la proiezione di disavanzo per quest'anno a 2,9% da 2,4%. Anche in questo caso però il giudizio dell'Fmi non è strettamente negativo. "In Italia il ritmo della correzione del deficit strutturale rallenterà quest'anno a un punto percentuale di Pil, un po' meno di quanto ci si attendeva in precedenza, ma abbastanza per portare il bilancio in pareggio al netto del ciclo e delle una tantum", si legge infatti nel rapporto.
Debito destinato a salire - Riviste al rialzo anche le stime del debito, che quest'anno salirà al 130,6% del Pil (127,8% la stima di ottobre, 130,4% quella del governo) e il prossimo si porterà al 130,8% (127,3% la previsione precedente, 129,0% quella governo). Anche in questo caso non si tiene conto dell'effetto dei pagamenti dei debiti alle imprese. Proprio l'alto livello del debito, unito all'elevato divario tra crescita e tassi d'interesse, fa restare l'Italia nel gruppo dei Paesi giudicati ad elevata vulnerabilità di fondo dei conti pubblici, vulnerabilità su cui peraltro pesa il basso livello di crescita.
Non sono previste nuove misure per l'Italia - D'altra parte, riconosce il Fmi, per quanto riguarda il debito, l'Italia, insieme alla Francia e al Belgio, è tra i Paesi europei "ad aver già intrapreso una larga parte della correzione necessaria a portare il rapporto del debito a livelli di sicurezza nel corso del tempo". In particolare, l'Italia, se lo scenario per il 2013 dovesse essere confermato, non avrebbe bisogno di misure per migliorare il proprio avanzo primario al netto del ciclo, indicato per quest'anno al 4,9% del Pil, e al 4,8% il prossimo. D'altra parte, scrive il Fondo, "visto l'alto livello del debito, all'Italia servirà mantenere avanzi primari più consistenti rispetto alla Francia e al Belgio nei prossimi 10 anni".