L’allarme della Banca centrale europea, che evidenzia un ulteriore calo dei posti all’inizio del 2013. A rischio anche la ripresa prevista per il secondo semestre. Istat: 6,4 milioni di italiani ai margini del mercato del lavoro
A fine 2012 il tasso di disoccupazione nell'Eurozona ha continuato a crescere "raggiungendo livelli senza precedenti". Lo scrive la Bce nel bollettino mensile che evidenzia un ulteriore calo dei posti di lavoro nel primo trimestre del 2013. "La crisi economica e finanziaria - rileva l'Istituto di Francoforte - continua a gravare sul mercato del lavoro nell'area dell'euro. Nel quarto trimestre del 2012 l'occupazione è diminuita ancora, mentre il tasso di disoccupazione ha continuato a crescere, raggiungendo livelli senza precedenti". E nel mese di febbraio il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 12%.
"Ripresa a rischio" - La Banca centrale europea, nel bollettino mensile, parla anche di graduale ripresa nel secondo semestre del 2013. La debolezza economica del 2012 si è trascinata nella prima parte di quest'anno, e "per la seconda metà del 2013 si prevede una graduale ripresa, che è soggetta a rischio al ribasso". E aggiunge che "l'orientamento di politica monetaria resterà accomodante fintantoché necessario". Fra i rischi per la ripresa nell'Eurozona vi è "una lenta o insufficiente attuazione delle riforme strutturali nell'area". Per questo è "fondamentale" che i governi intensifichino le riforme per la crescita, aprendo i mercati dei beni e servizi e del lavoro e modernizzando la pubblica amministrazione
"Attuare velocemente unione bancaria" - Infine, l’Istituto di Francoforte ribadisce che per ridurre il gap fra l'accesso al credito nel Nord Europa rispetto ai Paesi che risentono di tensioni, occorre procedere velocemente con l'Unione Bancaria. Secondo la Bce "il futuro meccanismo di vigilanza unico e il meccanismo di risoluzione unico rappresentano elementi d'importanza cruciale per una rinnovata integrazione del sistema bancario e quindi richiedono una rapida attuazione".
Istat: 6,4 milioni di italiani ai margini del mercato del lavoro - Tra disoccupati ufficiali, inattivi disponibili a lavorare e sottoccupati part time, in Italia le persone ai margini del mercato del lavoro sono circa 6,4 milioni. Le cifre sono state rese note dall'Istat che ha fornito i cosiddetti Indicatori complementari al tasso di disoccupazione per il 2012, integrando il dato dei 2,7 milioni di disoccupati in senso stretto. Gli inattivi disponibili a lavorare sono, in Italia, più numerosi dei disoccupati ufficiali (quasi tre milioni contro circa 2,7 milioni), contrariamente alla media europea che mostra un andamento opposto. All'interno di questo gruppo di inattivi italiani ci sono i cosiddetti scoraggiati, cioè coloro che dichiarano di non aver cercato lavoro perché convinti di non poterlo trovare: sono 1,3 milioni, 43% del totale. Il secondo indicatore individuato riguarda gli inattivi che invece cercano il lavoro, ma non sono subito disponibili ad accettare qualsiasi lavoro (111.000 nel 2012). La somma degli inattivi disponibili a lavorare – che comprende gli scoraggiati - e degli inattivi che cercano ma non sono disponibili ad ogni costo rappresenta le forze di lavoro potenziali che, nel 2012, ammontano a 3,086 milioni di persone. Il terzo indicatore per capire quanti italiani siano oggi ai margini del mercato del lavoro, è quello dei sottoccupati part time che, sempre nel 2012, sono 605.000, 154.000 in più rispetto al 2011 (+34,1%).
"Ripresa a rischio" - La Banca centrale europea, nel bollettino mensile, parla anche di graduale ripresa nel secondo semestre del 2013. La debolezza economica del 2012 si è trascinata nella prima parte di quest'anno, e "per la seconda metà del 2013 si prevede una graduale ripresa, che è soggetta a rischio al ribasso". E aggiunge che "l'orientamento di politica monetaria resterà accomodante fintantoché necessario". Fra i rischi per la ripresa nell'Eurozona vi è "una lenta o insufficiente attuazione delle riforme strutturali nell'area". Per questo è "fondamentale" che i governi intensifichino le riforme per la crescita, aprendo i mercati dei beni e servizi e del lavoro e modernizzando la pubblica amministrazione
"Attuare velocemente unione bancaria" - Infine, l’Istituto di Francoforte ribadisce che per ridurre il gap fra l'accesso al credito nel Nord Europa rispetto ai Paesi che risentono di tensioni, occorre procedere velocemente con l'Unione Bancaria. Secondo la Bce "il futuro meccanismo di vigilanza unico e il meccanismo di risoluzione unico rappresentano elementi d'importanza cruciale per una rinnovata integrazione del sistema bancario e quindi richiedono una rapida attuazione".
Istat: 6,4 milioni di italiani ai margini del mercato del lavoro - Tra disoccupati ufficiali, inattivi disponibili a lavorare e sottoccupati part time, in Italia le persone ai margini del mercato del lavoro sono circa 6,4 milioni. Le cifre sono state rese note dall'Istat che ha fornito i cosiddetti Indicatori complementari al tasso di disoccupazione per il 2012, integrando il dato dei 2,7 milioni di disoccupati in senso stretto. Gli inattivi disponibili a lavorare sono, in Italia, più numerosi dei disoccupati ufficiali (quasi tre milioni contro circa 2,7 milioni), contrariamente alla media europea che mostra un andamento opposto. All'interno di questo gruppo di inattivi italiani ci sono i cosiddetti scoraggiati, cioè coloro che dichiarano di non aver cercato lavoro perché convinti di non poterlo trovare: sono 1,3 milioni, 43% del totale. Il secondo indicatore individuato riguarda gli inattivi che invece cercano il lavoro, ma non sono subito disponibili ad accettare qualsiasi lavoro (111.000 nel 2012). La somma degli inattivi disponibili a lavorare – che comprende gli scoraggiati - e degli inattivi che cercano ma non sono disponibili ad ogni costo rappresenta le forze di lavoro potenziali che, nel 2012, ammontano a 3,086 milioni di persone. Il terzo indicatore per capire quanti italiani siano oggi ai margini del mercato del lavoro, è quello dei sottoccupati part time che, sempre nel 2012, sono 605.000, 154.000 in più rispetto al 2011 (+34,1%).