Addio a Google Reader, le proteste degli utenti

Economia
La versione mobile di Google Reader. Credits: Flickr/Byrion
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Il popolare aggregatore di feed Rss sarà dismesso dall'1 Luglio. Online crescono le lamentele con petizioni e video virali. La replica da Mountain View: "Gli utenti sono diminuiti. Dobbiamo focalizzarci su pochi prodotti"

Più di 100mila persone che firmano una petizione su Change.org per chiedere a Google di tornare sui propri passi. Centinaia utenti alla disperata ricerca di alternative che funzionino altrettanto bene. L'arrivo (inevitabile) di video virali, come quello basato sul noto estratto del film Hitler.
Il colosso di Mountain View non si aspettava di certo una reazione del genere quando, nell'ambito delle recenti "pulizie di primavera", ha annunciato la chiusura di Google Reader. Il noto servizio per l'aggregazione dei feed si va così ad aggiungere alla lunga lista di prodotti che Mountain View ha dismesso negli ultimi anni, come l'enciclopedia Knol o il social network Buzz.

Aggregatore di feed - Lanciato online nel 2005, Google Reader si è presto imposto come uno dei più popolari aggregatori per feed Rss e Atom, i formati creati per rendere più interscambiabili i contenuti online. Come gli altri programmi del genere, anche Google Reader permetteva di visualizzare in un'unica interfaccia le sottoscrizioni effettuate ai feed delle fonti più diverse; ma rispetto ai concorrenti presentava anche funzionalità di ricerca e gestione più avanzate. Sarà anche per questo motivo che l'annuncio ha fatto subito levare un coro di proteste, soprattutto tra quello zoccolo duro di utenti che continuava a utilizzare il servizio da tempo e, nel frattempo, non si era fatto tentare dagli aggregatori "social" di nuova generazione.

I nuovi aggregatori
- Per quanto avanzato, Google Reader è stato comunque concepito nell'epoca dei blog e dei contenuti pubblicati su pagine statiche. Nel frattempo, però, è arrivata la rivoluzione dei social-network, che ha cambiato molto le dinamiche di accesso alle risorse online. Oltre al Newsfeed di Facebook e alla timeline di Twitter (che di fatto sono aggregatori dei contenuti che sono piaciuti di più ai nostri amici), sono state lanciate anche applicazioni di social-news come Zite, News.me, Flipboard che permettono di riunire in un unico luogo diverse fonti attraverso criteri più da social network (gli articoli con più Like o retweet, ad esempio). La stessa Google, tra l'altro, ha lanciato Currents, un social-magazine per ora riservato ai dispositivi Android e iOS (che, tra l'altro, permette di importare le sottoscrizioni già effettuate su Google Reader). Insomma, come ha scritto Business Week, "la morte di Google Reader rappresenta la vittoria delle news sociali".

La replica di Google - Di fronte al crescere delle proteste, Google ha replicato spiegando che "ci sono due semplici ragioni dietro questa scelta: l'uso di Google Reader è diminuito; e poi come compagnia stiamo investendo molte delle nostre energie in un numero ridotto di prodotti. Pensiamo che questo tipo di focalizzazione ci potrà aiutare a offrire servizi migliori". Insomma, come hanno sottolineato diversi osservatori, dietro alle ultime "pulizie di primavera" c'è soprattutto il bisogno di spingere gli utenti su quel Google Plus di cui non sono ancora ben chiare le potenzialità. Allo stesso tempo, però, è anche innegabile il lento declino dei feed Rss: come dimostrano i dati dell'istituto di ricerca Forrester, solo il 4% degli utenti statunitensi dichiara di utilizzarli. Una cifra che si è quasi dimezzata in cinque anni: nel 2008 erano il 7%. Questi numeri confermano, quindi, il declino di cui parla Google: nonostante la loro utilità i feed Rss non sono mai riusciti a sfondare presso il pubblico di massa, ma sono sempre rimasti un fenomeno di nicchia.

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