Per l'Istat più del 50% delle famiglie percepisce meno di 2037 euro al mese. Bankitalia: ad ottobre sono diminuiti i finanziamenti ai privati (-0,1%) e alle imprese (-2,9%). LE INFOGRAFICHE
Oltre un quarto degli italiani è a rischio povertà o esclusione sociale. Lo afferma l'Istat nel rapporto 'Reddito e condizioni di vita', precisando che nel 2011 il 28,4% delle persone residenti è a rischio povertà o esclusione sociale, in crescita di 3,8 punti percentuali rispetto al 2010 (LE INFOGRAFICHE).
E, oltre ad aumentare il rischio povertà, scendono ancora i prestiti e i mutui che le banche italiane concedono alle famiglie italiane, come evidenziano i dati diffusi da Bankitalia.
Istat: aumenta il rischio di povertà - L'Istat sottolineando che nel 2011 l'indicatore del rischio povertà è cresciuto di 3,8 punti percentuali rispetto al 2010 a causa dall'aumento della quota di persone a rischio di povertà. Dopo l'aumento osservato tra il 2009 e il 2010, sostanzialmente stabile (10,5%) è la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro. Il rischio di povertà o esclusione sociale è più elevato rispetto a quello medio europeo (24,2%), soprattutto per la componente della severa deprivazione (11,1% contro una media dell'8,8%) e del rischio di povertà (19,6% contro 16,9%).
L’Istat rivela anche che il 50% delle famiglie residenti in Italia ha percepito, nel 2010, un reddito netto non superiore a 24.444 euro l'anno, circa 2.037 al mese. Nel Sud e nelle Isole, metà delle famiglie percepisce meno di 19.982 euro (circa 1.665 euro mensili).
Bankitalia: "Calo prestiti a famiglie e a imprese" - Secondo i dati diffusi da Bankitalia i finanziamenti alle famiglie sono andati in negativo (-0,1%) ad ottobre dopo che a settembre la crescita era stata pari a zero. Pesante il calo dei prestiti alle imprese, che vede una diminuzione del 2,9%. In generale i finanziamenti al settore privato sono diminuiti dell'1,0% dopo il -0,9% di settembre. Le sofferenze bancarie a ottobre sono salite a 119,825 miliardi dai 117,618 miliardi di settembre.
Cala il Pil - Segnali negativi arrivano anche dalla produzione, con il prodotto interno lordo che si è contratto, secondo quanto riferisce l'Istat, dello 0,2% su base congiunturale nel terzo trimestre dell'anno, portando così il calo tendenziale annuo al 2,4%. Il dato conferma la stima preliminare diffusa a metà novembre. Il terzo trimestre del 2012 ha avuto due giornate lavorative in più del trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al terzo trimestre del 2011. La variazione acquisita per il 2012 è pari a -1,9%.
Rispetto al trimestre precedente, i principali aggregati della domanda interna sono diminuiti in maniera significativa, con cali dello 0,8% dei consumi finali nazionali e dell'1,4% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni sono diminuite dell'1,4%, mentre le esportazioni sono aumentate dello 0,5%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,9 punti percentuali alla crescita del Pil: -0,6 punti i consumi delle famiglie, -0,1 la spesa della Pubblica Amministrazione e -0,2 gli investimenti fissi lordi. La variazione delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito positivamente alla variazione del Pil (rispettivamente 0,2 e 0,6 punti percentuali). In termini congiunturali, il valore aggiunto dell'industria è aumentato dello 0,2%, mentre sono diminuiti quelli dei servizi (-0,2%) e dell'agricoltura (-6,7%). In termini tendenziali, il valore aggiunto ha registrato variazione negative in tutti i settori (-6,7% le costruzioni, -5,1% l'agricoltura, -3,9% l'industria in senso stretto e -1,3% i servizi).
E, oltre ad aumentare il rischio povertà, scendono ancora i prestiti e i mutui che le banche italiane concedono alle famiglie italiane, come evidenziano i dati diffusi da Bankitalia.
Istat: aumenta il rischio di povertà - L'Istat sottolineando che nel 2011 l'indicatore del rischio povertà è cresciuto di 3,8 punti percentuali rispetto al 2010 a causa dall'aumento della quota di persone a rischio di povertà. Dopo l'aumento osservato tra il 2009 e il 2010, sostanzialmente stabile (10,5%) è la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro. Il rischio di povertà o esclusione sociale è più elevato rispetto a quello medio europeo (24,2%), soprattutto per la componente della severa deprivazione (11,1% contro una media dell'8,8%) e del rischio di povertà (19,6% contro 16,9%).
L’Istat rivela anche che il 50% delle famiglie residenti in Italia ha percepito, nel 2010, un reddito netto non superiore a 24.444 euro l'anno, circa 2.037 al mese. Nel Sud e nelle Isole, metà delle famiglie percepisce meno di 19.982 euro (circa 1.665 euro mensili).
Bankitalia: "Calo prestiti a famiglie e a imprese" - Secondo i dati diffusi da Bankitalia i finanziamenti alle famiglie sono andati in negativo (-0,1%) ad ottobre dopo che a settembre la crescita era stata pari a zero. Pesante il calo dei prestiti alle imprese, che vede una diminuzione del 2,9%. In generale i finanziamenti al settore privato sono diminuiti dell'1,0% dopo il -0,9% di settembre. Le sofferenze bancarie a ottobre sono salite a 119,825 miliardi dai 117,618 miliardi di settembre.
Cala il Pil - Segnali negativi arrivano anche dalla produzione, con il prodotto interno lordo che si è contratto, secondo quanto riferisce l'Istat, dello 0,2% su base congiunturale nel terzo trimestre dell'anno, portando così il calo tendenziale annuo al 2,4%. Il dato conferma la stima preliminare diffusa a metà novembre. Il terzo trimestre del 2012 ha avuto due giornate lavorative in più del trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al terzo trimestre del 2011. La variazione acquisita per il 2012 è pari a -1,9%.
Rispetto al trimestre precedente, i principali aggregati della domanda interna sono diminuiti in maniera significativa, con cali dello 0,8% dei consumi finali nazionali e dell'1,4% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni sono diminuite dell'1,4%, mentre le esportazioni sono aumentate dello 0,5%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,9 punti percentuali alla crescita del Pil: -0,6 punti i consumi delle famiglie, -0,1 la spesa della Pubblica Amministrazione e -0,2 gli investimenti fissi lordi. La variazione delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito positivamente alla variazione del Pil (rispettivamente 0,2 e 0,6 punti percentuali). In termini congiunturali, il valore aggiunto dell'industria è aumentato dello 0,2%, mentre sono diminuiti quelli dei servizi (-0,2%) e dell'agricoltura (-6,7%). In termini tendenziali, il valore aggiunto ha registrato variazione negative in tutti i settori (-6,7% le costruzioni, -5,1% l'agricoltura, -3,9% l'industria in senso stretto e -1,3% i servizi).