Dopo un incontro fiume, la riunione dell'Eurogruppo sullo sblocco dei 44 miliardi destinati ad Atene si chiude con un nulla di fatto. Tutto rinviato a lunedì 26. Samaras: "A rischio la stabilità della zona euro". Merkel: "Chance che si trovi l'intesa"
Niente accordo sulla Grecia, che per avere il via libera agli aiuti (44 miliardi di euro sono le tranche in sospeso) dovrà aspettare ancora almeno lunedì 26 novembre, giorno in cui l'Eurogruppo ha fissato una nuova riunione straordinaria per cercare di sbloccare la trattativa saltata a notte fonda per le resistenze della Germania. "Non è stato possibile trovare un accordo oggi, ci riproviamo lunedì", ha spiegato il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker al termine della riunione durata quasi dodici ore e finita alle 5 del mattino di mercoledì 21, senza conferenza stampa, lasciando intendere che tutte le parti sono ancora troppo distanti da un'intesa per potersi presentare insieme alla stampa. Senza un accordo è a rischio la stabilità della zona euro, mette in guardia il premier greco Antonis Samaras. La cancelliera Angela Merkel comunque, nel corso di un intervento al Bundestag, ha ha fatto sapere che ci sono "chance" che nel prossimo incontro si trovi un'intesa.
La divisione tra Eurogruppo e Fmi - In particolare, resta la divisione tra Eurogruppo e Fondo monetario Internazionale, su posizioni diverse per quanto riguarda la sostenibilità del debito greco. L'Eurozona sarebbe disposta a spostare in avanti di due anni i paletti di rientro dal debito, ora fissati al 120% da raggiungere nel 2020, mentre il Fmi non intende cedere. "Le nostre posizioni si sono avvicinate, ma continuiamo lunedì", ha detto il direttore generale del Fmi Christine Lagarde al termine della riunione, convinta che la sostenibilità dei conti sia "la prima cosa".
I dubbi della Germania - Nella maratona negoziale i ministri hanno comunque fatto dei progressi: "L'Eurogruppo ha identificato un pacchetto di misure credibili per contribuire in modo sostanziale alla sostenibilità del debito greco", ha fatto sapere Juncker in un comunicato. Ma le trattative si sono interrotte "per consentire di approfondire alcuni elementi a livello tecnico". Ovvero: i Paesi, e in particolare la Germania, hanno bisogno di quantificare esattamente le misure per aiutare Atene a ridurre il debito, perché in quelle cifre sta il loro nuovo sforzo che dovrà essere approvato anche dai parlamenti nazionali. Aiutare Atene a ridurre il debito, oggi al 170% del pil e in rapida ascesa, significa per i Paesi creditori subire perdite sui titoli, dimostrando ulteriore "generosità'' nei confronti di un Paese che sostengono finanziariamente dal 2010. Inoltre, non c'è accordo nemmeno sull'altro punto in discussione: i ministri non sanno come colmare il gap di 15 miliardi che si è creato a causa della loro precedente decisione di concedere due anni in più sul rientro dal deficit. E nuovi aiuti sono fuori discussione-
La divisione tra Eurogruppo e Fmi - In particolare, resta la divisione tra Eurogruppo e Fondo monetario Internazionale, su posizioni diverse per quanto riguarda la sostenibilità del debito greco. L'Eurozona sarebbe disposta a spostare in avanti di due anni i paletti di rientro dal debito, ora fissati al 120% da raggiungere nel 2020, mentre il Fmi non intende cedere. "Le nostre posizioni si sono avvicinate, ma continuiamo lunedì", ha detto il direttore generale del Fmi Christine Lagarde al termine della riunione, convinta che la sostenibilità dei conti sia "la prima cosa".
I dubbi della Germania - Nella maratona negoziale i ministri hanno comunque fatto dei progressi: "L'Eurogruppo ha identificato un pacchetto di misure credibili per contribuire in modo sostanziale alla sostenibilità del debito greco", ha fatto sapere Juncker in un comunicato. Ma le trattative si sono interrotte "per consentire di approfondire alcuni elementi a livello tecnico". Ovvero: i Paesi, e in particolare la Germania, hanno bisogno di quantificare esattamente le misure per aiutare Atene a ridurre il debito, perché in quelle cifre sta il loro nuovo sforzo che dovrà essere approvato anche dai parlamenti nazionali. Aiutare Atene a ridurre il debito, oggi al 170% del pil e in rapida ascesa, significa per i Paesi creditori subire perdite sui titoli, dimostrando ulteriore "generosità'' nei confronti di un Paese che sostengono finanziariamente dal 2010. Inoltre, non c'è accordo nemmeno sull'altro punto in discussione: i ministri non sanno come colmare il gap di 15 miliardi che si è creato a causa della loro precedente decisione di concedere due anni in più sul rientro dal deficit. E nuovi aiuti sono fuori discussione-