Fiat, Marchionne: “Non ho mai detto che lasceremo l’Italia”

Economia

L’ad del Lingotto assicura a Repubblica: “Non mollo. Ma non posso fare da solo”. E a Della Valle replica: “Vedo troppi maestri d’automobile improvvisati”. Camusso: "Fabbrica Italia presentato già in tempo di crisi". Nuovo crollo del mercato auto

La Fiat non vuole lasciare l'Italia. "In questa situazione drammatica, io non ho parlato di esuberi, non ho proposto chiusure di stabilimenti, non ho mai detto che voglio andar via": "non mollo. Mi impegno, ma non posso farlo da solo. Ci vuole un impegno dell'Italia". Così l'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, in un'intervista a la Repubblica. "Non sono l'uomo nero", ma "l'Italia dell'auto è precipitata in un buco di mercato senza precedenti", "abbiamo perso di colpo quarant'anni" e qualcuno "vorrebbe che la Fiat si comportasse tranquillamente come prima? O è un'imbecillità pensare a questo, o è una prepotenza, fuori dalla logica". E i dati dell'Acea (associazione di produttori) sul mercato dell'auto, che arrivano poche ore dopo l'intervista, non fanno che confermare il crollo degli ultim mesi: ad agosto Fiat Group Automobiles ha immatricolato in Europa (Ue a 27 più Paesi Efta) 37.687 unità, in calo del 17,7% rispetto ad agosto 2011. 

Scontro Marchionne-Della Valle -
Marchionne replica anche agli attacchi del patron della Tods' Diego Della Valle, che ospite a L'Infedele è tornato a criticare il Lingotto, chiedendo investimenti e definendo "una vergogna il passo indietro sul Piano Fabbrica Italia" perché così si "tenta di far passere per normale che un impegno preso con il Paese sia diventato un pour parler". Della Valle ha poi consigliato alla famiglia Agnelli di "tornare a fare quello che ha sempre che ha sempre saputo fare meglio, sciare, veleggiare e giocare a golf".  Critiche che seguono quelle di qualche giorno fa, in cui definiva Marchionne come il vero problema della Fiat, e alle quali l'ad del Lingotto replica: "Tutti parlano a cento all'ora, perché la Fiat è un bersaglio grosso, più delle scarpe di alta qualità e alto prezzo che compravo anch'io fino a qualche tempo fa: adesso non più. Ci sarebbe da domandarsi chi ha dato la cattedra a molti maestri d'automobile improvvisati. Ma significherebbe starnazzare nel pollaio più provinciale che c'è. Fintanto che attaccano, nessun problema. Ma lascino stare la Fiat" dice Marchionne. L'amministratore delegato del Lingotto risponde anche alle critiche di Cesare Romiti: "Il mondo Fiat che abbiamo creato noi non è più il suo. E anche la parola cosmopolita non è una bestemmia".

"Incontrerò il governo, ma ognuno faccia la sua parte" - Il numero uno di Fiat si dice disponibile a incontrare il governo, "ma poi? Sopravvivere alla tempesta con l'aiuto di quella parte dell'azienda che va bene in America del Nord e del Sud, per sostenere l'Italia, mi pare sia un discorso strategico". "Fiat - osserva Marchionne - sta accumulando perdite per 700 milioni in Europa, e sta reggendo sui successi all'estero. Sono le due uniche cose che contano. Se vogliamo confrontarci dobbiamo partire da qui: non si scappa". Il progetto Fabbrica Italia era basato "su cento cose, la metà non ci sono più. Io allora puntavo su un mercato che reggeva, ed è crollato, su una riforma del mercato del lavoro, e ho più di 70 cause della Fiom. Tutto è cambiato. E io non sono capace di far finta di niente. Anche perché puoi nasconderli ma i nodi prima o poi vengono al pettine. Ecco siamo in quel momento. Io indico i nodi: parliamone".

"Non vedo nessun cambio di mercato fino al 2014" - Chi "se la sentirebbe di investire in un mercato tramortito dalla crisi, se avesse la certezza non soltanto di non guadagnare un euro - aggiunge Marchionne - ma addirittura di non recuperare i soldi investiti? Con nuovi modelli lanciati oggi spareremmo nell'acqua: un bel risultato". E spiega: "Se io avessi lanciato adesso dei nuovi modelli avrebbero fatto la stessa fine della nuova Panda di Pomigliano: la miglior Panda nella storia, 800 milioni di investimento, e il mercato non la prende, perché il mercato non c'è”. "Le prospettive per le vendite - afferma Marchionne - non sono buone: "non vedo niente", nessun cambio di mercato "fino al 2014. Per questo investire nel 2012 sarebbe micidiale".

Camusso: "Se la Fiat alscia arrivi un altro produttore" - Dalle pagine de L'Unità piovono critiche a Marchionne dalla leader della Cgil Susanna Camusso. "Se, come tutto fa pensare, Fiat è orientata a ridimensionare la produzione, deve interrogarsi su come attirare un nuovo produttore". "L'Italia ha sempre dato per scontato che le auto le produce la Fiat o nessuno. Invece, è da affermare il concetto che la produzione dei mezzi di trasporto nel Paese non può essere il risultato delle scelte di una singola azienda. Se i piani di Fiat sono cambiati, ci si deve attrezzare per attirare un nuovo produttore".
La Camusso ha criticato poi le motivazioni con cui Fiat ha rinunciato al progetto di investire 20 miliardi in Italia, il cosiddetto "Fabbrica Italia", dicendo che il piano era stato
presentato nel 2010 quando la crisi era già scoppiata e che da allora, nel calo generale di mercato, è stata soprattutto la Fiat a perdere quote.

Europa, immatricolazioni ad agosto -8,5%  - Intanto, arrivano nuovi dati sul mercato auto. Le immatricolazioni auto sono in netto calo sia in luglio sia in agosto in Europa (Unione europea + paesi Efta), con il Gruppo Fiat che continua anch'esso il declino. Nel mese di luglio le immatricolazioni in Europa hanno registrato un -7,5% a 972.860 veicoli, a cui si è aggiunta una diminuzione in agosto dell'8,5% a 722.483 veicoli. Il mercato italiano a sua volta ha visto un calo del 21% in luglio a 109.452 veicoli e del 20,2% in agosto a 56.447 veicoli. Il gruppo Fiat segna un ridimensionamento annuo delle immatricolazioni europee pari al 16,4% in luglio, a 63.146 veicoli, mentre in agosto segna un calo del 17,7% a 37.687 veicoli, con una quota di mercato che si attesta rispettivamente al 6,5% in luglio e al 5,2% in agosto.

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