Fiat, il pressing del governo: "Chiarezza al più presto"

Economia

Dopo le parole dell'ad del Lingotto, il ministro Passera chiede che l'Italia abbia un ruolo centrale nelle strategie dell'azienda e chiama Marchionne. Fornero: "Il nostro interesse è elevato". Camusso (Cgil): "L'esecutivo agisca"

Chiarezza, responsabilità, impegni. Sono queste le risposte che il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera e quello del Lavoro Elsa Fornero chiedono alla Fiat dopo le parole dell'ad Sergio Marchionne e la possibilità che il Lingotto abbandoni Fabbrica Italia, il piano di investimenti annunciato nel 2010.
Un piano di investimento che ha spinto lo stesso Passera ad avere un colloquio telefonico con l'amministratore delegato della Fiat, lasciando intendere che a breve i due si incontreranno.
"E' giusto, importante ed urgente fare chiarezza al più presto possibile al mercato e agli italiani", ha detto Passera (VIDEO). "Il governo ed io faremo tutto il possibile, nell'ambito delle norme, per assicurare che le responsabilità che Fiat ha preso nei confronti dell'Italia vengano rispettate e ben chiarite". Il ministro ha poi ribadito la volontà di "capire fino in fondo le implicazioni di una serie di annunci che si sono susseguiti e che non permettono ancora di comprendere le strategie di Fiat in Italia. Faremo di tutto perché nell'ambito della crescita di Fiat l'Italia abbia un ruolo importante. Non é pensabile - ha ribadito Passera che la politica si sostituisca alle scelte imprenditoriali e di investimento ma assicuriamo massima attenzione ed impegno".
Passera ha infine chiarito che "l'attenzione del governo non deve significare telecronaca dei contatti, delle telefonate o degli incontri perché parliamo di un'azienda quotata che deve seguire delle precise regole in termini di comunicazione ai mercati e che quindi anche noi dobbiamo rispettare".

Fornero: "Occorre responsabilità verso il Paese" - E alle parole di Passera hanno fatto seguito anche quelle del ministro del Lavoro Elsa Fornero (VIDEO), secondo cui la responsabilità del management di una grande impresa "non è soltanto nei confronti degli azionisti ma in quelli più generali di tutti gli stakeholder; i lavoratori sono i primi e poi c'è la società tutta".
Fornero ha poi aggiunto che "quando un'impresa è grande come la Fiat e per quanto la Fiat è stata per questo Paese l'interesse del governo è molto elevato".

Camusso: "Il governo agisca" - L'annuncio di Fiat mette in allarme anche i sindacati.  Il segretario Cgil Susanna Camusso si chiede "quanti stabilimenti deve ancora chiudere la Fiat per dire che vuole andare via dal Paese? E' ora che il governo prenda in mano la situazione. Il Governo non deve chiedere a Fiat cosa ha intenzione di fare ma dica a Fiat cosa il paese intende fare. Basta con le telefonate, 'mi hanno rassicurato'". "Di mese in mese - ha aggiunto Camusso - gli appuntamenti sono stati rinviati, i modelli non ci sono e la cig aumenta".

Cota: "Stillicidio dannoso per il Piemonte" - "La Fiat deve dire con chiarezza che cosa intende fare, perché questo continuo stillicidio di dichiarazioni è molto dannoso, per i lavoratori, per tutto il nostro sistema produttivo che ruota attorno all'azienda e per la credibilità del territorio", dice invece il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota. "Torino e il Piemonte hanno dato tanto all'azienda e non possono essere trattati come un qualsiasi posto del mondo dove può essere più o meno conveniente impiantare uno stabilimento. Le conseguenze di un atteggiamento del genere sarebbero molto gravi. Avere un ruolo e delle radici così profonde deve comportare qualcosa".

L'attacco di Della Valle: "Il problema è Marchionne" - Le parole di Marchionne avevano scatenato una durissima reazione da parte del patron della Tod's Diego Della Valle. In una lunga nota, l'imprenditore marchigiano non ha usato mezzi termini: "Il vero problema della Fiat non sono i lavoratori, l'Italia  o la crisi (che sicuramente esiste). Il vero problema sono i suoi azionisti di riferimento e il suo amministratore delegato". E, ancora: "Sono loro che stanno facendo le scelte sbagliate o, peggio ancora, le scelte più convenienti per loro e i loro obiettivi, senza curarsi degli interessi e delle necessità del Paese. Gli imprenditori italiani seri non vogliono in  nessun modo essere accomunati a persone come loro".

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