Il piano dell'esecutivo: entro il 2020 ridurre di 15 miliardi l'anno le tasse energetiche e stimolare capitali per 180 miliardi di euro, diminuendo del 19% le emissioni di gas serra
Sette priorità con l'obiettivo di ridurre di 15 miliardi l'anno la bolletta energetica (che oggi viaggia sui 60 miliardi) e di stimolare investimenti per 180 miliardi di euro.
Sono i numeri della strategia energetica nazionale che, con un'ampia consultazione pubblica, il governo sta mettendo a punto dopo anni di assenza.
Con una prospettiva di medio-lungo termine, cioè con un orizzonte temporale al 2020, in una bozza che potrebbe subire ulteriori modifiche (anche con revisioni al ribasso degli obiettivi), il governo indica come necessità da perseguire la promozione dell'efficienza energetica, lo sviluppo in Italia dell'hub del gas, lo sviluppo ma sostenibile economicamente delle energie rinnovabili, il rilancio della produzione nazionale di idrocarburi, lo sviluppo delle infrastrutture e del mercato elettrico, la ristrutturazione della raffinazione e della rete di distribuzione dei carburanti, la modernizzazione del sistema di governance.
Il tutto con lo scopo di mobilitare 180 miliardi di investimenti, di ridurre del 19% le emissioni di gas serra, di arrivare al 23% di incidenza delle rinnovabili e, soprattutto, di raggiungere nello stesso anno un taglio della fattura energetica che il Paese paga per approvvigionarsi di energia da Paesi Ue ed extra Ue di 15 miliardi l'anno (con la riduzione dall'82 al 65% della dipendenza dall'estero).
Ecco alcune delle misure previste.
Più produzione nazionale. L'obiettivo è raddoppiare l'attuale produzione dall'8% al 16% del fabbisogno energetico italiano. La produzione attivabile al 2020 è di ulteriori 24 milioni di boe (barile equivalente di petrolio) l'anno di gas e 57 milioni di boe di olio.
Possono essere mobilitati 15 miliardi di euro di investimenti e creati circa 25.000 posti di lavoro, con un risparmio di 5 miliardi sulla bolletta energetica.
Il limite alle trivellazioni offshore, oggi a 12 miglia, potrebbe essere rimodulato. Le norme adottate in Italia nel 2010 con il correttivo ambientale siglato dall'ex ministro Stefania Prestigiacomo dopo la marea nera nel Golfo del Messico hanno infatti bloccato "la maggior parte delle attivita' di ricerca e sviluppo offshore cancellando progetti per 3,5 miliardi di euro".
Decisioni centralizzate su infrastrutture nazionali. Il governo "ritiene importante affrontare la modifica della Costituzione per riportare in capo allo Stato le competenze legislative in materia di energia, per quanto riguarda le attività e le infrastrutture energetiche di rilevanza nazionale".
La riforma sarebbe "utile per assicurare una legislazione e scelte di fondo omogenee". Per attuarla si può pensare a "una limitata modifica dell'art.117 della Costituzione che elimini la legislazione concorrente per tale tipo di infrastrutture. Questa modifica - precisa la bozza - non vorrebbe dire escludere le Regioni dal processo decisionale, ma riportare a un livello unitario la legislazione in tali settori e semplificare il processo autorizzativo, mantenendo il ruolo delle Regioni nella formazione della decisione statale".
Ristrutturazione rete carburanti. La strategia indica la strada di una "maggiore liberalizzazione" del settore. Piu' self service e trasparenza dei prezzi, rimozione dei vincoli alle attività non oil, chiusura degli impianti "incompatibili" a norme urbanistiche e codice della strada, possibilità di riscattare l'impianto per i titolari e i gestori in modo da far aumentare il numero delle pompe bianche.
Sono i numeri della strategia energetica nazionale che, con un'ampia consultazione pubblica, il governo sta mettendo a punto dopo anni di assenza.
Con una prospettiva di medio-lungo termine, cioè con un orizzonte temporale al 2020, in una bozza che potrebbe subire ulteriori modifiche (anche con revisioni al ribasso degli obiettivi), il governo indica come necessità da perseguire la promozione dell'efficienza energetica, lo sviluppo in Italia dell'hub del gas, lo sviluppo ma sostenibile economicamente delle energie rinnovabili, il rilancio della produzione nazionale di idrocarburi, lo sviluppo delle infrastrutture e del mercato elettrico, la ristrutturazione della raffinazione e della rete di distribuzione dei carburanti, la modernizzazione del sistema di governance.
Il tutto con lo scopo di mobilitare 180 miliardi di investimenti, di ridurre del 19% le emissioni di gas serra, di arrivare al 23% di incidenza delle rinnovabili e, soprattutto, di raggiungere nello stesso anno un taglio della fattura energetica che il Paese paga per approvvigionarsi di energia da Paesi Ue ed extra Ue di 15 miliardi l'anno (con la riduzione dall'82 al 65% della dipendenza dall'estero).
Ecco alcune delle misure previste.
Più produzione nazionale. L'obiettivo è raddoppiare l'attuale produzione dall'8% al 16% del fabbisogno energetico italiano. La produzione attivabile al 2020 è di ulteriori 24 milioni di boe (barile equivalente di petrolio) l'anno di gas e 57 milioni di boe di olio.
Possono essere mobilitati 15 miliardi di euro di investimenti e creati circa 25.000 posti di lavoro, con un risparmio di 5 miliardi sulla bolletta energetica.
Il limite alle trivellazioni offshore, oggi a 12 miglia, potrebbe essere rimodulato. Le norme adottate in Italia nel 2010 con il correttivo ambientale siglato dall'ex ministro Stefania Prestigiacomo dopo la marea nera nel Golfo del Messico hanno infatti bloccato "la maggior parte delle attivita' di ricerca e sviluppo offshore cancellando progetti per 3,5 miliardi di euro".
Decisioni centralizzate su infrastrutture nazionali. Il governo "ritiene importante affrontare la modifica della Costituzione per riportare in capo allo Stato le competenze legislative in materia di energia, per quanto riguarda le attività e le infrastrutture energetiche di rilevanza nazionale".
La riforma sarebbe "utile per assicurare una legislazione e scelte di fondo omogenee". Per attuarla si può pensare a "una limitata modifica dell'art.117 della Costituzione che elimini la legislazione concorrente per tale tipo di infrastrutture. Questa modifica - precisa la bozza - non vorrebbe dire escludere le Regioni dal processo decisionale, ma riportare a un livello unitario la legislazione in tali settori e semplificare il processo autorizzativo, mantenendo il ruolo delle Regioni nella formazione della decisione statale".
Ristrutturazione rete carburanti. La strategia indica la strada di una "maggiore liberalizzazione" del settore. Piu' self service e trasparenza dei prezzi, rimozione dei vincoli alle attività non oil, chiusura degli impianti "incompatibili" a norme urbanistiche e codice della strada, possibilità di riscattare l'impianto per i titolari e i gestori in modo da far aumentare il numero delle pompe bianche.