Tv o negozi: quali saranno i prossimi investimenti di Apple?
EconomiaLe riserve ammontano a 98 miliardi di, abbastanza da coprire il debito di 8 membri della Ue. Ma cosa ci farà la Mela morsicata con tanta liquidità? Dall’apertura di altri store in Asia alla telefonia ecco tutte le ipotesi secondo gli esperti
Guarda anche:
A Bologna l'Apple Store più grande d'Italia (fotogallery)
Apple, venduti 4 milioni di iPhone 4S in tre giorni
di Gabriele De Palma
Tim Cook potrebbe costruirsi una stanza da meditazione in lingotti d'oro, o comprare Facebook, oppure finanziare duecento missioni su Marte o azzerare il debito di otto Paesi Ue. Esagerazioni a parte, la riserva di contanti messa da parte da Apple, grazie a un ultimo trimestre 2011 da record e previsioni per il 2012 ancora migliori, è enorme: quasi 100 miliardi di dollari (98 a voler fare i puntigliosi), superiore addirittura a quella del governo Usa. Ed entro fine anno potrebbero diventare 150 miliardi.
Le speculazioni sulla destinazione di tanto patrimonio - gestito dalle mani parche del nuovo amministratore delegato Tim Cook (che nonostante il lauto stipendio vive in una casa poco appariscente in affitto) - si rincorrono tra i desideri degli investitori, le previsioni degli analisti di mercato e gli osservatori delle vicende del mondo high-tech.
Dividendi - Al di là di come verrà impiegata buona parte della riserva di Apple, chi ha in mano le azioni del gruppo in questi giorni pensa solo ad una cosa: i dividendi. Nonostante l'azienda di Cupertino goda di ottima salute finanziaria da qualche anno, è dal 1995 che Steve Jobs non decide di riconoscere un po' di guadagni anche agli azionisti. Semplicemente nessun dividendo negli ultimi diciassette anni: tutto il guadagno reinvestito in nuove sfide o accumulato in riserva (fatta eccezione per due volte in cui vennero distribuite azioni anziché moneta sonante). Questa dovrebbe essere la volta buona, stando ai rumor e alle dichiarazioni di qualche membro del consiglio di amministrazione. Altro segnale interpretato in maniera positiva dagli investitori desiderosi di intascare almeno qualche briciola dell'utile del 2011 è la presenza di Bob Iger, amministratore delegato di Disney, sul posto lasciato vacante da Jobs al consiglio di amministrazione. Iger ha portato avanti alla Disney una politica pro-dividendi: a fronte di un ottimo bilancio a fine 2011 ha deciso di aumentarli del 50 per cento, portandoli dai 40 centesimi ai 60 centesimi per azione. Per scoprire come andrà a finire la vicenda basta aspettare fino al 23 febbraio, quando si terrà l'assemblea degli azionisti.
Nuova Apple Tv? - Anche se Tim Cook si convincesse a condividere con gli azionisti un po' della ricchezza accumulata, ne rimarrebbe molta ancora nelle casse dell'azienda. Così una delle ipotesi che va per la maggiore tra i commentatori è quella che vuole che la Mela morsicata addenti un altro settore dell'entertainment: la tv. È uno dei sogni di Steve Jobs, che già da qualche anno aveva dichiarato al proprio biografo ufficiale, Walter Isaacson, di voler “creare un set tv integrato con tutti i dispositivi che sia facile da usare”. Un set-top-box che comunichi col pc, l'iPad, l'iPhone, l'iPod (e quindi con lo store di iTunes) e che sia integrato ai servizi di cloud computing (iCloud) offerti ai propri clienti. Un prodotto simile, concepito a Cupertino esiste già, ed è la Apple Tv. Finora le sue vendite non sono paragonabili a quelle di iPhone e iPad e Tim Cook ha recentemente sminuito l'importanza dello scatolotto che si connette alla tv, definendolo poco più che un hobby per l'azienda. Nei dodici mesi tra ottobre 2010 e settembre 2011 sono state vendute quasi tre milioni di Apple Tv, ma nell’ultimo trimestre del 2011 il ritmo è sensibilmente cresciuto, con un milione e quattrocentomila dispositivi già spariti dagli Apple Store. Inoltre indiscrezioni fatte da webzine vicine all'azienda suggeriscono un rinnovamento non tanto di un nuovo set-top-box, ma dell'esordio di un vero e proprio televisore griffato dalla mela e dotato di tutte le ultime tecnologie di casa (dal nuovo processore A6 all'assistente vocale Siri fino a un sistema operativo dedicato). Un'idea supportata anche da testate prestigiose come Wall Street Journal e ComputerWorld che riportano l'attività frenetica presso i fornitori per realizzare un televisore (dovrebbero essere due i formati: 32 e 55 pollici), in grado di connettersi wireless all'archivio depositato su iCloud. Come ammonisce Fortune però, se costruire un televisore non rappresenta un ostacolo per l'azienda, più difficile dovrebbe essere offrire contenuti che smuovano gli utenti a cambiare i propri apparecchi.
Negozi, telefonia e pubblicità - Altre opzioni per spendere il tesoro stipato nelle casse aziendali non mancano. Innanzitutto molti credono che Apple potrebbe rinforzare la propria presenza sul territorio, attraverso nuovi Apple Store con cui diffondere il verbo della Mela soprattutto nei mercati più promettenti dell'estremo oriente (Cina e Giappone i Paesi più redditizi). I 350 negozi sparsi per il mondo potrebbero diventare quasi quattrocento. Dall'inizio dell'anno fiscale (ottobre) ne sono stati inaugurati già quattro, tre all'estero e uno a New York (nella splendida Grand Central Station), e per la fine del 2012 dovrebbero spuntarne altri quaranta (30 all'estero e 10 in casa).
In tal senso va letta anche la notizia del cambio al vertice del management degli Store fisici, è stato appena nominato un nuovo responsabile, John Browett, che prenderà il posto di Ron Johnson dal prossimo aprile.
Altri rumor, nati quasi per gioco durante l'acquisizione di T-Mobile da parte di At&t, vorrebbero invece Tim Cook alle prese con la tentazione di rilevare un operatore mobile statunitense. Ma l'ipotesi non sembra plausibile, anche se con tutto quel denaro si possa fare praticamente di tutto. Non si vede infatti il motivo per cui Apple dovrebbe affaticarsi a gestire un tipo di business del tutto nuovo, inimicandosi d'un tratto i suoi principali partner commerciali (gli operatori telefonici appunto) diventando un loro diretto concorrente.
Resta un fianco scoperto, però, a Cupertino. Ed è l'advertising digitale mobile. La piattaforma per l'advertising lanciata contemporaneamente all'iPhone 4 e su cui Steve Jobs ha puntato molto, non ha dato i frutti sperati, e Google con AdMob sta vincendo la corsa alla leadership di questa futura gallina dalle uova d'oro. I vantaggi di AdMob sono i prezzi più contenuti per gli inserzionisti e l'interoperabilità con più piattaforme, sistemi operativi e dispositivi, mentre iAd ha prezzi più alti ed è limitato al pur ingente universo Apple. Ora però a sopraintendere al servizio di advertising sarà Eddy Cue, già responsabile di iTunes e mago della contrattazione, che potrebbe ottenere quei risultati che Jobs non è riuscito raggiungere.
A Bologna l'Apple Store più grande d'Italia (fotogallery)
Apple, venduti 4 milioni di iPhone 4S in tre giorni
di Gabriele De Palma
Tim Cook potrebbe costruirsi una stanza da meditazione in lingotti d'oro, o comprare Facebook, oppure finanziare duecento missioni su Marte o azzerare il debito di otto Paesi Ue. Esagerazioni a parte, la riserva di contanti messa da parte da Apple, grazie a un ultimo trimestre 2011 da record e previsioni per il 2012 ancora migliori, è enorme: quasi 100 miliardi di dollari (98 a voler fare i puntigliosi), superiore addirittura a quella del governo Usa. Ed entro fine anno potrebbero diventare 150 miliardi.
Le speculazioni sulla destinazione di tanto patrimonio - gestito dalle mani parche del nuovo amministratore delegato Tim Cook (che nonostante il lauto stipendio vive in una casa poco appariscente in affitto) - si rincorrono tra i desideri degli investitori, le previsioni degli analisti di mercato e gli osservatori delle vicende del mondo high-tech.
Dividendi - Al di là di come verrà impiegata buona parte della riserva di Apple, chi ha in mano le azioni del gruppo in questi giorni pensa solo ad una cosa: i dividendi. Nonostante l'azienda di Cupertino goda di ottima salute finanziaria da qualche anno, è dal 1995 che Steve Jobs non decide di riconoscere un po' di guadagni anche agli azionisti. Semplicemente nessun dividendo negli ultimi diciassette anni: tutto il guadagno reinvestito in nuove sfide o accumulato in riserva (fatta eccezione per due volte in cui vennero distribuite azioni anziché moneta sonante). Questa dovrebbe essere la volta buona, stando ai rumor e alle dichiarazioni di qualche membro del consiglio di amministrazione. Altro segnale interpretato in maniera positiva dagli investitori desiderosi di intascare almeno qualche briciola dell'utile del 2011 è la presenza di Bob Iger, amministratore delegato di Disney, sul posto lasciato vacante da Jobs al consiglio di amministrazione. Iger ha portato avanti alla Disney una politica pro-dividendi: a fronte di un ottimo bilancio a fine 2011 ha deciso di aumentarli del 50 per cento, portandoli dai 40 centesimi ai 60 centesimi per azione. Per scoprire come andrà a finire la vicenda basta aspettare fino al 23 febbraio, quando si terrà l'assemblea degli azionisti.
Nuova Apple Tv? - Anche se Tim Cook si convincesse a condividere con gli azionisti un po' della ricchezza accumulata, ne rimarrebbe molta ancora nelle casse dell'azienda. Così una delle ipotesi che va per la maggiore tra i commentatori è quella che vuole che la Mela morsicata addenti un altro settore dell'entertainment: la tv. È uno dei sogni di Steve Jobs, che già da qualche anno aveva dichiarato al proprio biografo ufficiale, Walter Isaacson, di voler “creare un set tv integrato con tutti i dispositivi che sia facile da usare”. Un set-top-box che comunichi col pc, l'iPad, l'iPhone, l'iPod (e quindi con lo store di iTunes) e che sia integrato ai servizi di cloud computing (iCloud) offerti ai propri clienti. Un prodotto simile, concepito a Cupertino esiste già, ed è la Apple Tv. Finora le sue vendite non sono paragonabili a quelle di iPhone e iPad e Tim Cook ha recentemente sminuito l'importanza dello scatolotto che si connette alla tv, definendolo poco più che un hobby per l'azienda. Nei dodici mesi tra ottobre 2010 e settembre 2011 sono state vendute quasi tre milioni di Apple Tv, ma nell’ultimo trimestre del 2011 il ritmo è sensibilmente cresciuto, con un milione e quattrocentomila dispositivi già spariti dagli Apple Store. Inoltre indiscrezioni fatte da webzine vicine all'azienda suggeriscono un rinnovamento non tanto di un nuovo set-top-box, ma dell'esordio di un vero e proprio televisore griffato dalla mela e dotato di tutte le ultime tecnologie di casa (dal nuovo processore A6 all'assistente vocale Siri fino a un sistema operativo dedicato). Un'idea supportata anche da testate prestigiose come Wall Street Journal e ComputerWorld che riportano l'attività frenetica presso i fornitori per realizzare un televisore (dovrebbero essere due i formati: 32 e 55 pollici), in grado di connettersi wireless all'archivio depositato su iCloud. Come ammonisce Fortune però, se costruire un televisore non rappresenta un ostacolo per l'azienda, più difficile dovrebbe essere offrire contenuti che smuovano gli utenti a cambiare i propri apparecchi.
Negozi, telefonia e pubblicità - Altre opzioni per spendere il tesoro stipato nelle casse aziendali non mancano. Innanzitutto molti credono che Apple potrebbe rinforzare la propria presenza sul territorio, attraverso nuovi Apple Store con cui diffondere il verbo della Mela soprattutto nei mercati più promettenti dell'estremo oriente (Cina e Giappone i Paesi più redditizi). I 350 negozi sparsi per il mondo potrebbero diventare quasi quattrocento. Dall'inizio dell'anno fiscale (ottobre) ne sono stati inaugurati già quattro, tre all'estero e uno a New York (nella splendida Grand Central Station), e per la fine del 2012 dovrebbero spuntarne altri quaranta (30 all'estero e 10 in casa).
In tal senso va letta anche la notizia del cambio al vertice del management degli Store fisici, è stato appena nominato un nuovo responsabile, John Browett, che prenderà il posto di Ron Johnson dal prossimo aprile.
Altri rumor, nati quasi per gioco durante l'acquisizione di T-Mobile da parte di At&t, vorrebbero invece Tim Cook alle prese con la tentazione di rilevare un operatore mobile statunitense. Ma l'ipotesi non sembra plausibile, anche se con tutto quel denaro si possa fare praticamente di tutto. Non si vede infatti il motivo per cui Apple dovrebbe affaticarsi a gestire un tipo di business del tutto nuovo, inimicandosi d'un tratto i suoi principali partner commerciali (gli operatori telefonici appunto) diventando un loro diretto concorrente.
Resta un fianco scoperto, però, a Cupertino. Ed è l'advertising digitale mobile. La piattaforma per l'advertising lanciata contemporaneamente all'iPhone 4 e su cui Steve Jobs ha puntato molto, non ha dato i frutti sperati, e Google con AdMob sta vincendo la corsa alla leadership di questa futura gallina dalle uova d'oro. I vantaggi di AdMob sono i prezzi più contenuti per gli inserzionisti e l'interoperabilità con più piattaforme, sistemi operativi e dispositivi, mentre iAd ha prezzi più alti ed è limitato al pur ingente universo Apple. Ora però a sopraintendere al servizio di advertising sarà Eddy Cue, già responsabile di iTunes e mago della contrattazione, che potrebbe ottenere quei risultati che Jobs non è riuscito raggiungere.