Mani bucate, viaggio tra gli aiuti pubblici alle imprese

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Il mondo delle aziende mantenute dallo Stato: un sistema di assistenzialismo che distribuisce miliardi di fondi a tutti. Dai giornali ai registi, dall’Alitalia alla Fiat. E gli italiani pagano sempre due volte, come spiega il libro di Marco Cobianchi

di Pietro Pruneddu

C’è un filo rosso che unisce la Saras dei Moratti all’azienda agricola della moglie di Raffaele Lombardo, L’Avanti di Lavitola ai parchi divertimenti fantasma sparsi in tutta Italia, la Fiat di Marchionne alle piste di skilift della Valle d’Aosta. L’invisibile filo rosso sono i soldi pubblici che hanno ricevuto. "Un’orgia di aiuti", l'ha definita Marco Cobianchi, giornalista economico di Panorama, che per due anni ha spulciato migliaia di documenti, scoperchiando una realtà inquietante descritta nel suo libro Mani Bucate (Chiarelettere). Nemmeno lui è in grado di calcolare quale sia la cifra totale dei sussidi. Suggerisce quella fornita dall’economista Mario Baldassarri: circa 30 miliardi di euro l’anno.

Il meccanismo è caotico, la burocrazia macchinosa e la trasparenza parziale. In questa giungla ci sono però alcuni dati certi. Le imprese che hanno avuto accesso a fondi europei cofinanziati dall’Italia nel periodo 2003-2008 sono state più di 840mila. Mentre sono 38mila i procedimenti aperti negli ultimi 10 anni dall’Ue contro l’Italia per aiuti “potenzialmente illegali”.
“Il problema non sono i finanziamenti in sé”, spiega Marco Cobianchi a Sky.it, “ma il fatto che vengano concessi alle aziende per ripianare i debiti, non per crescere o creare occupazione”. I documenti raccontano di una classe imprenditoriale specializzata "nell'attaccarsi alla mammella dei finanziamenti pubblici” sostenuta da politici che li concedono senza battere ciglio. E così la lista dei sussidi è infinita. Ed è un alternarsi di sprechi e paradossi.

Il modello FiatL’azienda piemontese è da sempre considerata la più grande beneficiaria di aiuti pubblici in Italia. Il caso più grottesco risale al 1999 quando la Fiat minaccia di trasferire la produzione di motori diesel da Foggia allo stabilimento polacco di Bielsko-Biala. Lo Stato concede 121 milioni di euro per trattenerla in Puglia ma la Ue non è convinta. Dall’Italia spiegano che a Foggia “fa più caldo e il tasso di assenteismo è più alto” quindi quei soldi sono necessari per compensazione.

L’informazione assistita – Il quotidiano Liberal diretto da Ferdinando Adornato vende 60 copie al giorno (“Sessanta, non sessantamila”, puntualizza Cobianchi). Nel 2008 ha ottenuto 2,7 milioni di euro di fondi. Ogni copia è costata 179 euro oltre al prezzo di copertina. Radio Radicale incassa ogni anno 9,9 milioni di euro per trasmettere i lavori del Parlamento, mentre il settimanale “Motocross” riceve mezzo milione di euro.

I mantenuti dello spettacolo – “Il Fus va cancellato” dice Cobianchi a Sky.it riferendosi al Fondo unico per lo spettacolo. “Oltre al prezzo del biglietto noi finanziamo con le nostre tasse i film che vediamo in sala”. Secondo una graduatoria stilata in base agli incassi ecco alcune delle pellicole che hanno ricevuto maggiori sussidi: “Matrimonio alle Bahamas”, “Natale in crociera”, “L’allenatore nel pallone 2” e “Winx Club” (quest’ultimo riconosciuto anche come film di interesse culturale).

Il sussidio nel piatto – Tra i tanti casi citati nel suo libro, Cobianchi racconta delle società agricole intestate alle mogli di Raffaele Lombardo e Totò Cuffaro, gli ultimi due governatori della Regione Sicilia. Entrambe nella lista delle aziende finanziate con soldi pubblici. Curioso sapere che il Piemonte, che non ha accesso al mare, spende 750mila euro per promuovere campagne informative sui prodotti ittici. O scoprire che la razza equina “Pentro” gode di sussidi per la stalla e i recinti, per farlo partecipare a fiere o farlo accoppiare. E se partorisce, l’allevatore ha diritto al “bonus puledro”. Un welfare invidiabile, pagato dai contribuenti.

Anche la mafia ci guadagna – La legge 21 della regione Sicilia permette di accedere ai soldi del Fas (Fondo aree sottoutilizzate) presentando un’autocertificazione. Non serve altro documento. Facile quindi per la mafia autofinanziarsi coi milioni pubblici. Anche la camorra usa i finanziamenti per attività di riciclaggio, come il tentativo di costruire il Pompei Tech World, un parco divertimenti a Torre Annunziata aiutato con 3,4 milioni di euro.

Ma allora come si può spezzare questo meccanismo? Cobianchi, intervistato da Sky.it, suggerisce alcune soluzioni: “Investire le risorse nell’effettiva applicazione delle leggi (come ha proposto Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia) oppure rompere il circolo politica-affari e far gestire i soldi europei ad associazioni intermedie di imprenditori”.

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