Tobin Tax: di cosa stiamo parlando

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A teorizzarla fu l'economista e premio Nobel James Tobin, da cui prese il nome. Negli anni ha avuto molti sostenitori, anche se la sua formulazione originaria era diversa dalla proposta Merkel - Sarkozy. LA SCHEDA

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Evocata a più riprese, come spettro per alcuni, come toccasana secondo altri, la celebre Tobin Tax è stata periodicamente riesumata sotto forma di un'imposizione sulle transazioni finanziarie contro le speculazioni.

Battezzata così dallo statunitense premio Nobel per l'Economia James Tobin, questa tassa - ma è più precisamente un'imposta - aveva come intento originario quello di colpire le transazioni internazionali valutarie per disincentivare, penalizzandole, le speculazioni a breve. Un'idea accantonata dopo la sua proposizione nel 1972, poi ripresa da diversi esponenti politici ed economisti di vari paesi. Un'idea che piacque alla sinistra più vicina ai movimenti no global (in Italia la caldeggiò tra gli altri, negli anni novanta, l'allora leader di Rifondazione Comunista Bertinotti). Ha vantato tra i suoi fan una composita schiera che andava dall'ex presidente brasiliano Lula al venezuelano Chavez, ma anche all'ex ministro delle Finanze britannico Gordon Brown.

La verità è che il nome di questa 'tax' risulta, anche oggi a seguito della proposta Merkel-Sarkozy, abusato oppure impropriamente attribuito. Lo stesso suo "padre" James Tobin, scomparso nel 2002, prese un po' prima della morte le distanze da chi sventolava quel vessillo nel suo nome dicendo: "Non ho niente a che vedere con i sedicenti rivoluzionari antiglobalizzazione". L'imposta, egli corresse, nella sua formulazione originaria si applicava solo alle transazioni valutarie al fine di diminuire le fluttuazioni dei tassi di cambio. I soldi ricavati sarebbero dovuti andare non ai governi (come dice invece la proposta Merkel-Sarkozy), ma alla Banca Mondiale per trasferirli in ultima analisi ai poveri del mondo. E non alle casse erariali.

La proposta di James Tobin (diversa da quella dell'accordo tra Francia e Germania) prevede l' istituzione di un'imposta (lo 0,05 per cento, secondo alcune indicazioni) che dovrebbe colpire, ad aliquota uniforme, tutte le transazioni valutarie al fine di ridurre i guadagni speculativi sui movimenti finanziari a breve termine. Penalizzando fiscalmente questi capitali vaganti - secondo quanto teorizzato da Tobin - si ridurrebbe il loro impatto sui tassi di cambio, riducendone la volatilità e quindi frenando l' utilizzo speculativo del denaro. Per essere efficace la Tobin Tax richiede necessariamente una cooperazione internazionale, in quanto se adottata solo da un Paese o da un gruppo di Paesi non farebbe altro che allontanare i capitali verso mercati più liberi.

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