Così il Wall Street Journal ha commentato l'uscita di scena del banchiere da Generali. Il sito dell'Economist invece snobba la notizia e, per quanto riguarda l'Italia, si occupa solo del Rubygate
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Con il passo indietro di uno dei banchieri più importanti in Italia, "tutto il sistema economico ne avrà da guadagnare, se la sua uscita di scena aumenterà la fiducia degli investitori nella trasparenza delle politiche di investimento di Generali e nell'indipendenza del suo Cda". Così il Wall Street Journal ha accolto con favore le dimissioni di Cesare Geronzi dalla presidenza delle assicurazioni triestine: una mossa a sorpresa che si rivelerà "una buona scelta per la compagnia di assicurazione e per l’Italia", una giornata di sole per l'Italia.
Secondo il Financial Times - il quotidiano londinese a cui Geronzi aveva rilasciato un’intervista il 16 febbraio scorso in cui il banchiere suggeriva scelte di investimento molto diverse da quelle proposte dai manager operativi di Generali – le dimissioni sono nate dalla spaccatura nel board della compagnia del Leone. E saranno cariche di conseguenze anche per la finanza italiana. "Generali guarda a una nuova era di maggiore calma", ha titolato il Financial Times (il contenuto dell'articolo è a pagamento), facendo notare che le dimissioni di Geronzi sono state una mossa sensazionale e inaspettata, soprattutto rispetto agli standard da “cappa e spada” con cui è abituata a muoversi la finanza italiana.
Stride invece il silenzio sul sito dell’Economist: sui fatti italiani, il settimanale preferisce dare spazio al Rubygate. Se n’è accorto Linkiesta.it, che notato che "i blog dei corrispondenti dall’Italia aggiornano i lettori sui processi del Premier, ma non parlano della caduta del banchiere più potente degli ultimi vent’anni".
Sempre Linkiesta, in un pezzo di Riccardo Puglisi, ha commentato che, nonostante la caduta "del cattivo Geronzi, cardinalesco rappresentante del capitalismo di relazione in salsa italica", non sarà certo il suo nemico più avverso Diego Della Valle "il corpo estraneo ed innocente" che risolverà le storture di quel capitalismo.
Sugli altri media italiani (vedi la rassegna stampa), grande risalto si è dato alla vicenda e al profilo di uno dei banchieri più potenti degli ultimi anni. Su Il Sole 24 Ore di giovedì 7 aprile l'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ricorda Geronzi ai tempi della Banca d’Italia, dove l'ex presidente di Generali ha cominciato la carriere, come "uno straordinario operatore, con grande intuito, capacità di lavoro e spiccata intelligenza".
Sul Corriere della Sera – edito dalla Rcs nel cui consiglio di amministrazione risiedeva fino a mercoledì 6 aprile lo stesso Geronzi - il direttore Ferruccio de Bortoli riporta la sua conversazione avuta con Geronzi subito dopo le dimissioni. Dialogo in cui il banchiere, riporta de Bortoli, riferendosi ai suoi nemici, in particolare Diego Della Valle "si limita a dire, con una punta di perfidia, che il nuovo che avanza è formato da una «gioventù anziana», dalla quale non c'è da aspettarsi granché". A ricostruire invece sulle colonne del Corriere la vicenda di Geronzi e i possibili scenari di ristrutturazione della finanza italiana è il pezzo di Massimo Muchetti. Secondo il giornalista, caduto Geronzi, crollerà anche quel sistema di potere da lui impersonato, il "geronzismo". E molto cambierà anche negli assetti proprietari di Generali e Mediobanca.
Anche Massimo Giannini nell'articolo di giovedì su Repubblica parla di "un cambio di regime che rispecchia la metamorfosi in corso negli assetti della finanza italiana. La fine del geronzismo è il declino del berlusconismo".
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Secondo il Financial Times - il quotidiano londinese a cui Geronzi aveva rilasciato un’intervista il 16 febbraio scorso in cui il banchiere suggeriva scelte di investimento molto diverse da quelle proposte dai manager operativi di Generali – le dimissioni sono nate dalla spaccatura nel board della compagnia del Leone. E saranno cariche di conseguenze anche per la finanza italiana. "Generali guarda a una nuova era di maggiore calma", ha titolato il Financial Times (il contenuto dell'articolo è a pagamento), facendo notare che le dimissioni di Geronzi sono state una mossa sensazionale e inaspettata, soprattutto rispetto agli standard da “cappa e spada” con cui è abituata a muoversi la finanza italiana.
Stride invece il silenzio sul sito dell’Economist: sui fatti italiani, il settimanale preferisce dare spazio al Rubygate. Se n’è accorto Linkiesta.it, che notato che "i blog dei corrispondenti dall’Italia aggiornano i lettori sui processi del Premier, ma non parlano della caduta del banchiere più potente degli ultimi vent’anni".
Sempre Linkiesta, in un pezzo di Riccardo Puglisi, ha commentato che, nonostante la caduta "del cattivo Geronzi, cardinalesco rappresentante del capitalismo di relazione in salsa italica", non sarà certo il suo nemico più avverso Diego Della Valle "il corpo estraneo ed innocente" che risolverà le storture di quel capitalismo.
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Anche Massimo Giannini nell'articolo di giovedì su Repubblica parla di "un cambio di regime che rispecchia la metamorfosi in corso negli assetti della finanza italiana. La fine del geronzismo è il declino del berlusconismo".