Gli operai di Mirafiori si esprimono sul referendum. Camusso (Cgil) assicura che il sindacato rimarrà in ogni caso in fabbrica. Landini: “Non chiedo a nessuno di fare l’eroe”. La Uilm: “Potrebbero esserci più favorevoli qui che a Pomigliano”. VIDEO E FOTO
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"Ai lavoratori di Mirafiori dico di avere fiducia nel futuro e in loro stessi. Niente altro". Sono queste le parole che l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, rivolge da Detroit ai dipendenti dello stabilimento di Torino alla vigilia del referendum. Resta intanto alta la tensione tra il Lingotto e la Fiom sulla consultazione che si terrà a partire dalle 22 di giovedì 13.
"Mi piacerebbe tanto avere con Landini lo stesso rapporto che ho con Bob King", ha detto ancora, dall'altra parte dell'Oceano, Marchionne, dopo aver abbracciato calorosamente il presidente del sindacato americano Uaw, all'uscita dell'hotel Mgm di Detroit. "Mi piacerebbe davvero - spiega - perché bisognerebbe condividere il futuro con le parti sociali. Noi ci abbiamo provato".
Intanto è bufera sulle parole del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che si è schierato a fianco di Sergio Marchionne e ha affermato che nel caso in cui il referendum bocciasse l'intesa raggiunta "le imprese e gli imprenditori avrebbero buone motivazioni per spostarsi in altri Paesi".
"Sulla vicenda Fiat il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha abdicato alle sue funzioni e fa solamente spettacolo e la Fiom rimarrà infabbrica qualunque sia l'esito del referendum" ha detto il segretario della Cgil Susanna Camusso, che, a chi le chiedeva una previsione sull'esito del referendum ha risposto: "Vorrei non partecipare a un terno al lotto che mi pare irrispettoso dei lavoratori".
E sul clima teso nello stabilimento torinese: "E' evidente - ha detto - che si sta commettendo nei confronti di quei lavoratori uno straordinario torto". Su Mirafiori, "non diamo all'Ad di Fiat il potere di cambiare la storia del nostro paese, non diciamo sciocchezze, qualunque sarà la decisione la Fiom resterà in fabbrica", ha
detto Camusso.
Mercoledì 12 i metalmeccanici della Cgil hanno accusato la Fiat di fare pressioni sui lavoratori dello stabilimento di Mirafiori per votare sì al referendum sull'accordo per il rilancio dell'impianto (accordo non firmato dalla Fiom e dai Cobas). I dirigenti dell'azienda - denunciano le tute blu Cgil - a partire da mercoledì mattina hanno incontrato i lavoratori delle carrozzerie a gruppi di circa 40 persone per spiegare l'intesa. La Fiat replica che questi incontri "rientrano nelle prerogative dell'azienda" e anche i sindacati firmatari dell'accordo sostengono che la Fiat presenta semplicemente l'intesa ai lavoratori "così come ha sempre fatto" e come è accaduto anche dopo l'accordo di Pomigliano.
E questa mattina non si è tenuta la prima delle due assemblee organizzata dai sindacati firmatari dell'accordo di Mirafiori. L'appuntamento era alle 10 nei locali della parrocchia del Redentore, non lontano dallo stabilimento torinese, ma sono stati pochi i lavoratori che si sono presentati. "Quella di oggi - ha spiegato Claudio Chiarle, segretario della Fim torinese - era un po' una scommessa: è complicato portare i lavoratori ad assemblee fuori dai luoghi di lavoro. E' stato però necessario perché le assemblee retribuite che si tengono in fabbrica sono ormai diventate un luogo di non democrazia, dove chi vuole ascoltare è spesso disturbato da gruppi di contestatori. C'è la necessità di ricercare nuovi strumenti per confrontarsi con i lavoratori".
Si è tenuta invece, in fabbrica, l'assemblea convocata dalla Fiom. Tra i lavoratori "regnano la rabbia per i peggioramenti che la Fiat vuole introdurre e preoccupazione per il loro futuro" ha riferito Maurizio Landini, segretario generale del sindacato metalmeccanico della Cgil, al termine dell'assemblea.
"C'è stata grande partecipazione - ha detto - serenità, voglia di capire. Sull'esito del voto non facciamo previsioni, di certo non è un referendum libero, ma un plebiscito. La Fiom farà tutto ciò che è possibile, sul piano sindacale e giuridico, contro un modello di accordo che è inaccettabile".
Il responsabile nazionale auto della Uilm, Eros Panicali, inverce si dice ottimista sull'esito del voto: "Il contesto a Mirafiori è più difficile, ma i sì potrebbero essere di più che a Pomigliano".
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"Mi piacerebbe tanto avere con Landini lo stesso rapporto che ho con Bob King", ha detto ancora, dall'altra parte dell'Oceano, Marchionne, dopo aver abbracciato calorosamente il presidente del sindacato americano Uaw, all'uscita dell'hotel Mgm di Detroit. "Mi piacerebbe davvero - spiega - perché bisognerebbe condividere il futuro con le parti sociali. Noi ci abbiamo provato".
Intanto è bufera sulle parole del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che si è schierato a fianco di Sergio Marchionne e ha affermato che nel caso in cui il referendum bocciasse l'intesa raggiunta "le imprese e gli imprenditori avrebbero buone motivazioni per spostarsi in altri Paesi".
"Sulla vicenda Fiat il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha abdicato alle sue funzioni e fa solamente spettacolo e la Fiom rimarrà infabbrica qualunque sia l'esito del referendum" ha detto il segretario della Cgil Susanna Camusso, che, a chi le chiedeva una previsione sull'esito del referendum ha risposto: "Vorrei non partecipare a un terno al lotto che mi pare irrispettoso dei lavoratori".
E sul clima teso nello stabilimento torinese: "E' evidente - ha detto - che si sta commettendo nei confronti di quei lavoratori uno straordinario torto". Su Mirafiori, "non diamo all'Ad di Fiat il potere di cambiare la storia del nostro paese, non diciamo sciocchezze, qualunque sarà la decisione la Fiom resterà in fabbrica", ha
detto Camusso.
Mercoledì 12 i metalmeccanici della Cgil hanno accusato la Fiat di fare pressioni sui lavoratori dello stabilimento di Mirafiori per votare sì al referendum sull'accordo per il rilancio dell'impianto (accordo non firmato dalla Fiom e dai Cobas). I dirigenti dell'azienda - denunciano le tute blu Cgil - a partire da mercoledì mattina hanno incontrato i lavoratori delle carrozzerie a gruppi di circa 40 persone per spiegare l'intesa. La Fiat replica che questi incontri "rientrano nelle prerogative dell'azienda" e anche i sindacati firmatari dell'accordo sostengono che la Fiat presenta semplicemente l'intesa ai lavoratori "così come ha sempre fatto" e come è accaduto anche dopo l'accordo di Pomigliano.
E questa mattina non si è tenuta la prima delle due assemblee organizzata dai sindacati firmatari dell'accordo di Mirafiori. L'appuntamento era alle 10 nei locali della parrocchia del Redentore, non lontano dallo stabilimento torinese, ma sono stati pochi i lavoratori che si sono presentati. "Quella di oggi - ha spiegato Claudio Chiarle, segretario della Fim torinese - era un po' una scommessa: è complicato portare i lavoratori ad assemblee fuori dai luoghi di lavoro. E' stato però necessario perché le assemblee retribuite che si tengono in fabbrica sono ormai diventate un luogo di non democrazia, dove chi vuole ascoltare è spesso disturbato da gruppi di contestatori. C'è la necessità di ricercare nuovi strumenti per confrontarsi con i lavoratori".
Si è tenuta invece, in fabbrica, l'assemblea convocata dalla Fiom. Tra i lavoratori "regnano la rabbia per i peggioramenti che la Fiat vuole introdurre e preoccupazione per il loro futuro" ha riferito Maurizio Landini, segretario generale del sindacato metalmeccanico della Cgil, al termine dell'assemblea.
"C'è stata grande partecipazione - ha detto - serenità, voglia di capire. Sull'esito del voto non facciamo previsioni, di certo non è un referendum libero, ma un plebiscito. La Fiom farà tutto ciò che è possibile, sul piano sindacale e giuridico, contro un modello di accordo che è inaccettabile".
Il responsabile nazionale auto della Uilm, Eros Panicali, inverce si dice ottimista sull'esito del voto: "Il contesto a Mirafiori è più difficile, ma i sì potrebbero essere di più che a Pomigliano".
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