Tremonti: abbiamo un nuovo patto di stabilità

Economia
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L'accordo raggiunto dai ministri finanziari della Ue prevede che le sanzioni non scattino in maniera automatica nel momento in cui si avvia una procedura di infrazione per deficit eccessivo. Il ministro dell'Economia: l'Italia è favorevole ai cambiamenti

Il "novum pactum" di stabilità e crescita che regola la disciplina dei conti pubblici e la governance macro dell'Unione europea piace all'Italia, che lo ritiene "un buon testo", con "formule flessibili, ragionevoli e assolutamente gestibili da parte del paese".
La valutazione è del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che ha incontrato brevemente la stampa in un intervallo dei lunghi lavori lussemburghesi di Eurogruppo e 'task force' Van Rompuy.

"A più o meno sei mesi dalla nascita della 'task force', ora finisce la fase tecnopolitica. Il testo discusso lunedì per più o meno undici ore rappresenta una sintesi di valutazioni tecniche e politiche: trova concordi i ministri, la 'task force' e la Commissione. Potrà essere oggetto di ulteriori considerazioni politiche", spiega riferendosi al prossimo vertice Ue di fine ottobre.
Una vittoria dunque a tutto campo della politica sulle ragioni numeriche dettate dal rigore economico.

L'inquilino di via XX Settembre sostiene poi che sulla revisione del patto non sia mai esisitita una "richiesta italiana", "né di dilazione né di estensione della valutazione del debito ai fattori rilevanti, solo una posizione rivelatasi coerente con quanto deciso col consenso di tutti" aggiunge. Piacerebbe dunque secondo il ministro davvero a tutti la nuova versione del patto, di fatto la terza, che trova concordi Commissione e ministri.
Le proposte dell'esecutivo europeo parlavano in realtà di un maggior rigore nella correzione dei conti per i paesi 'inadempienti' in materia di conti pubblici, di fatto l'intera zona euro se si tiene conto dei criteri di deficit e debito.

La richiesta dei tecnici guidati dal commissario agli Affari monetari Olli Rehn prevedeva tuttavia che i paesi con un debito superiore al parametro Ue del 60% del prodotto interno lordo - 118,5% l'ultima stima ufficiale sul 2010 per l'Italia - una correzione di un ventesimo l'anno.
Nella proposta della Commissione Ue si prevede per i Paesi in debito eccessivo (sopra il 60%) un taglio del debito pubblico di un ventesimo l'anno.
Per quanto riguarda il debito pubblico, annuncia fiero il ministro nel testo odierno "non c'è alcun riferimento numerico", mentre il direttore del Tesoro Vittorio Grilli garantisce che verrà tenuto conto anche di variabili come il debito privato.

Di sapore squisitamente politico, il vero e proprio accordo sul patto non è però avvenuto qui a Lussemburgo ma nella cittadina francese di Deauville, da dove Angela Merkel e Nicolas Sarkozy annunciano un'intesa francotedesca il materia di governance che di fatto offusca e surclassa i lavori dei ventisette ministri finanziari Ue.
Una dichiarazione francotedesca arriva però anche a Lussemburgo.

"Francia e Germania sono giunte a un accordo per una profonda riforma del patto di stabilità e crescita, compresa una riforma dei trattati europei entro il 2013" dice una nota congiunta dei due pesi massimi europei.
Parigi e Berlino precisano di ritenere necessaria una revisione del trattato specie su due punti: quello che riguarda la creazione di un meccanismo permanente di risoluzione delle crisi e quello sulla sospensione dei diritti di voto per i paesi che infrangono le regole sulla disciplina di bilancio.

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