Il ministro dell'Economia al meeting di Comunione e Liberazione di Rimini: "Lo sviluppo non si può fare con il deficit o per decreto, serve una politica che ci dia una prospettiva vincente". Ma sottolinea: "La crisi non ha trovato impreparato il governo"
La ripresa dopo la crisi si presenta sullo scenario internazionale "con ampi margini di incertezza, discontinuità, disomogeneità". Lo ha sottolineato il ministro dell'Economia nei primi passaggi del suo intervento al meeting di Rimini. Ci sono così, ha aggiunto, "incognite per grandi e piccoli".
Ma, ha precisato il ministro, "la crisi non ha trovato impreparato il governo".
La globalizzazione, secondo Tremonti, " la causa della crisi con gli squilibri enormi che ha portato: pensare che la crisi sia dipendente da altro - ha sottolineato il titolare del dicastero di via XX Settembre - è inappropriato". "Per l'Europa - ha spiegato Tremonti - il gong della crisi ha segnato la fine del mondo coloniale: prima potevamo vendere le merci come volevamo, ma oggi non è così, adesso tutto è competitivo, tutto è piano, tutto è simmetrico".
Per il ministro dell'Economia è il momento "di riaprire il cantiere delle riforme e delle cose da fare". E sottolinea: "La tenuta dei conti pubblici è il presupposto per una politica che guardi avanti. Lo sviluppo non si puo' fare con il deficit, e non si puo' fare per decreto, dobbiamo immaginare una politica che ci dia una prospettiva vincente", ha detto Tremonti indicando anche che programmi e strategie vanno adeguati alle cose che cambiano.
Poi, Tremonti invita a rileggere gli scritti dell'ex segretario del Pci Enrico Berlinguer sulla austerity. "E' utile rileggere - spiega al meeting di Cl - gli scritti del 1977 di Enrico Berlinguer sull'austerity. Si tratta di un ragionamento sulle responsabilità nelle politiche di bilancio che puo' costituire una base politica di riduzione per i prossimi anni in tutta la UE".
Poi, senza menzionare la Fiat ma con parole che la platea del meeting di Rimini ha colto come un riferimento alla vicenda degli operai di Melfi, ha detto: se si vogliono "diritti perfetti nella fabbrica ideale" si rischia "di avere diritti perfetti ma di perdere la fabbrica che va da un'altra parte". Sempre in generale, il ministro ha detto: "Una certa qualita' di diritti e regole non possiamo piu' permetterceli": in uno scenario globale "non possiamo pensare che sia il mondo ad adeguarsi all'Europa, ma e' l'Europa che deve adeguarsi al mondo".
Ma, ha precisato il ministro, "la crisi non ha trovato impreparato il governo".
La globalizzazione, secondo Tremonti, " la causa della crisi con gli squilibri enormi che ha portato: pensare che la crisi sia dipendente da altro - ha sottolineato il titolare del dicastero di via XX Settembre - è inappropriato". "Per l'Europa - ha spiegato Tremonti - il gong della crisi ha segnato la fine del mondo coloniale: prima potevamo vendere le merci come volevamo, ma oggi non è così, adesso tutto è competitivo, tutto è piano, tutto è simmetrico".
Per il ministro dell'Economia è il momento "di riaprire il cantiere delle riforme e delle cose da fare". E sottolinea: "La tenuta dei conti pubblici è il presupposto per una politica che guardi avanti. Lo sviluppo non si puo' fare con il deficit, e non si puo' fare per decreto, dobbiamo immaginare una politica che ci dia una prospettiva vincente", ha detto Tremonti indicando anche che programmi e strategie vanno adeguati alle cose che cambiano.
Poi, Tremonti invita a rileggere gli scritti dell'ex segretario del Pci Enrico Berlinguer sulla austerity. "E' utile rileggere - spiega al meeting di Cl - gli scritti del 1977 di Enrico Berlinguer sull'austerity. Si tratta di un ragionamento sulle responsabilità nelle politiche di bilancio che puo' costituire una base politica di riduzione per i prossimi anni in tutta la UE".
Poi, senza menzionare la Fiat ma con parole che la platea del meeting di Rimini ha colto come un riferimento alla vicenda degli operai di Melfi, ha detto: se si vogliono "diritti perfetti nella fabbrica ideale" si rischia "di avere diritti perfetti ma di perdere la fabbrica che va da un'altra parte". Sempre in generale, il ministro ha detto: "Una certa qualita' di diritti e regole non possiamo piu' permetterceli": in uno scenario globale "non possiamo pensare che sia il mondo ad adeguarsi all'Europa, ma e' l'Europa che deve adeguarsi al mondo".