Sciopero Tirrenia, controesodo a rischio

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Il 30 e 31 agosto mobilitazione di 48 ore dei lavoratori marittimi. Disagi in vista per i milioni di italiani di ritorno dalle vacanze. Ma il ministro Matteoli assicura: l'agitazione non ci sarà "perché fino al 5 settembre la legge non lo consente"

Rischio rientro per 15-20mila persone che hanno un biglietto per imbarcarsi sulle navi di Tirrenia e della controllata siciliana Siremar il 30 e 31 agosto per lo sciopero di 48 ore dei lavoratori marittimi e amministrativi proclamato dalla Uiltrasporti a cui aderiscono anche Orsa e Federmar Cisal.
Ma il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Altero Matteoli assicura che lo sciopero "non ci sarà perché fino al 5 settembre la legge non lo consente" richiamando la regola della franchigia estiva che impedisce gli scioperi per garantire i servizi. E aggiunge che "nel frattempo i sindacati saranno ascoltati" facendo intendere che prima di fine mese sarà accolta la richiesta di Uiltrasporti - che non rinuncerà allo sciopero neanche di fronte alla precettazione ma solo dopo un incontro con il governo e garanzie scritte - e di Fit Cisl e Filt Cgil, contrarie allo sciopero.
Tutte le sigle chiedono assicurazioni su livelli occupazionali e ammortizzatori sociali e sul mantenimento delle attuali condizioni contrattuali, nel processo di privatizzazione del gruppo Tirrenia, imposto dall'Unione europea entro il 30 settembre prossimo.

"Siamo consapevoli che è uno sciopero fuori dalle regole - osserva il segretario generale della Uiltrasporti Giuseppe Caronia - ma se non lo avessimo dichiarato ci sarebbe stato il rischio di agitazioni spontanee". Caronia auspica "un atto di responsabilità da parte del governo nei confronti dei lavoratori e di chi deve rientrare dalle vacanze" perché "le rassicurazioni del ministro Matteoli" secondo cui non ci sarà "lo spezzatino", cioè la cessione solo delle parti migliori di Tirrenia, "non bastano".

In una nota inviata a palazzo Chigi, i segretari di Fit Cisl Claudio Claudiani e della Filt Cgil Franco Nasso auspicano con il governo "un confronto decisivo per risolvere l'intricata privatizzazione del Gruppo Tirrenia che desta vivissima preoccupazione. La salvaguardia occupazionale, la continuità dei contratti e un futuro solido - ribadiscono - costituisce un elemento fondamentale per individuare le giuste soluzioni per la privatizzazione, evitando ipotesi pasticciate che finirebbero per danneggiare i lavoratori, la Compagnia e i cittadini che necessitano di una rete di collegamenti marittimi efficienti".

La stima di 15-20mila turisti che possono rimanere a terra a fine mese è stata fatta "con il settore commerciale" ha spiegato Caronia sulla base di 28 navi che operano su tutte le linee coinvolte dalla protesta, di cui venti di Tirrenia e 8 della controllata Siremar che collega la Sicilia con le isole minori.

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