IL LIBRO DELLA SETTIMANA Insieme ai “Cavalieri del tempio” altri ordini monastico-cavallereschi si offrirono di difendere gli Stati cristiani e latini fondati in Oriente. E, dopo decenni di battaglie, per sopravvivere dovettero reinventarsi
Uno legge “templari” e puntuale si scatena l’immaginario – densissimo e a dire il vero un po’ caotico – di scampoli di film, parodie e vecchi ricordi scolastici. Il panorama, però, è decisamente più articolato. Anche perché, accanto ai “cavalieri del tempio”, nel Medioevo ci furono altri ordini monastico-cavallareschi.
A fare un po’ d’ordine è ora un libro dello storico Giuseppe Ligato, da poco pubblicato dalla casa editrice Salerno nella collana degli "Aculei" diretta da Alessandro Barbero. Si intitola “Le armate di Dio” e racconta le storie dei “crociati permanenti”. Una definizione nata da una decisione presa nel Concilio di Troyes del 1129 e che riguarda tre ordini militari: i templari appunto, gli ospitalieri di San Giovanni Battista e l’Ordine teutonico.
La rottura di un equilibrio
Questi tre ordini, ricorda Ligato, si offrono di difendere gli Stati cristiani e latini fondati in Oriente dopo la prima crociata proclamata nel 1095 da Papa Urbano II e arrivata a Gerusalemme quattro anni dopo.
La definizione di crociati permanenti, precisa lo storico, va intesa in senso tecnico e nasce da questo: il papato, primo promotore delle crociate, decide di estendere a templari, ospitalieri e teutonici i privilegi dei crociati, primo fra tutti la tutela dei loro beni.
È un cambiamento non di poco conto e non è un caso che all’inizio gli ordini militari furono accolti da una certa diffidenza, visto che rompevano l’equilibrio di una società che non contemplava vie di mezzo, suddivisa com’era tra il nobile esercizio delle armi, il potere sacro della preghiera e la produzione di risorse.
Le accuse
Una volta assestati e consolidati, i crociati permanenti furono accusati di avidità, arroganza, superbia. Seguirono vari altri addebiti e diverse sconfitte, ma a porre la parola fine fu un altro fattore decisivo, e cioè che “un Ordine mirante solo alla sempre più utopistica riconquista della Terra Santa non avrebbe avuto futuro”.
Così, due di questi ordini (gli ospitalieri e i teutonici) sopravvissero solo grazie al cambiamento dei propri obiettivi: i primi concentrandosi sulla difesa navale del Mediterraneo, i secondi dedicandosi al "teatro dell’Europa orientale, nuova terra di missione e colonizzazione”.
Per i templari, invece, non ci fu scampo: vennero distrutti dal re di Francia Filippo IV il Bello all’inizio del XIV secolo: “Non avevano saputo trovare un nuovo teatro operativo ed erano diventati incompatibili con i nuovi stati moderni, nei quali gli enti ecclesiastici erano progressivamente costretti al ripiegamento davanti alle nuove strutture politico-amministrative della monarchia, che rivendicava il monopolio della gestione economica e dell’attività militare”.
Le critiche agli Ordini militari intesi come soluzione ibrida e socialmente destabilizzante non facevano più testo: “A sconfiggerli era stata la storia. Ma il valore non era mancato”.