Maltempo in Toscana, le voci degli alluvionati: "È un inferno, mai visto niente di simile"

“È un inferno, non avevamo mai visto niente del genere”. Gli occhi degli abitanti di Sesto Fiorentino sono spaesati. Non riconoscono più la loro città, quei luoghi insignificanti e abitudinari che adesso assumono un aspetto inedito. Dove c’era la pasticceria, ora si spala il fango. Dove c’era il ristorante, ora si scava tra le macerie. Nella giornata di venerdì il torrente Rimaggio, che normalmente è un rigagnolo d’acqua e sassi, si è gonfiato a causa delle forti piogge e ha distrutto l’argine che lo conteneva. La massa di fango si è riversata in Piazza del Mercato, abbattendosi sulle vetrine dei negozi, dei bar, fino a fluire verso la chiesa e il centro cittadino. Nel suo scorrere ha travolto macchine, abitazioni, giardinetti, arrestandosi nel sottopassaggio, dove l’acqua è rimasta stagnante. Gli abitanti di Sesto, la mattina di sabato, si sono svegliati e si sono messi a spalare. “È la nostra città, non possiamo perdere neanche un minuto per salvarla”, ci dicono, senza smettere di fare quello che si sono promessi di fare. “Non è venuto nessuno a darci una mano, né i pompieri né la Protezione civile. Se non ci aiutiamo a vicenda, affoghiamo”, denunciano. Passeggiare nel fango, raccontare le storie Fuori dal centro di Sesto Fiorentino sono accatastate pile di oggetti sporchi di fango. Ci sono un divano, una lavatrice, un pallone della Roma. “Ieri il Ponte Giallo non ha retto – racconta Simone, una pala in mano e gli occhi persi – e il fiume si è riversato in strada come una cascata. Avevamo circa trenta centimetri di acqua in casa, abbiamo dovuto buttare via tutto. Nonostante avessimo chiamato i pompieri, nessuno si è presentato per aiutarci. Non eravamo in pericolo di vita, ci hanno detto. Ma mio padre è disabile e, a causa dei danni, è bloccato al piano di sopra da ieri pomeriggio”. Davanti alla chiesa di Sesto si è riunita la popolazione. Sono tanti i giovani che, armati di tute e guanti da cucina, smaniano per dare una mano. Si spazza via l’acqua sporca, che si è infiltrata in ogni anfratto, e si spala la mota. Nonostante la tragedia c’è un’atmosfera serena. Sono più i sorrisi che i musi lunghi. “E che dobbiamo fare? Piangerci addosso?”, commenta Raffaella. La sua cartoleria, un’istituzione per i sestesi, è ammuffita e piena di fango. “Anzi, ieri sera pensavo sarebbe andata molto peggio. È arrivato il fiume – racconta – e in poco tempo l’acqua nel negozio ha raggiunto i cinquanta centimetri. I miei genitori erano dentro e sono rimasti intrappolati. Li ha liberati la Protezione civile, aiutandoli ad uscire con le corde. Per quanto riguarda il negozio, è tutto da buttare. L’acqua e la carta non vanno d’accordo” ride. I giovanissimi arrivati per aiutare la popolazione Raffaella non è l’unica che conta i danni alla sua attività. Sergio, un omone di quasi due metri, l’aspetto arrogante e la voce dolce, racconta di tutti i lavori che dovrà affrontare per rimettere in piedi la sua agenzia immobiliare. “Dovremo cambiare tutta la pavimentazione e l’arredamento. Ieri, in meno di cinque minuti, la massa d’acqua che si è abbattuta su di noi ha distrutto tutto”. Eppure, davanti all’agenzia di Sergio si staglia una pianta da appartamento. È una piccola palma, con le foglie sradicate e appoggiate alla bene e meglio nel suo vasetto. “La vedi? L’ha salvata Sergio”, ci racconta ridendo sua moglie. “L’abbiamo vista che veniva trascinata giù dall’acqua, lui l’ha presa e ha deciso che diventerà il simbolo della rinascita di Sesto”. “Infatti – interviene il marito – perché Sesto rinascerà. Da stamani mattina, una miriadi di giovani si sono presentati, pale in mano e tanta iniziativa, per aiutarci. In questi ragazzi vedo la nostra speranza. Siamo come la palmina, un po’ ammaccati, ma con tanta voglia di crescere”. Infatti Sesto brulica di giovanissimi che, vestiti con calosce e impermeabili, si affannano per ripulire la città e salvare quello che c’è da salvare. “Quello che è successo ci ha colto di sorpresa – racconta Massimiliano, lo sguardo strafottente e ambizioso dei ventenni – l’argine non aveva mai ceduto, ma con l’aiuto di tutti la situazione è migliorata rispetto a ieri. Io sono corso ad aiutare perché Sesto è casa mia. Nonostante non avessi subito danni direttamente, ho sentito il dovere di dare una mano”. “Io vivo a Zambra – commenta Paolo, diciassette anni, sorriso e sigaretta in bocca – ma esco sempre a Sesto. I miei amici abitano tutti qui ed è un posto a cui tengo. Non potevo starmene a casa con le mani in mano”. La conta dei danni e la voglia di ricominciare Ma i danni più gravi sono stati subiti dalle attività e dai negozi in Piazza del Mercato, dove il fiume ha riversato gran parte della sua furia. La proprietaria di un bar davanti l’argine piange e impreca, mentre spala la mota che in poco tempo ha riempito tutto il locale. Intanto, un piccolo negozio di parrucchieri cinesi tenta di fare un’approssimativa conta dei danni, mentre i clienti di una vita aiutano a pulire pavimenti e soffitti. “Se non ci fossero loro – sorride Cristian, il figlio della proprietaria – non saprei come fare. Sarà difficile rimettersi in piedi, abbiamo perso quasi tutto. La roba elettrica, piastre, phon, arricciacapelli, è tutta andata. Anche i colori e le tinte, dobbiamo buttare via tutto”.

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