L'estate dei concerti tra caro biglietti e tour annullati

Con l'estate e le alte temperature arrivano anche i grandi concerti. Ma quest'anno, insieme ai grandi nomi internazionali e ai molti italiani, sono emerse molte polemiche e chiacchiere intorno a un paio di temi, diventati ancora più rilevanti: da una parte l'annoso problema del prezzo sempre più alto dei biglietti e dall'altra l'utilizzo snaturato delle grandi venue - stadio di San Siro e Circo Massimo, per citare le più celebri - per artisti ancora acerbi . I prezzi dei biglietti Partiamo dai prezzi, con un po' di numeri che ci indicano come oggi i concerti – specialmente quelli in location di grandi dimensioni - siano diventati economicamente sempre più insostenibil per molte persone. Guardiamo prima un attimo i numeri facendo rifeirimento al rapporto Siae 2023 : dal 2022 al 2023 gli spettatori dei concerti in Italia sono aumentati del 15,5%; nello stesso periodo i soldi spesi per i concerti sono aumentati del 33,5%. Nella differenza tra quel +15,5 e questo +33,5 c’è tutto l’aumento dei prezzi a carico degli spettatori: nel 2023 il costo medio del biglietto per i concerti di musica leggera era arrivato a 37,67€ e siamo piuttosto certi che nel 2024 e in questa prima parte del 2025 il prezzo dei biglietti non sia diminuito. Anzi. Siccome sono aumentati i costi complessivi di tutto succede che i concerti più piccoli sono quelli a soffrire di più e gli stessi club e piccoli spazi sono costretti a chiudere, mentre aumentano i mega eventi in grandi spazi con il prezzo dei biglietti medi notevolmente più alto. Quindi in questo anno e mezzo il prezzo medio è sicuramentre cresciuto. E dal momento che gli stipendi sono invece bloccati, tale aumento è ancora più percepito dal pubblico. Come scrive il giornalista Federico Pucci nella sua newsletter “Musica Spiegata”: "37,67€ era quasi esattamente quanto chiese Anderson .Paak per il suo concerto di 7 anni fa al Carroponte, e se ne parlò con un certo stupore; oggi quel prezzo lo collocherebbe nella metà bassa della classifica dei concerti che si terranno quest’estate nella medesima venue". Tour e concerti annullati o ridimensionati A partire dal periodo della post-pandemia l'attenzione verso i concerti dal vivo è stato sempre crescente da parte del pubblico, ma anche dagli artisti in quanto l'unico modo per monetizzare, considerando che gli streaming pagano poco con i cachet che negli anni crescono sempre di più. Di conseguenza per essere più rilevanti ecco che le produzioni diventano sempre più ricche e gigantesche e quindi i prezzi si alzano. Sulla formazione del prezzo dei biglietti il Guardian ha scritto un interessante longform lo scorso mese sull'argomento. Questo effetto domino è cresciuto molto negli ultimi 3-4 anni così oggi il meccanismo si sta incrinando . Nell'ultima settimana le giovani star italiane Bresh e Rkomi hanno annullato i loro tour estivi: il primo ufficialmente perché non era riuscito ad allestire per tempo uno show all'altezza, con alcune data che in prevendita andavano bene, e altre meno. Rkomi ha invece dichiarato che la sua è una “scelta artistica” perché il suo ultimo album, essendo molto intimo, poco si adatta ai grandi spazi, dove peraltro le prevendite non stavano volando. Gli Eiffel 65 e Benji & Fede hanno annullato la data al forum di Assago. Il megaconcerto-evento milanese di Tony Effe alla Fiera di Rho di quest'estate è diventato l’apertura di J Balvin al Carroponte, mentre nei giorni vicino alla data, i biglietti del concerto di Elodie allo stadio di San Siro venivano venduti a soli 10 euro . Un problema che non riguarda solo il mainstream Questa cosa non avviene solo nel campo della musica mainstream, ma anche in quello che rimane del rock alternativo italiano: dopo il sorprendente successo lo scorso anno della riunione dei CCCP, quest'anno la band di Giovanni Lindo Ferretti aveva annunciato il concerto romano al Circo Massimo, salvo poi passare alla più piccola Cavea dell'Auditorium Parco della Musica . L'anno scorso era già successo ai Negramaro di fare marcia indietro per qualche data negli stadi. Non si tratta solo di un fenomeno italiano: nessuna data del costosissimo tour europeo di Beyoncé è andato sold out a causa dei prezzi dei biglietti troppo alti e nelle date a Londra e in altre città del Regno Unito sono stati costretti a fare fortissimi sconti last-minute. In Italia alla fine i sold out negli stadi continua a farli sempre e solo Vasco Rossi, mentre gli altri continuano con annunci roboanti e finiscono con un secondary ticketing al contrario – a prezzi ribassatissimi, se non direttamente omaggio. Per fortuna ci sono i festival, magari quelli medio-piccoli, dove la stessa sera si esibiscono più artisti di ottimo livello anche se non popolarissimi che permettono di vedere più live set spendendo il prezzo di un concerto solo. Ma anche questi spesso risentono del clima generale e quelli che non hanno un nome o una community già consolidata rischiano di chiudere. Si spera che questi ultimi accadimenti facciano abbassare la cresta a management e agenti per tornare così a un regime e a un clima economicamente più sostenibile per tutti, artisti e pubblico.

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