La “Cesare Alfieri” compie 150 anni: "Da sempre votata alla modernità"
Cronaca
Nel 1875 il marchese Carlo Alfieri di Sostegno fondava la prima scuola di Scienze Sociali d’Italia, seconda in Europa solo a Sciences Po di Parigi. Da Pertini a Montanelli, da Spadolini a Sartori e Draghi: in quelle aule hanno studiato e insegnato personalità che hanno fatto la storia del nostro Paese
Un ritratto del marchese Carlo Alfieri di Sostegno, impreziosito da una cornice dorata del 1882, svetta su un antico mobile in legno. Sulla scrivania l’iMac grigio metallizzato e alcuni appunti sui laboratori di giornalismo e intelligenza artificiale. Il passato e il presente si affiancano, sembrano quasi sfidarsi, nella presidenza di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” di Firenze. La storia gloriosa della facoltà, che il 21 novembre compirà centocinquant’anni, ci parla dalle pareti, zeppe di documenti, manoscritti e fotografie che dall’Ottocento arrivano fino ai giorni nostri. Ad accoglierci è il professor Carlo Sorrentino: "Il mio mandato da presidente è agli sgoccioli – dice con un sorriso malinconico – quando sono entrato in questo ufficio ho subito avvertito il peso e l’eredità di chi mi ha preceduto".
Prima scuola di Scienze Sociali fondata in Italia e seconda in Europa soltanto a Sciences Po di Parigi (1872), l’Alfieri è da sempre votata alla modernità. "L’obiettivo in principio era formare la classe dirigente del Regno, una nuova generazione di amministratori pubblici e di diplomatici, costruendo un corso di studi innovativo". Il nobile torinese, discendente da Vittorio Alfieri, grande possidente terriero, aveva capito che l’aristocrazia avrebbe dovuto innovarsi e porsi al servizio delle istituzioni liberali. "Si trasferì in Toscana, intitolò la scuola al padre Cesare, ministro sotto il Re Carlo Alberto, e mise insieme un piano di studi che integrava storia, legge, filosofia ed economia", spiega Sorrentino.
Dalle origini elitarie alla laurea di Sandro Pertini
Oggi la Scuola vanta mille matricole fra triennali e magistrali, ma agli esordi era un circolo privato, riservato a un’élite. Nel 1875 gli ammessi furono solo quattordici e per decenni lo statuto avrebbe mantenuto il limite di cento iscritti, per consentirne una formazione eccellente. Vicino alla porta d’ingresso, un quadretto in bianco e nero attira la nostra attenzione: "Ritrae il corpo docenti e i laureandi del 1924: sono pochi, non ci sono donne, ma in basso a destra noterà un giovane Sandro Pertini", suggerisce. Il futuro Presidente della Repubblica discusse qui una tesi sulla cooperazione, vicina al socialismo democratico che lui aveva già abbracciato. La commissione, in cui erano presenti alcuni fascisti, lo “punì” con un misero 84/110.
Via Laura, la storica sede in centro che ha visto passare futuri premier e Capi di Stato
La sede odierna di Scienze Politiche si trova nel moderno polo universitario di Novoli, ma l’epopea della “Cesare Alfieri” si è scritta a pochi passi dal Duomo, in via Laura. Nelle aule che ora ospitano i corsi di Scienze della formazione primaria hanno studiato o insegnato figure di primo piano nella storia del nostro Paese. Ed è lì che incontriamo il vicepresidente, il professor Gabriele Paolini. "Personaggi di spicco, nel bene e nel male, sono passati di qui. Penso a Riccardo Dalla Volta, ordinario di economia politica e direttore fra il 1910 e il 1920, che poi avrebbe trovato la morte nel campo di sterminio nazista di Auschwitz; Carlo Rosselli e Gaetano Salvemini; ma anche Alessandro Pavolini, segretario del Partito Fascista Repubblicano durante il periodo di Salò".
L'epoca d'oro con Spadolini e Sartori: nascono i primi corsi di storia contemporanea e scienza della politica
Dopo le difficoltà del ventennio, sotto la guida di Giuseppe Maranini, la facoltà si rilancia, anche grazie all’apporto di due figure straordinarie: Giovanni Spadolini e Giovanni Sartori, che neanche trentenni tengono a battesimo le discipline di storia contemporanea e scienza della politica. Il primo, di cui si è da poco festeggiato il centenario, era talmente legato all’Alfieri che scelse di non andare mai in pensione: "Prese aspettativa e la mantenne anche quando divenne direttore del Corriere della Sera, senatore, Presidente del Consiglio prima e del Senato poi", spiega. "Fu un gesto simbolico, ma dettato dal cuore, come se potesse rientrare da un giorno all’altro a lezione". I racconti si alternano allo sfoglio di alcune guide e regolamenti accademici del Novecento, che il professore custodisce con cura nel suo archivio. Lingua francese: Mario Luzi; politica comparata: Leonardo Morlino; Storia Moderna: Luigi Lotti; politica economica: Ezio Tarantelli; politica monetaria internazionale: Mario Draghi… "Provo un senso di responsabilità che a volte è opprimente – confida Paolini – Dobbiamo cercare di essere all’altezza di questa storia senza esserne schiacciati".
Una foresta di 150 alberi, pubblicazioni e una wiki-Alfieri: ecco i progetti e le iniziative per il compleanno della facoltà
Sono molti gli eventi pensati dalla facoltà per celebrare un anniversario così importante. È stato già annunciato un progetto in collaborazione con l’agenzia Treedom per dar vita a una foresta. "Attraverso un crowfunding aperto a tutti, pianteremo centocinquanta nuovi alberi in Africa, ognuno simbolo di impegno e speranza per il futuro", annuncia il professor Fulvio Conti, a capo di una commissione istituita per l’occasione. "Vogliamo che sia una festa, non solo auto-celebrazione". Ecco perché oltre a un libro che ripercorrerà la storia della Scuola, è previsto il coinvolgimento degli studenti per completare l’enciclopedia online Wiki-Alfieri, con voci dedicate a donne e uomini che hanno reso illustre l’istituto.
"Offriamo una formazione interdisciplinare, da sempre" continua, orgoglioso, Conti, anche lui alfierino negli anni di via Laura. "Agli open day diciamo ai ragazzi che non impareranno una professione specifica, ma avranno una mente aperta verso tanti lavori che oggi ancora non esistono. In una società dinamica come quella attuale, questa impostazione è fondamentale e si conferma vincente. I dati di Alma Laurea ci dicono che un nostro laureato trova un’occupazione presto, anche prima di altri". Il marchese ne sarebbe felice.