Violenza sulle donne, il ddl 91 sui figlicidi e la storia di Federico Barakat

“Federico è vento, io sento il suo rumore nel vento. Oggi avrebbe 25 anni”. Antonella Penati è una vittima vivente di femminicidio, è una vittima della massima punizione che può essere inflitta a una madre. Suo figlio, Federico Barakat, fu ucciso il 25 febbraio 2009, a 8 anni e mezzo, dal padre dal quale Antonella si era separata. Federico morì dopo quasi un’ora di agonia, dopo essere stato colpito con 37 coltellate, in una stanzetta al primo piano della Asl di San Donato Milanese, durante un incontro cosiddetto protetto col padre violento – che poi si tolse la vita. Si chiama figlicidio, una forma di violenza contro la quale l'Associazione "Federico nel cuore", fondata da Antonella, si batte da allora. “Dal 2000 ad oggi sono stati 550 i bambini uccisi, nell’80% dei casi da padri italiani appartenenti al ceto medio – dice Antonella – questo dato non si può sottovalutare. Ѐ nostro dovere fare qualcosa, perché nessun altro bambino diventi vento”. La violenza assistita Il figlicidio spesso è l’estrema conseguenza di una violenza domestica assistita, in cui il bambino cresce in un clima di terrore anche se non è direttamente oggetto delle violenze che nel 90% dei casi sono perpetrate da uomini, quindi da padri. “Ci sono sempre più minori coinvolti in situazioni di violenza domestica. Nell’ultimo anno nel distretto di Milano – spiega il presidente del Tribunale, Fabio Roia – i casi di violenza assistita sono aumentati del 46% rispetto al 2023, con il coinvolgimento di 325 minori. Il figlicidio è certamente la massima punizione che l'uomo violento infligge alla donna nel momento in cui non c'è più accettazione del rapporto, ma non è solo questo. I bambini che vivono un clima di violenza maturano e sviluppano traumi infantili che possono perpetrarsi nell'età adulta o come attori di violenza o come vittime più vulnerabili esposte a situazioni di violenza”. Se da una parte aumentano i minori coinvolti in situazioni di violenza domestica, dall’altra però i numeri del Tribunale di Milano dicono pure che con le denunce sono aumentate anche le sanzioni del 13% rispetto al 2023, con in totale 798 anni di carcere comminati per reati commessi nei confronti dei soggetti fragili. La legge sull'affido condiviso, se male interpretata, può rappresentare un potenziale pericolo in certe situazioni. "La bigenitorialità deve essere sempre studiata e applicata, e qui mi riferisco ai giudici civili e minorili, nell'interesse del minore, questa bigenitorialità però deve essere bloccata quando c'è un genitore violento, che spesso è il padre, spiega il Presidente Roia. Un padre violento, un uomo che ha agito violenza all'interno delle mura domestiche, non può essere considerato in quel momento un modello di genitore con il quale il bambino deve riallacciare il rapporto, bisogna prima che l'uomo avvii un percorso critico di revisione del proprio comportamento violento e poi, in un secondo momento eventualmente, il bambino potrà riprendere i contatti e le visite con questo genitore". Il ddl 91 Nessuno è stato dichiarato responsabile per la morte di Federico: non i servizi sociali, non lo Stato italiano, assolto anche dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo a cui si era appellata la mamma. Ed è da allora che Antonella, come molte altre donne, non smette di sentirsi ancora vittima, delle violenze dell'ex compagno prima, poi di istituzioni sorde a quel pericolo imminente che lei stessa non smetteva di denunciare ogni volta che il figlio doveva per legge incontrare il padre. Grazie a lei, però, che nel frattempo ha fondato l'associazione “Federico nel cuore”, in Senato è stato depositato il disegno di legge n.91 che introduce l'articolo 317ter nel codice civile. Una norma che, tra le altre disposizioni, prevederebbe che nel caso di violenze domestiche di genere al genitore maltrattante venga negato anche solo il diritto di visita al minore. Il ddl è fermo da anni in Senato e, per sbloccarlo, è stata presentata una petizione che ha già raccolto oltre 60mila firme.

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