Nel suo curriculum 11 Olimpiadi, ma soprattutto tanto calcio: raccontò gli scudetti della Lazio di Maestrelli nel 74 e della Roma di Liedholm nell83, ingaggiando polemiche contro le squadre del Nord. Fu uno dei volti del Processo di Biscardi
È morto Gianni Melidoni, 90 anni, decano dei giornalisti sportivi e tra le principali firme 'romane' dagli Anni 70 fin oltre i 90. Nato a Napoli, era stato assunto a 20 anni al Messaggero di cui fu per alcuni anni anche vicedirettore, e dove rimase per tutta la sua carriera tranne gli ultimi anni, al Tempo. Undici Olimpiadi nel suo curriculum, ma soprattutto tanto calcio: raccontò gli scudetti della Lazio di Maestrelli nel '74 e della Roma di Liedholm nell83, ingaggiando polemiche contro le squadre del Nord e anche nei confronti di Enzo Bearzot, per la mancata convocazione di Roberto Pruzzo al Mondiale 82. Fu anche uno dei volti del successo del Processo di Aldo Biscardi, dove portò la sua verve polemica a difesa delle squadre della Capitale.
Il primo articolo scritto a 14 anni
Soprannominato "il principe dei giornalisti sportivi" per lo stile brillante e la forte personalità, Melidoni iniziò a scrivere giovanissimo: il primo articolo lo firmò a 14 anni. Scriveva a mano, dettando poi i pezzi, e ha sempre rivendicato un'idea di giornalismo fondata sull'indipendenza di giudizio e sulla competenza. Profondamente legato alla famiglia, alla fede e al nuoto, che praticava quotidianamente fino a tarda età, lascia la moglie Mariolina, sei figli (Antonio, Rita, Elisabetta, Laura, Elena e Giorgio) e numerosi nipoti. In una delle sue ultime interviste aveva detto di voler essere ricordato semplicemente "come una persona per bene".