Irene Pivetti condannata a 4 anni per evasione fiscale, Corte d’Appello conferma sentenza
CronacaL’ex presidente della Camera dovrà scontare la pena in carcere per evasione fiscale e autoriciclaggio. Al centro dell'indagine c’è la compravendita di tre Ferrari Granturismo servite per riciclare denaro. "La verità verrà fuori, sono tranquilla, la verità è che io sono innocente", ha commentato Pivetti subito dopo la sentenza. Condanne a due anni confermate anche per il pilota di rally ed ex campione di Granturismo Leonardo Isolani e per la moglie Manuela Mascoli
Confermata la sentenza a 4 anni per Irene Pivetti. L’ex presidente della Camera è stata condannata alla reclusione dalla Corte d’Appello di Milano per evasione fiscale e autoriciclaggio. Al centro del processo ci sono una serie di operazioni commerciali, datate 2016, del valore di circa 10 milioni di euro: si tratta di operazioni relative alla compravendita di tre Ferrari Granturismo che, stando alle indagini del pm Giovanni Tarzia e del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, sarebbe servita per riciclare proventi frutto di illeciti fiscali. "La verità verrà fuori, sono tranquilla, la verità è che io sono innocente", ha commentato Pivetti subito dopo la sentenza. "Mi sarei aspettata un esito diverso, ora sono molto curiosa di vedere le motivazioni, ma sono anche molto tranquilla, perché la verità prima o poi verrà fuori, non sono preoccupata", ha spiegato ai cronisti. Dopo la pubblicazione delle motivazioni, Pivetti e il suo legale potranno fare ricorso in Cassazione.
Confermate le condanne
La condanna per la ex presidente della Camera a 4 anni di reclusione era già stata decisa dal Tribunale il 26 settembre 2024. I giudici della quarta sezione penale della Corte d’Appello di Milano, Fagnoni, Centonze e Marchiondelli, hanno quindi accolto le richieste della sostituta procuratrice generale Franca Macchia e del pm Tarzia confermando il verdetto. Oltre a Irene Pivetti, la Corte d’Appello ha confermato anche le condanne a due anni, con pena sospesa e non menzione, per il pilota di rally ed ex campione di Granturismo Leonardo Isolani e per la moglie Manuela Mascoli. Confermata inoltre la conseguente confisca di oltre 3,4 milioni di euro, soldi congelati già nel corso delle indagini a carico dell'ex esponente leghista.
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La vicenda
Secondo quanto ricostruito con le indagini, al centro del reato contestato a Pivetti c’è la compravendita di tre Ferrari Granturismo servite per riciclare denaro. L’ipotesi è che Only Italia, società riconducibile a Pivetti, abbia svolto un ruolo da intermediario nelle operazioni del Team Racing di Isolani che, avendo un debito di 5 milioni, voleva nascondere al fisco alcuni beni tra cui le tre Ferrari. Le auto quindi sarebbero state al centro di una finta vendita, nel 2016, al gruppo cinese Daohe per essere trasferite in Spagna. L'unico "bene effettivamente ceduto, ovvero passato" ai cinesi, stando all'imputazione, sarebbe stato "il logo della Scuderia Isolani abbinato al logo Ferrari". Se lo scopo di "Isolani e Mascoli", spiega la Procura, era quello "di dissimulare la proprietà dei beni e sottrarli" al fisco, "l'obiettivo perseguito da Pivetti" sarebbe stato "di acquistare il logo Isolani-Ferrari per cederlo a un prezzo dieci volte superiore al gruppo Dahoe, senza comparire in prima persona". Per la Procura, l'ex parlamentare avrebbe comprato il marchio per 1,2 milioni di euro per rivenderlo alla società cinese a "10 milioni". L'ex terza carica dello Stato, si legge nella sentenza di primo grado, "dopo aver realizzato un meccanismo particolarmente capzioso, pur di scongiurare il rischio che le somme conseguenti alla realizzazione delle operazioni commerciali con il contraente cinese fossero soggette a tassazione, ha portato avanti il suo proposito criminoso per lungo tempo".