Violenza su una donna su tre, stupri in aumento: i nuovi dati Istat

La prima, realizzata nel 2006, aveva radicalmente cambiato il modo in cui veniva osservato e raccontato il fenomeno della violenza di genere nel nostro Paese: per la prima volta infatti era stato possibile quantificare la violenza sommersa, cioè quella non denunciata alle forze dell’ordine. All’epoca l'impatto era stato enorme, una svolta culturale e politica, raccontata da Linda Laura Sabbadini, pioniera delle statistiche di genere in Italia, ex direttrice centrale di Istat, nel suo libro "Il Paese che conta" : all’epoca “si pensava infatti che la forma più frequente di violenza maschile contro le donne fosse quella a opera di estranei, specie immigrati. E si sottovalutava la violenza dei partner. Ma ormai non c’erano più alibi per minimizzare il fenomeno”. La ricerca aveva invece dimostrato che la violenza contro le donne non è un fatto privato né marginale, ma un fenomeno strutturale e diffuso, e che la stragrande maggioranza dei casi non arriva mai al sistema penale, e che la vittimizzazione maschile e femminile hanno caratteristiche profondamente diverse. Per Sabbadini “misurare significa riconoscere. E ciò che non si misura, spesso, non esiste nel dibattito pubblico. Non entra nelle agende politiche. Non viene visto, non viene ascoltato”. Invece “quantificare serve a rendere la violenza un atto pubblico, e serve a dare elementi alla politica per agire, per approvare leggi e intraprendere misure per fermare il fenomeno”. Per questo avere nuovi dati aggiornati è così importante. Cosa raccontano i dati della nuova indagine Questi pubblicati oggi da Istat sono dati preliminari, non completi, perché l’indagine è ancora in corso per la parte relativa alle donne straniere. Ma i dati disponibili raccontano la situazione delle italiane: sono circa 6 milioni e 400 mila le donne italiane dai 16 ai 75 anni di età che hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita , per una proporzione pari a quasi una su tre. Se invece si guarda ai cinque anni precedenti l'intervista, un dato che serve per capire l'andamento recente del fenomeno, la percentuale scende all'11% . Il 18,8% ha subìto violenze fisiche e il 23,4% violenze sessuali; tra queste ultime, a subire stupri o tentati stupri sono il 5,7% delle donne. Da parte di chi? Nel 63,8% dei casi, lo stupro è opera di un partner o ex partner. Solo il 6,9% delle violenze sessuali consumate vengono commesse da sconosciuti. Emerge anche un dato rilevante sugli ex partner come i principali responsabili delle violenze: il 18,9% delle donne che hanno avuto relazioni passate ha subito violenza fisica o sessuale da chi un tempo condivideva la loro vita. E nell'84% dei casi, queste violenze si sono verificate durante la relazione, non dopo. C'è un altro dato da considerare: tra le donne che avevano un partner violento al momento dell'intervista, quasi la metà lo ha lasciato proprio a causa delle violenze subite. L'indagine conferma che la violenza contro le donne rimane un fenomeno in larga parte invisibile alle statistiche ufficiali. Solo il 13,3% delle vittime ha denunciato almeno una delle violenze subite. Per quelle perpetrate dal partner attuale, la percentuale scende al 3,8%. La probabilità di denuncia aumenta con la durata della violenza: raggiunge il 40% quando gli abusi si protraggono da più di dieci anni. E tra chi ha denunciato, la soddisfazione verso le forze dell'ordine è in calo: dal 48,7% al 38,2%. Il 55,1% delle donne che si sono rivolte alle autorità vorrebbe un'azione più decisa nei confronti del colpevole, il 44,6% ritiene necessario l'allontanamento del violento dall'abitazione. Un dato che non cambia è quello dell’isolamento sociale, che possiamo leggere anche come un fattore di rischio: il 22,5% delle vittime di violenza nella coppia non ne ha mai parlato con nessuno prima dell'intervista. Cioè le prime persone con cui queste donne si sono confrontate o hanno preso consapevolezza sulla violenza subita sono state le rilevatrici dell'indagine. La percentuale sale al 37,8% quando la violenza proviene dal partner con cui la donna sta ancora insieme. Questi dati ricordano l’importanza per le istituzioni di occuparsi del tema ma anche quelli della più completa indagine sulle vittime realizzata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, sulle sentenze del 2017-18, secondo cui solo il 35% delle vittime aveva parlato della violenza con una persona vicina. L'importanza del consenso: violenze sessuali quasi raddoppiate Tra le ragazze tra i 16 e i 24 anni la percentuale di chi ha subito violenza fisica o sessuale nei cinque anni precedenti l'intervista è passata dal 28,4% del 2014 al 37,6% del 2025. Sulle violenze sessuali l'aumento è ancora più marcato: dal 17,7% al 30,8%. Quasi una giovane donna su tre, nella fascia d'età più esposta, ha subito una qualche forma di violenza sessuale negli ultimi cinque anni. Lo stesso trend si registra tra le studentesse, dove si passa dal 16,9% al 29,1%. L'aumento riguarda tutti i tipi di autore, ma risulta più accentuato per le violenze da ex partner e per quelle da uomini non partner . L'indagine 2025 introduce poi una rilevazione inedita in Italia, già adottata a livello internazionale: lo stupro commesso quando la vittima non è in grado di rifiutare o opporre resistenza perché drogata o sotto l’effetto dell’alcol. Riguarda l'1% delle donne intervistate ed è riconducibile in prevalenza a ex partner , conoscenti e amici . Qualcosa sta cambiando, in meglio Ed è la consapevolezza: la quota di donne che considerano un reato la violenza subita dal partner è cresciuta dal 30,1% al 36,3%. L'82,3% giudica l'episodio subito molto o abbastanza grave, contro il 77,7% del 2014. Il dato più significativo riguarda i centri antiviolenza: le richieste di aiuto sono raddoppiate, passando dal 4,4% all'8,7% delle vittime. Un aumento coerente con i dati delle chiamate al 1522 e con le rilevazioni sui servizi offerti dalla rete antiviolenza. Come scrive ancora Sabbadini nel suo libro, i cambiamenti che si registrano a ogni indagine sono un fattore positivo, e un segnale che i dati possono davvero diventare uno strumento di giustizia sociale: “Le donne si stanno facendo sentire, con più forza e più voce, sono più consapevoli del loro diritto a vivere libere dalla violenza. E questo è solo l’inizio di un cambiamento che deve diventare collettivo, culturale, istituzionale”.

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