Trieste, uccide figlio di 9 anni. In passato aveva minacciato: "Se muoio io, muore lui"

Cronaca
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Olena Stasiuk ha tagliato la gola al figlio durante una visita: seguita fino al 2023 da un centro di salute mentale, da poco le era permesso di vederlo senza un adulto. Ministero Giustizia chiede relazione sulla decisione dei giudici di autorizzare l'incontro. Due anni fa il bimbo aveva detto che lei gli aveva stretto il collo. Legale del padre a Sky TG24: "Segnali inascoltati". La donna è in ospedale: slitta udienza di convalida fermo. Valutazione psichiatrica per determinare capacità di partecipare al processo

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Slitta l'udienza di convalida dell'arresto di Olena Stasiuk, 55enne di origine ucraina, in passato seguita da un centro di salute mentale, che nella serata del 12 novembre ha ucciso il figlio di nove anni tagliandogli la gola, durante una visita genitoriale nella sua casa di Muggia, in provincia di Trieste. Soltanto da pochissimi giorni erano iniziati gli incontri liberi tra la madre e il bimbo: fino a poco tempo fa era richiesta la presenza degli assistenti sociali. Il ministero della Giustizia ha chiesto una relazione sulla decisione dei giudici di autorizzare l'incontro. La donna è stata ritrovata con delle ferite da arma di taglio sul corpo: per ora resta in ospedale e quindi non è ancora potuta comparire davanti al Gip. La sua legale, Chiara Valente, ha fatto sapere che ci sarà "una valutazione clinica psichiatrica sulla capacità di partecipare al processo". Stasiuk, ha aggiunto, "è molto provata" e in uno stato psichico che richiede delle cure. Le accuse sono di omicidio volontario pluriaggravato.

Legale del padre: "Da tempo era preoccupato che uccidesse il figlio"

Tutto è successo nella serata di mercoledì 12 novembre. A dare l’allarme è stato il padre del bimbo (58 anni), intorno alle 21, preoccupato perché il figlio non era ancora uscito dalla casa della madre. La madre e il padre del bimbo si erano separati poco dopo la sua nascita. La paura che Stasiuk compisse un gesto estremo era tangibile da tempo. “Sono preoccupato per l’integrità di mio figlio, può arrivare a uccidere il bambino”, diceva il padre alla sua legale già durante la separazione. Come racconta l’avvocata a Sky TG24, quando i servizi sociali preannunciano a Stasiuk che il figlio sarebbe stato collocato dal papà (era l’11 luglio 2018), da lei arriva un netto rifiuto: “Piuttosto va in una famiglia esterna”. Poi le minacce di uccidere il bimbo, il padre e anche se stessa.

La legale: "Certi segnali non sono stati colti dal sistema"

Qualche anno fa, Stasiuk strangolò il figlio. La legale racconta anche di un episodio in cui fu chiuso al buio in bagno “perché non voleva fare i lavoretti”. Alla fine il Tribunale, anche sulla base di un giudizio tutto sommato positivo dei servizi sociali, concede le visite senza la supervisione degli educatori, nonostante l’opposizione dei legali del padre, che chiedevano una perizia psichiatrica. Come mai non sono state prese misure per evitare ciò che è successo? “Non riesco a giustificarlo, metti in discussione il tuo stesso lavoro e l’intero sistema nel quale sei inserito. Certi segnali non sono stati colti. Sono quelli che coglieva il padre, passando però per essere eccessivamente protettivo”, ha detto la legale.

Il padre: "Come faccio ora? Una vita senza mio figlio"

Il parroco di Muggia don Andrea Destradi chiede di stringersi non solo “intorno al padre”, ma anche intorno alla madre, "perché anche lei va aiutata": la parola che riassume la vicenda, dice, è “fragilità”. Al Corriere della Sera racconta di aver parlato con il papà: “Lei lo ha ucciso brutalmente, non voglio nemmeno sapere il resto. Come faccio ora? Una vita senza mio figlio”. Al parroco il padre ha poi espresso il "grande rammarico legato al fatto che alla madre sia stato consentito di vedere il bambino senza protezione". I preparativi per la festa di San Martino, in programma da oggi a domenica, si sono bloccati: l'evento è stato rinviato a data da destinarsi. 

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Attesa la relazione del tribunale

Agli uffici del ministero della Giustizia, quindi, dovrebbe arrivare nei prossimi giorni una relazione in merito alla decisione del tribunale civile di Trieste del 13 maggio scorso, quando accordò a Olena Stasiuk la possibilità di vedere il figlio di nove anni una volta alla settimana. La relazione, come da prassi, potrebbe puntare a far luce sulle motivazioni che avrebbero portato i giudici a questa decisione. Intanto, ha parlato anche Massimo Semenzin, direttore di tutti i centri di salute mentale di Asugi (Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina). Olena Stasiuk aveva cominciato "un percorso nel 2017, è stata visitata più volte al Centro di salute mentale dopo la problematica separazione dal marito. Ogni tanto la signora manifestava dei disturbi da ansia soprattutto, come ho letto nella cartella clinica. È stata seguita fino al 2023 poi è stata concordata una interruzione; non assumeva terapia farmacologica. Noi siamo rimasti a disposizione qualora ci avessero avvertiti che vi erano segnali di malessere, ma nessuno ci ha avvertiti", ha detto il responsabile ai microfoni dell'emittente locale Tele4 mostrando la documentazione.

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