Torture al carcere Beccaria, indagati don Rigoldi e don Burgio per omessa denuncia
CronacaIl cappellano dell'istituto minorile Cesare Beccaria don Claudio Burgio e il suo predecessore don Gino Rigoldi sono iscritti dalla procura di Milano con l'ipotesi di "omessa denuncia" in relazione ai presunti maltrattamenti, torture e violenze commesse ai danni dei giovani detenuti da parte di appartenenti della polizia penitenziaria
Don Gino Rigoldi e don Claudio Burgio, rispettivamente ex ed attuale cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano, sono stati iscritti nel registro degli indagati per l'ipotesi di omessa denuncia nella maxi indagine su torture, violenze e maltrattamenti ai danni di detenuti minorenni, ma non hanno ricevuto, al momento, informazioni di garanzia. E la loro posizione è stata stralciata rispetto a quelle dei 42 indagati per i quali il 30 ottobre inizierà il maxi incidente probatorio con l'ascolto, nei mesi successivi, di 33 vittime per cristallizzare le dichiarazioni in vista dell'eventuale processo.
Le indagini
Rispetto al numero di 42 indagati, che era già salito dopo gli arresti e le sospensioni di agenti della Polizia penitenziaria dell'aprile 2024, sono riportati in una maxi informativa del 20 marzo scorso di oltre 900 pagine della Squadra mobile della Polizia altri nove nomi di indagati, due dei quali coperti da "omissis", come una trentina di pagine dell'annotazione. E dietro a quegli "omissis" ci sarebbero i nomi di Rigoldi e Burgio a cui non vengono, però, contestate le accuse mosse dai pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena agli ex vertici del penitenziario, tra cui le direttrici Cosima Buccoliero e Maria Vittoria Menenti. A queste viene imputato, infatti, di non aver impedito "le condotte reiterate violenti e umilianti" commesse dagli agenti ai danni di "numerosi detenuti". Ossia un concorso omissivo nelle violenze. I due religiosi, invece, non avrebbero denunciato pur sapendo quanto accadeva. A loro, comunque, non sono stati "estesi", come evidenziato in Procura, i maxi accertamenti testimoniali dell'incidente probatorio e, dunque, la loro posizione, da quanto riferito, è più sfumata. E' possibile pure che più avanti arrivi una richiesta di archiviazione. Per i 42 coinvolti nell'incidente probatorio, in vista del processo, le accuse sono, a vario titolo, tortura, maltrattamenti aggravati, lesioni e falso. Un solo indagato risponde di violenza sessuale.