L'avvocato di Emiliano Volpe ha concordato con la Procura una pena pari a due anni e mezzo di lavori socialmente utili. Lo studente romano di 19 anni è accusato di istigazione al suicidio in relazione alla morte di Andrea Prospero, suo coetaneo, deceduto a gennaio a Perugia, spinto da altri ragazzi in chat ad ingerire un mix letale di farmaci che l'ha poi ucciso
Potrebbe non esserci un processo per decidere le sorti di Emiliano Volpe, il 18enne studente romano che si è riconosciuto responsabile, per istigazione al suicidio, di Andrea Prospero, il 19enne di Lanciano morto lo scorso gennaio a Perugia dopo aver ingerito dei farmaci mentre era in chat con altri ragazzi che lo hanno spinto ad uccidersi. Attraverso il legale Volpe infatti ha concordato un patteggiamento e accettato una pena pari a due anni e mezzo di lavori socialmente utili. Non ci sarà quindi il processo immediato fissato per l’8 ottobre. Il giudice il 23 ottobre dovrà decidere se accogliere o meno l’accordo tra la procura e l’imputato.
"Pena ingiusta"
"Non c'è riparazione sociale né riequilibrio del dolore delle persone offese. Due anni e mezzo, da scontare con lavori di pubblica utilità, non sono una pena né congrua né giusta", commenta l'avvocato di Prospero Francesco Mangano. Emiliano Volpe è attualmente ai domiciliari ed è accusato di istigazione o aiuto al suicidio. Lo studente universitario abruzzese, iscritto all'Università di Perugia, morì suicida nel capoluogo umbro nel gennaio scorso in un B&B. A marzo fu arrestato un diciottenne romano che Andrea conosceva solo via web con il nickname: in base alle indagini, l'abruzzese gli aveva chiesto in chat consigli su un mezzo indolore per suicidarsi, il diciottenne lo avrebbe incitato e incoraggiato a farlo mediante ingestione di farmaci che Prospero poi acquistò. Questa condanna di due anni sostituirà i cinque anni di reclusione indicati in origine dal pubblico ministero come pena base. Volpe è attualmente l’unico dei ragazzi che erano in chat con la vittima a essere stato identificato dagli investigatori, grazie all’analisi dei dispositivi elettronici della vittima.