Vassallo, come siamo arrivati al processo per l'omicidio del sindaco

È la sera del 5 Settembre 2010. Angelo Vassallo è il sindaco di Pollica, bellissimo Comune del Cilento. Sta percorrendo in auto la strada che dal porto di Acciaroli, la frazione costiera, s'inerpica verso casa. Ma a casa non ci arriverà mai. Qualcuno che lui conosce lo induce a fermarsi, poi preme il grilletto nove volte. Il fratello Claudio, qualche ora dopo, troverà il corpo accasciato sul volante, il finestrino abbassato, il freno a mano tirato con la marcia inserita, il telefono ancora sul palmo della mano. Vassallo era per tutti il sindaco pescatore, perché non aveva mai smesso di svolgere l’attività di famiglia, la pesca. Ed era noto per le sue battaglie per l’ambiente e la legalità. La sua morte è l’inizio di un giallo che, a distanza di quindici anni, trova una prima vera svolta: inizia il processo con l’udienza preliminare. Imputati per il suo omicidio sono Fabio Cagnazzo, colonnello dei carabinieri che conosceva bene la vittima e la sua famiglia; Lazzaro Cioffi, ex carabiniere e braccio destro di Cagnazzo, già condannato per reati di camorra; Giuseppe Cipriano, detto “Peppe Odeon”, titolare di un cinema a Scafati, nel salernitano; e Romolo Ridosso, ex pentito di camorra. Giovanni Cafiero, genero del boss di camorra Gaetano Cesarano, è imputato – insieme agli altri – per traffico di droga, ma non per l’omicidio. La droga, appunto. Agli arresti si è arrivati a Novembre 2024, dopo oltre un decennio di piste investigative finite nel nulla. Il traffico di droga e la morte di Vassallo Non si conosce ancora il volto di chi ha premuto il grilletto mettendo fine alla vita di Angelo Vassallo. Cagnazzo, Cioffi e Cipriano, coinvolti in un grosso traffico di droga, sarebbero stati scoperti dal sindaco e da lì sarebbe partito il piano per ucciderlo, con la collaborazione di Romolo Ridosso, esponente di camorra. Il sindaco pescatore doveva tacere. Il colonnello Cagnazzo avrebbe assicurato preventivamente un’attività di depistaggio, incastrando poi Bruno Humberto Damiani, detto “o brasiliano”, con precedenti per droga, indagato e prosciolto per l’omicidio ben due volte. Gli altri tre avrebbero preparato l’agguato. Negli ultimi mesi ci sono state delle scarcerazioni per la fine delle esigenze cautelari, ma l'impianto accusatorio viene definito solido. Sulla questione del traffico di droga nel Cilento è stato dirimente anche l’apporto dell’ex boss Raffaele Imperiale, considerato uno tra i più importanti narcotrafficanti al mondo, che ha iniziato a collaborare con la giustizia. “Vogliono portare la camorra nel Cilento” Questo è quello che dice, poco prima di morire, Angelo Vassallo a Domenico Vaccaro, sindaco di Lustra Cilento e suo amico. Poi, secondo l'inchiesta, parla con il procuratore di Vallo della Lucania Angelo Greco e prende un appuntamento con i Carabinieri di Agropoli, una località vicina, per non rivolgersi alla compagnia di zona. La data dell'appuntamento è il 6 Settembre. La sera prima viene crivellato di colpi. Avrebbe voluto raccontare nel dettaglio quello che aveva scoperto: un traffico di droga al porto di Acciaroli. Ed era pronto a fare i nomi. Già nel mese di Agosto aveva iniziato a far pattugliare il porto dalla polizia locale, alla ricerca di barche che trasportavano droga, e appariva preoccupato per la sua incolumit: "aveva paura che lo facessero fuori", riferisce agli inquirenti Vaccaro. Il presunto depistaggio Sul luogo del delitto viene ritrovata una sigaretta Lucky Strike. Diversi anni dopo l’omicidio Vassallo, il cerchio si stringe proprio intorno a Cagnazzo. E’ il 2016: i carabinieri del Ris di Roma fanno una comparazione genotipica di sessanta soggetti e alla fine tutto porta a Cagnazzo, il cui profilo genetico è per gli inquirenti pienamente sovrapponibile. Una circostanza di per sé neutra, ragiona il giudice per le indagini preliminari, “ma che, coniugata alla luce del dipanarsi degli eventi, assume una valenza indiziaria certamente significativa, soprattutto tenuto conto della condotta da questi assunta sulla scena del crimine”. Secondo quanto ricostruito anche da testimonianze, Cagnazzo sarebbe stato più volte sul luogo del delitto alla ricerca di mozziconi di sigaretta intorno all’autovettura. Cagnazzo, che conosceva bene Vassallo, era a capo del Nucleo operativo del gruppo Carabinieri di Castello di Cisterna per il quale lavorava anche Cioffi, quindi non era impiegato in quella zona. Eppure, secondo l'inchiesta, avrebbe messo in campo una serie di azioni per depistare le indagini. Per citarne solo alcune: avrebbe indirizzato i Carabinieri su Bruno Humberto Damiani, avrebbe diffuso false informazioni su di lui, come averlo trovato con i pantaloni sporchi di sangue; avrebbe lasciato un’annotazione nella quale parlava del passaggio di Damiani alludendo alla possibilità che potesse aver segnalato a qualcuno la presenza della vittima; avrebbe parlato di un inesistente “gruppo Damiani” dedito al narcotraffico, senza rivelare che Vassallo avrebbe voluto denunciare un traffico di stupefacenti. Ma soprattutto, avrebbe fatto trasmettere dai Carabinieri fotogrammi estrapolati da un sistema di videosorveglianza e acquisiti senza alcuna autorizzazione né competenza, depurati per giunta di ora e data. E avrebbe tirato in ballo più volte altri soggetti e persino aggredito in pubblico una delle persone ascoltate dagli investigatori. A dare nuovo slancio alle indagini è stata nel 2020 la Procura di Salerno diretta dall'ex procuratore capo Giuseppe Borrelli. Qualcuno, in questi lunghi anni di inchiesta, ha parlato addirittura di coperture di alto livello, non solo nella camorra ma anche nelle istituzioni, ma le indagini non sono mai arrivate, per quel che sappiamo, a raccogliere elementi di prova sufficienti. Cosa succede adesso L'udienza preliminare è il primo traguardo nella battaglia per la verità e la giustizia che dura da quindici anni. Dario Vassallo è il presidente della fondazione dedicata al sindaco pescatore, Massimo Vassallo il vicepresidente, e in questi anni i fratelli hanno mosso critiche nei confronti delle amministrazioni locali e non solo, per come è stata trattata la memoria di Angelo. Ad assisterli è l’avvocato Antonio Ingroia, ex magistrato: “Non è mai troppo tardi - dice a Sky Tg24 Insider - Finalmente abbiamo dei nomi e volti importanti, perché ci sono anche uomini delle istituzioni. Naturalmente vale per tutti il principio della presunzione d’innocenza però intanto a nome dei familiari, dei fratelli, non posso che esprimere la soddisfazione per il lavoro intenso e certosino della Procura di Salerno e dei Carabinieri del Ros che hanno svolto le indagini, e va dato merito anche ai Carabinieri di aver fatto un’indagine molto approfondita benché ci fossero altri appartenenti all’Arma sotto indagine”. Il lungo silenzio su Vassallo Il processo farà finalmente luce – si spera - su questa amara pagina che presenta molti lati oscuri. Ancora più amara se si pensa che il Comune di Pollica conta meno di 2500 abitanti: ci si conosceva un po’ tutti, e tanti conoscevano Angelo Vassallo. Ci sono delle immagini, girate all'epoca proprio da Sky Tg24, che mostrano la scena dopo l’omicidio. E’ impressionante vedere la grande quantità di persone intorno all’auto dove giace il corpo del sindaco. In questo irrituale andirivieni, in quella che tecnicamente è la scena del delitto, c’è anche il colonnello Cagnazzo, che è innocente fino a prova contraria. Ma al di là di tutto, quella folla scomposta intorno alla morte di un sindaco diventa un'immagine sinistra, paragonata al silenzio di questi lunghi quindici anni. Come disse già nel 2010 Massimo Vassallo, uno dei fratelli di Angelo, alla figlia del sindaco pescatore: “Noi purtroppo siamo confusi in tutta questa storia, e non sappiamo chi ci vuole bene e chi ci vuole male”.

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Gaia Bozza