“Mia moglie” e caso Pelicot, l'esperta: “Stesso desiderio predatorio”

È arrivato alla stampa estera il caso dei quasi 32mila membri del gruppo Facebook “Mia moglie”, in cui uomini si scambiavano foto di donne in modo non consensuale e accompagnate da commenti sessualizzanti e violenti. La bufera mediatica è stata ripresa da Bbc, Cnn, Financial Times, Politico. In Europa, la notizia del gruppo richiama alla memoria il più celebre caso di Gisèle Pelicot, la 70enne francese drogata dal marito e fatta violentare da oltre 50 uomini, anche attraverso l’ausilio di piattaforme digitali e materiale video. Sono casi diversi e Paesi diversi, ma “c’è qualcosa di analogo proprio nella forma di desiderio in gioco”, dice a Sky TG24 Manon Garcia, filosofa di genere e autrice del libro Vivere con gli uomini. Che cosa ci insegna il caso Pelicot e Di cosa parliamo quando parliamo di consenso. Sesso e rapporti di potere, editi in Italia da Einaudi. Si tratta, per Garcia, di un desiderio predatorio che trasforma le mogli e le partner, da persone con una volontà propria e una capacità di autodeterminarsi, a prede sessuali. “E il numero di uomini coinvolti fa temere che forse sia normale, nel senso di statisticamente normale, che gli uomini abbiano questo desiderio – dice - Se così fosse, significherebbe che le relazioni eterosessuali si basano su un malinteso molto profondo e spaventoso”. La soluzione? “Educhiamo la nostra immaginazione”. Il caso del gruppo Facebook “Mia moglie” ha attirato l'attenzione internazionale, come dimostrano i numerosi articoli pubblicati in tutta Europa. Tuttavia, casi simili sono piuttosto frequenti: perché questo ha suscitato un interesse così diffuso? Penso che abbia attirato molta attenzione proprio per via del processo Pelicot. In Italia, come altrove, le donne hanno seguito il processo e si sono identificate con Gisèle Pelicot. Sanno che è su siti web o gruppi come questo gruppo Facebook che Dominique Pelicot ha trovato i suoi complici. Il processo ha messo in luce il fatto che anche le donne erano in pericolo nel proprio letto e questo gruppo lo dimostra chiaramente. È possibile tracciare un parallelo tra quanto accaduto in Italia e il caso di Gisèle Pelicot? Non è esattamente paragonabile a quanto accaduto in Francia nel caso di Gisèle Pelicot, ma c'è qualcosa di analogo proprio nella forma di desiderio in gioco. Come nel caso Pelicot, gli uomini fantasticano su donne oggettificate: non sono interessati alle loro partner in quanto partner umane reali, ma solo in quanto prede sessuali. Cosa è cambiato da quando la Francia ha deciso di includere il concetto di consenso nel proprio Codice penale, nel 2019, poco prima che il caso Pelicot venisse a galla? Non credo che in Francia la modifica legislativa abbia avuto un grande impatto: gli uomini che violentano o abusano sanno benissimo cosa stanno facendo. Il punto è che conoscono il concetto di consenso quando è in gioco la loro integrità fisica. È proprio la cultura patriarcale a insegnare loro che la volontà delle donne – quindi il consenso - non conta quanto la loro, e che la mascolinità risiede precisamente nella capacità di conquistare una donna che non vuole fare sesso. In Italia, c’è chi ha pensato che questo episodio non avesse nulla a che fare con il patriarcato, ma piuttosto con legittime preferenze sessuali delle persone. Come si spiega che la differenza fondamentale tra preferenza e violenza è, per l’appunto, il consenso? Trovo molto interessante che alcune persone parlino delle preferenze sessuali come se non avessero nulla a che fare con il patriarcato. Tutti i nostri desideri sono plasmati dal mondo in cui viviamo, le preferenze non nascono dal nulla. Ad esempio, ogni italiano concorderebbe sul fatto che se sei italiano, è più probabile che tu voglia un caffè al mattino rispetto a un inglese: sappiamo che le nostre preferenze sono plasmate dal luogo in cui siamo nati, da ciò che abbiamo vissuto da bambini, dai film che guardiamo, dalle relazioni che abbiamo. Lo stesso vale per le preferenze sessuali: sono cresciuta guardando James Bond e tutti quei film in cui le donne dicono “no no no” e poi sembrano così felici di passare la notte con l'eroe. È ovvio che questi film influenzano il nostro modo di pensare a ciò che è sexy o meno. Viviamo in un mondo in cui alcune disuguaglianze sono erotizzate e l'eccitazione che si prova nel condividere le foto della propria moglie con altri uomini a sua insaputa è ovviamente uno di questi casi. Lei ha scritto che il consenso è spesso determinato dai rapporti di potere. Come si applica questa idea nel contesto di una dinamica online come il gruppo Facebook “Mia moglie”? Il concetto di consenso presenta molti aspetti interessanti, ma fondamentalmente parlare di consenso significa riconoscere che ogni persona ha il diritto di scegliere autonomamente in merito a determinate questioni che la riguardano, in particolare quelle relative al sesso. A questo proposito, parlare di consenso nelle relazioni eterosessuali è femminista perché riconosce che le donne dovrebbero poter scegliere cosa fare sessualmente e che questa autonomia dovrebbe essere rispettata. E “Mia moglie” nega loro proprio questo diritto. Ciò che è molto preoccupante e che spiega quanto le donne siano toccate da questo argomento è che siamo abituate al fatto che molti uomini nella nostra vita si rifiutino di considerarci come aventi il diritto di scegliere, ma in genere pensiamo che la persona con cui abbiamo una relazione sia, o dovrebbe essere, l'uomo che ci rispetta di più. E qui vediamo che alcuni di loro semplicemente non rispettano affatto le loro mogli e le madri dei loro figli, che sono pronti a condividerle con altri uomini. È terrificante. E il numero di uomini coinvolti fa temere che forse sia normale che gli uomini abbiano questo desiderio. Se così fosse, significherebbe che le relazioni eterosessuali si basano su un malinteso molto profondo e spaventoso. Come lo immagina un mondo in cui fenomeni simili non siano più accettabili? Su cosa dovremmo lavorare come società? Penso che sia già un enorme progresso che un gruppo come questo crei tanto scalpore! Qualche anno fa non sarebbe successo nulla... Credo che l'unica soluzione sia l'educazione, non solo a scuola: l'educazione della nostra immaginazione. Quando guardiamo film o leggiamo libri in cui vediamo altre forme di interazioni sessuali, i nostri desideri iniziano a cambiare e diventiamo meno propensi ad accettare cose, appunto, inaccettabili. La verità è che abbiamo bisogno che gli uomini cambino, ma loro non cambieranno da soli: molti uomini sono cresciuti pensando che avrebbero avuto qualcuno che si sarebbe preso cura di loro, li avrebbe nutriti, pulito per loro e soddisfatto i loro desideri sessuali, gratuitamente. Penso che quello che vediamo nel mondo, in questo momento, è che non sono pronti a rinunciarvi facilmente. Quindi sarà attraverso le donne che questo cambiamento avverrà. Ma ci vorrà tempo e, nel frattempo, probabilmente avremo bisogno dell'aiuto della legge.

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Agnese Ranaldi