C'è una campagna per proibire all'Italia le armi nucleari

“È veramente importante non limitarci a una commemorazione formale perché le armi nucleari sono una realtà. Noi, come gli hibakusha [i sopravvissuti alle bombe atomiche sganciate dagli Usa sul Giappone nel 1945, ndr] vogliamo rifiutare il ‘paradosso della sicurezza’ e l’idea che questa possa essere garantita spazzando via intere città in un istante”. Lo dice Alessja Trama, coordinatrice per le Politiche e la ricerca della campagna Senzatomica, nel giorno dell’80esimo anniversario dalle bombe nucleari su Hiroshima e Nagasaki. Gli attacchi, avvenuti il 6 e il 9 agosto 1945, sono passati alla storia come l’operazione che ha messo fine alla Seconda guerra mondiale, ma a costo di decine di migliaia di vite: uccise sul colpo 90mila persone, 360mila entro la fine dell’anno e molte altre nei decenni successivi. Per non limitarsi, come dice Trama, a una commemorazione formale, Senzatomica si rivolge direttamente a cittadini, cittadine e istituzioni, con l’iniziativa “Italia, ripensaci”, lanciata insieme alla Rete pace e disarmo. Un appello alla responsabilità collettiva per chiedere al nostro Paese di aderire e ratificare il Trattato per la proibizione delle armi nucleari, siglato nel 2017 e in vigore dal 2021. Cos'è Senzatomica Senzatomica è la campagna italiana per “dichiarare pace alla guerra”, favorire il disarmo e “mettere le armi nucleari fuori dalla storia”, spiega Trama. Si tratta di un’iniziativa promossa dalla Fondazione ‘Be the hope’ e finanziata con i fondi 8xmille dell’Istituto buddista italiano Soka Gakkai, che ha come strumento principale la mostra itinerante ‘Senzatomica - Trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari’. L’esposizione - che ha già toccato oltre 90 città, a partire dai grandi centri come Brescia, Firenze, e Roma, per arrivare a Torino nel 2026 - conserva le testimonianze, le foto e le storie degli hibakusha, ossia i superstiti agli efferati attacchi avvenuti 80 anni fa, e dei loro cari deceduti nell’attacco statunitense. Senzatomica è anche partner di Ican - International Campaign to Abolish Nuclear Weapons, una delle campagne internazionali contro il nucleare militare, che nel 2017 ha ottenuto il premio Nobel per la pace. Hiroshima e Nagasaki "evaporate" “Quando esplode una bomba nucleare - spiega Trama - l'energia termica, meccanica e radioattiva distrugge tutto. Trasforma proprio la sostanza organica di cui sono fatte le persone in gas. Ecco perché dopo quegli attacchi le città sono come evaporate”. Tra i testimoni dell’orrore c’è anche il fotoreporter statunitense Joe O’Donnell. “Nagasaki era difficile da vedere perché era circondata da una serie di creste - ha raccontato - Man mano che ci avvicinavamo, non era solo l’odore a diventare opprimente, ma anche il silenzio. Non c’era niente: niente uccelli, niente vento che soffiava, niente che ti facesse pensare che qui una volta c’era stata una vera città. Quando ho raggiunto la cima del crinale, ho visto una minuscola scuola fatta di blocchi di cemento, la maggior parte ancora in piedi. Sono entrato nell’aula, ed eccoli lì, tutti ancora seduti ai loro banchi, una trentina di bambini ridotti in cenere”. O’Donnell spiega che in quel momento c’erano poche persone del personale statunitense con lui, perché “la gente voleva stare alla larga da ciò che [gli Usa avevano] fatto”. “Nessuno dalla nostra parte sapeva bene come reagire alla bomba atomica - ha affermato - se essere aperto e orgoglioso di essa o riservato e vergognoso”. La memoria degli Hibakusha Le immagini agghiaccianti di Hiroshima e Nagasaki dopo le esplosioni atomiche non rendono la portata della tragedia, che ha provocato un trauma inter-generazionale nella società giapponese, moltiplicando i suoi effetti nel tempo: leucemie , tumori, malformazioni, danni fisici e psicologici, hanno continuato a mietere vittime nei decenni successivi al ‘45. I sopravvissuti, però, hanno convertito il trauma in un impegno per chiedere la messa al bando completa di queste armi: una missione che è valsa loro il premio Nobel per la pace nel 2024. Per loro, spiega Trama, il punto è scardinare il “paradosso della sicurezza”, ossia la convinzione che un Paese debba armarsi per prevenire una guerra, salvo poi innescare una corsa agli armamenti che rischia di produrre insicurezza a livello globale. E l’attualità non è così lontana dalla teoria. Il ritorno agli armamenti nucleari “L'era della riduzione del numero di armi nucleari nel mondo, durata dalla fine della Guerra fredda, sta volgendo al termine”, ha dichiarato Hans M. Kristensen, ricercatore associato senior presso il SIPRI Weapons of Mass Destruction, il think tank di Stoccolma che monitora conflitti, spese militari e disarmo a livello globale. Il centro studi, infatti, nell’ultimo rapporto pubblicato a giugno 2025 lancia l’allarme: se dalla fine della Guerra fredda si era andati verso un progressivo smantellamento delle testate nucleari, ritirate anche da Russia e Stati Uniti, questa tendenza è destinata a invertirsi nei prossimi anni. Le nove potenze nucleari del pianeta - Stati Uniti, Russia, Israele, Francia, Regno Unito, India, Pakistan, Cina e Corea del nord - hanno accelerato lo schieramento di nuove armi nucleari, aumentando la spesa. Secondo un’analisi dell’Ican nel 2024, hanno speso 9,9 miliardi di dollari in più rispetto all'anno precedente per i loro arsenali nucleari, per un totale di 100,2 miliardi di dollari . Negli ultimi cinque anni, dal 2020 al 2024, hanno investito 415,9 miliardi di dollari. Questi dati, combinati alle tensioni collegate alla guerra in Ucraina e a quella in Medioriente, offrono uno scenario piuttosto scoraggiante, che chi ha memoria degli orrori di Hiroshima e Nagasaki ha fortemente condannato. Il trattato Onu contro le armi nucleari Le nove potenze atomiche non hanno ratificato il primo strumento vincolante sulla proibizione delle armi nucleari. Il Tpnw è stato adottato dalle Nazioni Unite il 7 luglio 2017 ed è entrato in vigore nel 2021, ma non è riuscito a raccogliere il favore degli unici Paesi che dovrebbe coinvolgere. Finora è stato firmato da 90 nazioni, che rappresentano un totale di circa 2 milioni e mezzo di persone. “Pensa che dopo le atroci sofferenze subite personalmente e dai propri cari, gli hibakusha hanno visto la realizzazione del trattato solo 72 anni dopo gli attacchi atomici”, sottolinea Trama. Il loro obiettivo, dice, era quello di vedere “sparire dalla faccia della terra” le armi nucleari, perché nessuno è al sicuro se tutti i popoli non sono al sicuro. “Il genere umano non può coesistere con queste armi”. Il valore di "Italia, ripensaci" e la Rete pace e disarmo La campagna “Italia, ripensaci” è un appello a Roma perché partecipi agli sforzi per la messa al bando del nucleare militare. “Il disarmo globale è un atto di responsabilità collettiva Solo liberandoci dalla minaccia nucleare potremo costruire un mondo fondato sulla cooperazione, i diritti, la giustizia e la pace duratura”. Sono le parole di Sergio Bassoli, coordinatore dell’esecutivo di Rete pace disarmo, che ha lanciato il progetto insieme alla campagna Senzatomica. Molti sindaci e amministrazioni comunali, attive sul tema, hanno ricevuto una lettera di stimolo alla mobilitazione per promuovere e sostenere iniziative locali in tutta Italia: momenti pubblici di riflessione, commemorazioni civili, eventi culturali, presentazioni e incontri istituzionali. Da Brescia a Padova, da Aviano a Verona, da Cervia a Modena sono tanti i gruppi animati da cittadini, associazioni ed enti locali che “utilizzeranno la memoria della distruzione subita da Hiroshima e Nagasaki per rilanciare un’azione collettiva di pace”, si legge nel comunicato. “La vera natura delle armi nucleari è quella di armi di distruzione di massa progettate per annientare l’umanità - ribadisce ancora Trama - con le nostre iniziative rifiutiamo la mentalità conflittuale che soggiace a questa tecnologia e cerchiamo di sensibilizzare per far sentire alle persone il loro empowerment. Con le loro azioni possono cambiare le decisioni di tutti i Paesi”. La richiesta è chiara. "Chiediamo un cambiamento radicale nel paradigma della sicurezza: non più fondato sulla paura e sull’equilibrio del terrore, ma sulla fiducia reciproca, la cooperazione e il dialogo. Con la campagna 'Italia, ripensaci' chiediamo al nostro Paese di compiere un passo di civiltà e umanità: ratificare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari", spiega. "Non è un gesto simbolico, ma una scelta concreta per schierarsi dalla parte della vita e dei diritti umani. E facciamo appello a tutte le nazioni dotate di armi nucleari affinché adottino il principio del Non Primo Uso come misura immediata per ridurre il rischio di una catastrofe nucleare. Questo impegno rappresenta un primo passo verso una nuova era in cui la forza non sia mai più usata per dominare”.

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Agnese Ranaldi