Dalla diagnosi di tumore all’Ironman: la sfida di Simone Fabbri

“Quando ho ricevuto la diagnosi di tumore mi è caduto il mondo addosso. L’ho vissuta come una grande ingiustizia: non poteva succedere a me, stava andando tutto bene, stavo facendo tutto bene”. Ancora trema la voce di Simone Fabbri, ciclista e meccanico di Forlimpopoli, quando ripensa a quel pomeriggio d’autunno del 2021. All’ospedale Bufalini di Cesena aveva appena scoperto di avere un tumore al cervello, precisamente un glioma al secondo stadio. “Dovevano operarmi con urgenza e io – ricorda Simone – volevo solo scappare. Se mi guardo indietro e penso a cosa ho portato a termine da allora, non mi sembra vero. Sono orgoglioso di me”. Infatti Simone è riuscito ad allenarsi e a portare a termine un Ironman, nello specifico l’Ironman di Cervia, una delle gare più sfidanti del panorama italiano. “Circa 4 km di nuoto, 180 in bicicletta e una maratona a corsa. Ripensandoci ho le vertigini. Ma non voglio passare come se fossi un eroe o un alieno. Lo sport mi ha semplicemente aiutato ad affrontare la malattia, un modo come un altro di restare ancorato alla vita”. L’impresa di Simone Fabbri è diventata un documentario, prodotto e trasmesso da Endu Channel, portale che conta più di 50mila iscritti con la passione per sport come il running, il ciclismo o il triathlon. L'importanza di un obiettivo Già molto tempo prima di ricevere la diagnosi di tumore, Simone aveva accusato strani sintomi. Ronzii all’orecchio e disorientamento avevano convinto Fabbri ad affrontare una elettromiografia all’ospedale di Forlì. Ma la mattina della sua visita il macchinario aveva avuto dei problemi e lui decise di non prenotare un nuovo appuntamento, mettendo da parte, almeno per un po’, quello che provava. “Poi quasi quattro anni fa – ricorda - feci la risonanza e lì ebbi la risposta che temevo, ma che un po’ mi aspettavo. In quel momento mi sentii mancare il respiro e mi misi a piangere davanti a degli sconosciuti. Iniziai ad entrare in un brutto loop di pensieri. Ero sicuro che non sarei riuscito a salutare tutte le persone a me care”. Da lì, Simone è stato sottoposto a due operazioni al cervello: una a qualche mese dalla diagnosi, l’altra l’anno dopo. “Adesso la mia situazione è migliorata, ma devo tenermi costantemente controllato. Sono stato molto fortunato”. Ciò che ha aiutato Simone a mantenersi attivo e non arrendersi erano gli obiettivi: da una passeggiata a fine giornata fino alla follia dell’Ironman. “Vivendo vicino a Bertinoro, ogni anno assistevo alle gare di triathlon e al passaggio dell’Ironman di Cervia. Per scherzare chiesi al mio amico Massimo Rovatti, uno dei promotori della manifestazione, se avrei potuto partecipare anch’io, nella mia condizione. Lui mi guardò e mi disse che sì, avrei potuto farlo, dopo almeno un anno di preparazione. Io non mi tirai indietro e mi iscrissi alla gara, prevista per la fine del 2024”. Così Simone, che aveva già alle spalle un passato di ciclismo agonistico, decise di mettersi alla prova. “La cosa più difficile è stata conciliare gli allenamenti con la mia condizione di salute. Purtroppo dovevo considerare che non ero più quello di prima, che dovevo stare attento, e c’erano dei momenti in cui questa verità mi veniva gettata in faccia. Avevo crisi epilettiche, parestesie, ma il mio obiettivo era più grande di tutto questo”. "Sono un osso duro anch'io" “Se devo essere sincero, non mi ricordo quasi nulla della gara” sorride. “Quello che mi ricordo è una sofferenza terribile. Il mio corpo non voleva nuotare, non voleva pedalare e si ribellava a me in ogni modo. Però mi sono costretto ad andare avanti e a non mollare. Lo so che è un atteggiamento stupido, ma non volevo perdere quell’occasione”. Dopo undici ore di gara, Simone arriva al traguardo. “Mi sono accorto che ero vicino all’arrivo solo quando mancavano circa venti minuti – ride – ed è stata una delle gioie più grandi della mia vita”. “Questa esperienza – conclude Simone – mi ha insegnato che darsi degli scopi è imprescindibile per sopravvivere. Avere degli obiettivi a lungo termine ti aiuta a lottare, a non darti per vinto, a non farti trascinare dal dolore del presente. E in più ho scoperto che anch’io, nonostante tutto, sono un osso duro”.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Dalla diagnosi di tumore all’Ironman: la sfida di Simone Fabbri

Benedetta Macchini