Hostess morta a Vienna, funerali a Palermo. Il padre: "Fu aggredita a maggio"

Cronaca

L'addio alla giovane hostess morta dopo essere precipitata dal terzo piano del palazzo in cui viveva con il fidanzato a Vienna si è tenuto questa mattina nella chiesa Maria Santissima Consolatrice nel quartiere Pallavicino, nel capoluogo siciliano. Il padre della vittima: "Mia figlia ha avuto un aborto. Nel referto dei medici c'è scritto che avrebbe subito un'aggressione fisica"

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Nel giorno dei funerali, a Palermo, di Aurora Maniscalco, la giovane hostess morta a Vienna precipitando dal terzo piano, il padre Francesco ha raccontato alcuni dettagli sulla relazione tra la vittima e il fidanzato Elio Bargione, indagato per istigazione al suicidio. "Mia figlia Aurora lo scorso mese di maggio aveva subito un aborto e si era rivolta all'ospedale Villa Sofia Cervello. Nel referto dei medici c'è scritto che la giovane avrebbe subito un'aggressione fisica", ha spiegato l’uomo ancora scosso dopo l’ultimo saluto alla figlia. "Come tante ragazzine anche mia figlia mi ha tenuto all'oscuro di tutto sia dell'aborto che dell'aggressione. La mia ex moglie poi mi ha confessato che tra i giovani c'erano stati momenti di tensione e forse mia figlia era stata anche aggredita".

Padre di Aurora: "Mai parola di conforto da famiglia fidanzato"

L'ultimo saluto è stato celebrato nella chiesa Maria Santissima Consolatrice nel quartiere Pallavicino a Palermo: assente il fidanzato. "Quello che mi fa rabbia - ha detto Francesco Maniscalco - è che nessuno della famiglia del giovane sia venuto al funerale oggi. Neppure un fiore. Non abbiamo mai ricevuto una parola di conforto. Forse sono anche infastiditi dal clamore che è scoppiato". L'avvocato Alberto Raffadale sta cercando di ricostruire quanto avvenuto lo scorso maggio e le ragioni per cui con quel referto non sono partite le indagini su quanto successo ad Aurora.

Fidanzato indagato

Elio Bargione, con il quale la vittima viveva nell'appartamento viennese cadendo dal quale ha perso la vita, è stato iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di istigazione al suicidio come atto dovuto per consentire al giovane di nominare i consulenti di parte che hanno preso parte all'autopsia. Esame che non ha chiarito del tutto le cause della morte. "L'scrizione nel registro degli indagati abbiamo detto subito è un atto dovuto - dice l'avvocato Alberto Raffadale - Pertanto con molta serenità i genitori aspettano la verità qualunque essa sia".

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