I cadaveri facevano parte di un gruppo di sei segnalati da Sea-Watch il giorno precedente. L’episodio riaccende l’allarme sulla mancanza di soccorsi nel Mediterraneo centrale
La nave Life Support di Emergency, impegnata nella sua 32esima missione, nel pomeriggio di ieri, venerdì 27 giugno, ha recuperato due corpi senza vita alla deriva nelle acque internazionali della zona SAR (Search and Rescue) libica. L’allarme era stato lanciato giovedì 26 giugno da Sea-Watch, dopo che il suo velivolo Seabird aveva filmato uno dei corpi, individuandone altri cinque nella stessa area. Nella giornata di ieri, anche il Maritime Rescue Coordination Centre (MRCC) di Roma ha aperto un caso SAR in merito.
Il recupero dei corpi
“Siamo in mare per salvare vite, è davvero doloroso dover invece recuperare cadaveri”, ha dichiarato Anabel Montes Mier, Capomissione della Life Support. “Non sappiamo cosa sia accaduto, ma possiamo ipotizzare un naufragio di un’imbarcazione in pericolo non segnalata, oppure un soccorso mancato, o ancora un'intercettazione da parte della cosiddetta Guardia costiera libica che ha spinto alcune persone a gettarsi in mare per evitare il rimpatrio forzato”. La Life Support ha recuperato due dei sei corpi segnalati il giorno prima. “Dal ponte abbiamo individuato il primo corpo alle 14:30 grazie alle coordinate fornite dal velivolo Colibrì 2 di Pilotes Volontaires, e lo abbiamo recuperato alle 14:54 – spiega Jonathan Naní La Terra, Sar Team Leader –. Il secondo è stato individuato alle 15:42 e recuperato alle 16:08. È la prima volta che ci troviamo a compiere un’operazione del genere, ma almeno potremo tentare di restituire un’identità e una certezza alle famiglie”.
Identificazioni difficili
A causa dello stato di decomposizione avanzato, non è stato possibile determinare immediatamente il sesso dei corpi. “Possiamo ipotizzare - aggiunge il medico di bordo Umberto Marzi - che fossero in acqua da almeno una settimana”. Montes Mier ha poi concluso con un appello: “È disumano che Italia ed Europa continuino ad affidare la gestione dei flussi migratori a Paesi terzi che violano sistematicamente i diritti umani. Chiediamo con forza l’attivazione di una missione SAR europea per tutelare il diritto alla vita in mare”.